Voci e legni dall'Europa - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Voci e legni dall’Europa

Voci e legni dall’Europa

Il bel canto italiano e il clarinetto protagonisti, questa sera, alle ore 20, nel secondo appuntamento della V edizione di Erasmus on Stage nella Chiesa di Santa Apollonia

 

Di OLGA CHIEFFI

Seconda serata oggi, per la V edizione di Erasmus on Stage della rassegna musicale diretta da Margherita Coraggio e ideata da Anna Bellagamba, promossa dal Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci, in collaborazione con la Bottega San Lazzaro di Chiara Natella. Alle ore 20, le antiche pietre di Santa Apollonia vibreranno grazie a tre splendide voci e ai legni che proporranno “Souvenirs d’Europa”. Il concerto sarà inaugurato dal clarinettista Michele Adelizzi di ritorno dal Belgio che in duo con la pianista Azzurra Romano, eseguirà le Drei Romanzen op.94 composte da Robert Schumann, originariamente per oboe nel 1894. La prima romanza in La (Nicht Schnell) oscillante tra modo minore e modo maggiore, presenta un fluido tema in crome, entro il quale compare la quinta discendente del tema di Clara. La seconda pagina, sempre in La, (Einfach, innig), offre un arabesco melodico ripreso tre volte, con un’armonizzazione sempre diversa, sulla base di un accompagnamento pianistico, scandito dalle quartine di crome. L’ultima Romanza (Nicht schnell), più ampia, riporta il trittico alla semplicità iniziale, con un tema ascendente il cui incipit è derivato dalle ultime battute pianistiche del brano precedente. In scena, quindi le voci più interessanti del nostro conservatorio, a cominciare dal soprano Colette Manciero dal Mozart del “Così fan tutte” “Una donna a quindici anni”, con Despina portavoce della filosofia da bodoir di Don Alfonso, che cederà la scena al soprano Orsola Leone che omaggerà il Gioacchino Rossini de’ “La Cenerentola”, con l’aria del sorbetto affidata a Clorinda “Sventurata mi credea”, in cui avrà modo di risaltare le ferrate doti melismatiche grazie all’esecuzione, di questa pagina rarissima e solitamente vincolata a festival specifici, composta da Luca Agolini per la prima rappresentazione. Ribalta quindi, per la calda voce del mezzosoprano Luana Grieco, la quale sarà la Charlotte del Werther di Jules Massenet. “Va! Laisse couler mes larmes”, l’aria delle lacrime di Charlotte, l’articolazione della melodia quasi sfugge alle regole del pezzo chiuso, insediandosi sul terreno della sfumatura, dell’inflessione della lingua parlata, una delle zone di massima emozione dell’intera partitura, in cui il suono del sassofono contralto, che sarà quello del M° Antonio Florio, impera tra i legni dell’orchestra, scandendo con una sorta di anticlimax la lacerata declamazione vocale. Il passaggio dalla luce al buio, dal giorno alla notte, dalla vita alla morte è il tema trattato dal poeta Ludwig Rellstab in Auf dem Strom e trasformato da Franz Schubert nello stupendo Lied che conclude la prima parte della serata, elevato dalla voce di Colette Manciero, al corno, in partenza per Hannover di Stefano Cardiello e al pianoforte di Azzurra Romano. Aria di raro ascolto è certamente “Bondì, Venezia Cara” da “Il Campiello”, testamento musicale di Wolf-Ferrari, che ascolteremo da Orsola Leone, un bouquet profumatissimo la sua musica da cui si comprende che egli ha deciso di cantare di nuovo in un ininterrotto omaggio alla sua musa, e tra i profumi che si colgono nell’ascoltarlo, di gran lunga dominante è quello del Novecento, che dialoga con la franchezza settecentesca, popolare e mai incipriata, in un fuori del tempo (‘Zeitloses’) da lui intravisto in Mozart e sempre inseguito. Il bel canto italiano sarà omaggiato dal finale de’ “La Sonnambula” di Vincenzo Bellini. Nessuno che non abiti gli Elisi potrebbe cantare “Ah! Non credea mirarti” e discendere in terra a mostrarci la propria solitudine desolata quindi resuscitare e cantar vittoria con “Ah non giunge uman pensiero!” che saluterà i virtuosismi canori di Colette Manciero. Dall’ Italia alla Francia con l’ Offenbach di “Les Contes d’Hoffmann” con la dolcissima “Elle a fui, la tourterelle!”, la prima aria di Antonia, che si inerpica verso gli acuti, con Orsola Leone e la celeberrima “Barcarolle”, “Belle nuit, o nuit d’amour”, che sarà eseguita da Colette Manciero e Luana Grieco, ove il soave e il patetico sono costantemente pedinati da ironia e senso del grottesco, a chiudere il concerto, non dopo aver ascoltato il cavallo di battaglia di Luana Grieco, quell’ Habanera, “L’amour est un oiseau rebelle”, sulle cui note si avanza algida e sensualissima, fiera e autodistruttiva, Carmen.