Vivaldi vs Cage: praticare l'impossibile - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Vivaldi vs Cage: praticare l’impossibile

Vivaldi vs Cage: praticare l’impossibile

 

Questa sera ultimo appuntamento degli eventi coreutici del Teatro Delle Arti con il Balletto del Sud di Fredy Franzutti protagonista de’ Le Quattro Stagioni. Sul palco con i ballerini  l’attore Andrea Sirianni e Orchestra di Stato Ungherese “Alba Regia Symphonic Orchestra” diretta da Árpád Nagy

Di OLGA CHIEFFI

“Una “piccola scampanata” segnò, il 28 luglio 1741, la sepoltura di Antonio Vivaldi in un cimitero viennese riservato ai poveri” – scriveva Vittorio Ambrosio nelle note al programma di sala del Concerto de’ “I Virtuosi di Roma” ospiti del Salerno Festival del 1987 – Una morte simbolica con la quale effettuò la consegna delle chiavi dai veneziani all’Europa, chiudendo – e aprendo – due periodi meravigliosi della storia della musica. Il 1952 fu segnato dal ciclone 4’33” di John Cage, con il suo “tacet” nato per convincerci attraverso quella nuova musica, che ciò che veramente importa è conservare intatto, anzi, accrescere di continuo, nell’arte, il nucleo vivo e insopprimibile di quel messaggio civile, operando sopra la mente degli uomini attraverso i suoni e le immagini, le parole e i gesti, così da ricondurli, oltre ogni sospensione e rottura, empirica e provvisoria, alla volontà e alla capacità di modificare le proprie convinzioni e convenzioni, le idee e le percezioni, reinstaurando la fedeltà a quella visione del mondo che l’anarchia propone, e ristrutturando il consenso a quell’utopia, reinducendone la tangibile praticabilità. Stasera questi due colossi della musica s’incontreranno nel balletto “Le Quattro Stagioni”, per il secondo e ultimo spettacolo degli Eventi Danza al Teatro Delle Arti di Salerno, firmati da Pina Testa, Emma Ferrante e Amalia Salzano, in scena questa sera, alle ore 18,30, con un preludio di alta formazione tenuto alle ore 16 dal Maestro Carlos Montalvan. Il Balletto del Sud con Fredy Franzutti, l’attore Andrea Sirianni e l’Orchestra di Stato Ungherese “Alba Regia Symphonic Orchestra” diretta da Árpád Nagy. L’argomento trattato utilizza le stagioni per riflettere sulle fasi della vita dell’uomo. Per sostenere la tesi, Franzutti affida i bridges tra i vari quadri, a Wystan Hugh Auden e alla sua riflessione, fatta di intuito e buon senso, visione e retroguardia, acribia e cialtroneria, fango e arcobaleno. I testi sono interpretati dall’attore Andrea Sirianni, mentre le scene sono realizzate da Isabella Ducrot, con le luci di Piero Calò. Pubblicati nel 1725 nella raccolta “Il cimento dell’Armonia e dell’Invenzione”, i quattro concerti di Vivaldi sono considerati fra le pagine più significative di musica a programma e hanno sempre goduto di un ampio favore di pubblico. Scritti nel consueto stile di concerto, che alterna, sempre con grande libertà inventiva, ritornelli orchestrali a episodi solistici, le Stagioni di Vivaldi superano la visione arcadica della natura per descriverne anche gli aspetti più inquietanti ed ostili. Specialmente dove essa scopre un volto meno benigno, la fantasia del compositore trova spazio liberandosi dal più rigido schema concertistico e piegandolo alle esigenze di rappresentazione della natura. La poetica del Prete Rosso è un filo che percorre la sua intera produzione strumentale, caratterizzata da un’ansia onnicomprensiva, da un demone bruciante che spinge il musicista ad una continua sperimentazione. La sua musica assume i tratti di magnetici affreschi sonori o ambisce, grazie alla forza del suo potere evocativo e della sua logica formale, a conquistare una proprietà narrativa e una pregnanza illusionistica di tale intensità da trasfigurare l’astratto gioco dei suoni nella vividezza visiva e gestuale di un evento teatrale. Le stagioni di Vivaldi incontreranno The Seasons di John Cage, datate 1947 primo pezzo per orchestra, nato come musica per un balletto di Merce Cunningham. Cage ricorre in questo caso ai riferimenti della composizione data da proporzioni numeriche e, concependo il pezzo con una visione ciclica, afferma il legame con la cultura indiana. Le armonie statiche e la anti-direzionalità della composizione vogliono suggerire l’andamento ciclico della natura e della vita umana.