Vasche di laminazione, cosa fare? - Le Cronache
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Vasche di laminazione, cosa fare?

Vasche di laminazione, cosa fare?

Con Decreto n.229 del 24/10/2018 la Regione Campania ha avviato l’iter per l’appalto delle opere di cui al Programma degli Interventi di mitigazione del rischio idraulico del bacino idrografico del Sarno.
Ne parliamo con Andrea De Simone, già presidente della Provincia e del Parco del Sarno, parlamentare regionale e nazionale, da sempre in prima fila sui temi del risanamento ambientale della valle dell’Irno e del fiume Sarno.
«A fronte della necessità di un progetto integrato di difesa e sviluppo del bacino, la Regione ripropone una somma di interventi raccolti nei diversi uffici. Si rischia l’ennesimo sperpero di fondi pubblici in un’ area ad elevato rischio ambientale. A fronte di ingenti risorse di Governo e Regione un’immensa area che va da Solofra a Castellamare di Stabia continua a vivere una grave emergenza».
Cosa prevede l’ultimo Decreto?
«Interventi di sistemazione dei torrenti Solofrana e Cavaiola in diverse località dell’agro e dell’ irno e la realizzazione di nuove vasche di laminazione. Sia chiaro, nei torrenti dove scorre acqua pulita si può intervenire sulle sponde e si possono ridurre le piene. Ma nei corsi d’acqua dove si sversano reflui industriali e civili le vasche rischiano di diventare laghetti artificiali dove stagna acqua inquinata velenosa per l’ambiente. Aggiungi la mancata manutenzione, come è già avvenuta per la vasca di M. S. Severino, ed il fallimento dell’intervento è annunciato».
Idee diverse e più utili?
«Certo. Vanno innanzitutto rimosse le fonti di inquinamento. Industriali senza scrupoli hanno avvelenato i corsi d’acqua e le falde acquifere. Un delitto grave in territori ricchissimi di prodotti agricoli di qualità. Non solo noi ma le future generazioni pagheranno costi elevatissimi. Questa è per me la priorità. Solo dopo aver garantito che tutte le acque reflue di Industrie e Comuni confluiscono nelle reti degli impianti di depurazione si può lavorare sui corsi d’acqua. Sulla Solofrana io riprenderei il vecchio sogno del compianto Prof Di Pace di Legambiente, Dragaggio, acqua pulita, ripristino delle sponde, piste lungo il corso realizzato dai Borbone. Da problema a risorsa dunque. Con il Parco, io ed il Prof Di Pace, un decennio fa, chiedemmo un coordinamento degli Enti e dei progetti. Inutilmente. Troppe competenze in un territorio dove dovrebbe agire una sola autorità. Ed invece tra Genio Civile, Consorzio di Bonifica, Difesa Suolo ed uffici vari è una corsa a progettare senza risolvere i problemi».
Un territorio ancora in sofferenza quindi?
«Sempre peggio. Ai veleni della Solofrana, della Cavaiola e del Sarno nella Valle dell’Irno aggiungi l’ultima beffa regionale. Un mega impianto di compostaggio a Soccorso, ai confini con Montoro e con M.S.Severino. Una decisione scellerata da contrastare con decisione. La valle che ospita l’Università rischia di diventare la valle dei veleni. La nostra valle punta sullo sviluppo culturale e sulle risorse del territorio. Nella nostra valle imprenditori coraggiosi investono in qualificate strutture ricettive, in ristorazione di qualità, in aziende di eccellenza ,in centri di formazione teatrale. Ed invece? Una classe politica modesta e subalterna asseconda scelte dannose. Favorisce le decisioni regionali in cambio di qualche prebenda».
Che fare dunque?
«Aiutare e sostenere i Comitati di lotta. A partire da Fratte dove da anni il Comitato Salute e Vita conduce una battaglia esemplare contro l’inquinamento delle Fonderie e per la loro delocalizzazione.
Lorenzo Forte con la preziosa consulenza di Franco Massimo Lanocita ed il supporto di decine di volontari non dà tregua ai responsabili dell’azienda e delle istituzioni complici. Anche a Fisciano, a Mercato, a Montoro si sviluppano iniziative di cittadini. La mobilitazione popolare è preziosa. Le opposizioni ai Tribunali Amministrativi vanno sostenute dalle persone che si mobilitano e denunciano. E bisogna denunciare le responsabilità di responsabili politici compiacenti».
Non solo per dire no?
«Per dire no a scelte sbagliate. Con grande chiarezza. No alle Fonderie a Fratte. No al termovalorizzatore di Fisciano. No alle vasche di laminazione a Montoro e nell’Agro.
Agli uomini di governo sensibili al rapporto costi/benefici dico: fermare tutto, correggere gli errori, impegnare le risorse per un unico grande progetto credibile di sviluppo. Si possono dire molti si. Si alla delocalizzazione delle Fonderie. Si al contrasto delle fonti di inquinamento dei torrenti del bacino idrografico del Sarno. Si al recupero e risanamento delle falde acquifere. Si alla realizzazione di impianti a norma sul ciclo della raccolta in aree industriali idonee. Dieci anni fa da Presidente del Parco del Sarno, organizzai un confronto con un’area tedesca della Renania Settentrionale, dove è nata l’industria minerale e siderurgica. Un progetto di riqualificazione ha ridefinito l’identità di un territorio vasto. Sono nati centri culturali e di intrattenimento, musei e centri di servizi, parchi. Sono stati restaurati pozzi, caldaie, altiforni.
Nei corsi d’acqua scorre acqua limpida. A tutte le persone impegnate su questi temi vorrei rinnovare l’appuntamento con l’esperienza della Ruhr. Chissà se qualche forza politica sensibile dica che ciò che è stato possibile realizzare in Germania debba restare un sogno per noi».
Di nuovo in campo allora?
«Come è noto non ricopro incarichi da oltre un decennio. C’è un tempo per le cariche e un tempo per fare altro. Io faccio altro e cerco di favorire l’impegno dei più giovani.
E’ naturale che, se sollecitato, io dica la mia. E da padre non posso restare a guardare. Ognuno di noi ha doveri verso le nuove generazioni. Sui temi che hanno caratterizzato il mio lungo impegno intendo continuare.
Continuare a combattere gli interessi di pochi che danneggiano un territorio di tutti. Continuare a sperare che si possono cambiare scelte sbagliate e dannose che compromettono il futuro dei nostri figli».