C’era una folla immensa a Vallo della Lucania, per i funerali di Luca Botti, il 13enne morto due giorni fa mentre giocava con la pistola del padre, un gioielliere del piccolo comune cilentano. Un intero paese si e’ stretto intorno al dolore della famiglia e al suo tragico destino. Ad officiare la messa funebre, tenutasi nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, il parroco don Ottavio Sicilia. In chiesa il sindaco e gli amministratori comunali, ma soprattutto tantissimi amici di Luca, dai suoi compagni di classe agli amichetti che ogni giorno il ragazzo frequentava. Dolore, incredulita’, sgomento e tanta rabbia, questi i sentimenti piu’ diffusi, per una vicenda che ha scioccato un’intera comunita’. E’ infatti ormai chiaro che ad uccidere Luca sia stata la curiosita’. La tentazione di raccogliere la pistola del padre, una 357 Magnum regolarmente detenuta, poggiata su di una mensola della stanza da letto dei genitori, e’ stata evidentemente una troppo forte per un ragazzo di appena 13 anni. E Luca non si e’ fatto pregare. Solo in casa, ha afferrato la pistola ed ha iniziato a maneggiarla, forse ignorando che fosse carica e pronta a sparare. Un movimento sbagliato, ed e’ partito un colpo, centrando in pieno la tempia destra di Luca, che e’ morto all’istante. Ora, sulla vicenda indaga il sostituto procuratore della procura di Vallo della Lucania Renato Martuscelli, titolare dell’inchiesta. E’ lui che dovra’ chiarire le responsabilita’ del padre. Quella pistola, acquistata poco tempo fa per paura di subire una rapina, non doveva infatti trovarsi su quella mensola, ma sotto chiave, lontana dalla curiosita’ di un ragazzino di 13 anni
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Scafati, arrestato latitante
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