Valentina Mustaro presenta la sua “Ribalta” - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

Valentina Mustaro presenta la sua “Ribalta”

Valentina Mustaro presenta la sua “Ribalta”

Gaetano Del Gaiso

Valentina Mustaro è dal 2012 la dirigente artistica del Teatro La Ribalta, nome dell’omonima compagna fondata nel 2003, quando aveva solo 16 anni. “Beh, diciamo che tale asserzione è vera solo in parte quanto sì, ho fondato la compagnia del La Ribalta da giovanissima, ma è anche vero che, almeno nelle fasi iniziali, sono stata aiutata tantissimo dai miei genitori in tutto ciò che riguardasse la gestione economica e amministrativa della compagnia”-. Nonostante ciò, pare che lei avesse, già allora, le idee molto chiare circa il percorso professionale che avrebbe voluti intraprendere? “Vero in parte anche questo: dovete sapere, infatti, che quella per il teatro è una passione che coltivo sin da quando ero una bambina non più alta di un soldo di cacio. C’è un aneddoto, in particolare, che mi piace spesso ricordare e che, a sua volta, mi è stato tramandato da mia madre e da mio padre, e che ci riporta indietro all’epoca in cui avrei dovuto affrontare il mio esame di V elementare, quello propedeutico al passaggio alle scuole secondare superiori di I grado e che adesso, praticamente, non c’è più o, almeno, è stato sostituito dalle prove Invalsi: per rilassarmi, decisi di voler guardare qualcosa alla TV e, al contrario di quanto ci si possa immaginare, anziché distendermi sottoponendo il mio intelletto alle velleità concettuali tradizionalmente offerte da un cartone animato, ad esempio, tirai fuori il mio VHS di “Otello” e lo guardai tutto, da cima a fondo. Se a questo, poi, aggiungiamo il fatto che ogni pretesto, ludico o formativo che fosse, era buono per imbastire una rappresentazione teatrale, con tutti i limiti del caso, chiaramente, credo possiate, a questo punto, a ver traccaito bene il profilo della mia ossessione per il teatro in tutte le sue forme”. Lei ha un curriculum formativo e professionale di tutto rispetto: laureata in ‘Regia teatrale e conduzione di gruppi teatrali’ all’universita degli Studi di Roma Tre, laurea specialistica come ‘Educatrice professioale e coordinatrice di servizi socio-sanitari’, un master di I livello in ‘Artiterapie: metodi e tecniche di intervento in ambito educativo e riabilitativo’, sempre conseguito presso l’Università degli Studi di Roma Tre; e ancora stage formativi presso Gary Brackett (Living Theatre), Claudio Spadola (per la Biomeccanica di Mejeerchol’d), Michele monetta (mimo e linguaggio corporeo) e Michael Znaniesky (Centro di movimento). E la lista prosegue ancora copiosa e inenarrabile… “Ricordate quando vi ho parlato della mia ossessione per il teatro? Ahah – ride. diciamo pure che mi sono data da fare per poter fare in modo di trasformare la mia passione in una preziosa opportunità di realizzazione professionale ed esistenziale. Quando ero a Roma mi sono sottoposta a ogni genere di fatica per mantenere me e i miei studi e, nonostante ciò, ogni quiondi giorni trovavo il tempo di tornare giù, a Salerno, per assistere alle prove della neofita compagnia per quei pochi spettacoli che riuscivamo a metter su nel corso dell’anno. Completati gli studi e ottenuti alcuni risultati professionali piuttosto soddisfacenti, mi trovai dinanzi a una scelta che prevedeva, da un lato, la prosecuzione dei miei studi essendomi state aperte le porte per un dottorato di ricerca sempre presso l’universita degli Studi di Roma Tre; dall’altro, proseguire il mio cammino con la Compagnia dl Teatro La Ribalta e trasformarla da una compagnia a matoriale quale foss, in una compagnia professionale con cartelloni ben più ricchi di quelli presentati sino ad allora. Ancora una volta, credo possiate immaginare cosa accadde, perché altrimenti non saremmo qui a fare questa intervista”. La vostra offerta non si limita soltanto alla produzione di spettacoli teatrali editi e inediti, ma anche alla formazione delle nuove leve dell’esercito’ di Melpomene e alla sensibilizzazione dei più giovani per ciò che riguada il teatro e le sue complesse dinamiche attuative? “Sì. Esistono due progetti paralleli di teatro-scuola che si chiamano ‘Il teatro va a scuola’ e ‘La scuola va a teatro’. Col primo, proponiamo agli istituti ai quali ci rivolgiamo, spettacoli editi e inediti che rappresentiamo all’interno degli spazi scolastici anche liddove le scuole che ci ospitano non dispongono di un teatro vero e proprio in cui allestire le nostre rappresentazioni. Che sia un atrio spazioso, un’area verde di modeste dimensioni, un’aula inutilizzata poco importa: noi ci mettiamo la nostra professionalità e i ragazzi la loro attenzione per il puro scopo di essere intrattenuti e, nel migliore dei casi, istruiti, in maniera diretta e indiretta, su concetti come quello della diversità, del pregiudizio, della libertà, del coraggio, dell’inclusione sociale. Col secondo, l’offerta è praticamente la medesima con la sola differenza che siamo noi stessi ad ospitare le scuole presso la nostra struttura”. Con un parterre di offerte consolidato quale il vostro, la pandemia sia stato un boccone amaro da mandare giù? “E’ proprio così, anche se siamo riusciti a limitarne i danni e ad arginare le conseguenti perdite con attività come teatro a distanza, per le quali abbiamo chiesto anche a non attori di cimentarsi in monologhi che abbiamo registrato e pubblicato sui nostri profili social. Mentre, nell’ultimo periodo, ci siamo dedicati a una sorta di format televisivo che è ‘Live: non è La Ribalta’, a cadenza quindicinale, per il quale organizziamo dei veri e propri simposi digitali in cui parliamo di teatro insieme ad alcuni esponenti delle compagnie che avrebbero dovuto rappresentare i propri spettacolo presso la nostra struttura per la stagione 2020-2021”. Avete altri progetti in cantiere per il prossimo futuro? “Beh, ovviamente speriamo che questa sia la volta buona in cui i teatri avranno la possibilità di poter esercitare le proprie attività a pieno regime; per cui, oltre a focalizzarci, in maniera articolare, sulle produzione destinate ai bambini – la prossima settimana, ad esempio, torneremo con “Alice nel paese delle meraviglie”, vorremo riuscire, finalmente, a portare in scena la nostra visione, in stile Commedia dell’Arte, de ‘La Mandragola’ di Niccolò Machiavelli”.

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