Urania d’Agosto ritrovare l’umanità - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

Urania d’Agosto ritrovare l’umanità

Urania d’Agosto ritrovare l’umanità

La pièce di Lucia Calamaro, premio Ubu 2012 sarà ospite del cartellone del teatro Ghirelli il 4 e il 5 febbraio

 

Di OLGA CHIEFFI

Possiede tutti i quesiti dei grandi romanzi del Novecento lo spettacolo «Urania d’agosto», dal testo dell’acclamato Premio Ubu 2012 Lucia Calamaro, con adattamento e regìa di Davide Iodice, nuova tappa martedì sera alle 20.30 della stagione di prosa del Teatro Ghirelli di Salerno con replica il 5 febbraio, allo stesso orario. Sul palco, sono attese Maria Grazia Sughi e Michela Atzeni. Entrambe immerse in un flusso di pensieri in grado di parlare dell’umano nei suoi aspetti più delicati. La protagonista è Urania, donna anziana e sola, una grande lettrice di libri di fantascienza, appassionata delle cose celesti e sempre meno di quelle terrestri. Le pagine di fantasia la trasportano fuori dalla sua vita, come un balsamo lenitivo. La sua stanza, una casa di riposo o una clinica, è come una stazione. Il tema celeste domina la scena, fa da specchio al bagaglio di solitudine che Urania si porta dentro, mentre memorie, ricordi e voci tornano a farle visita. Il vuoto del cosmo si fa metafora, quesito che interroga la vita della protagonista. Fra le teorie che Urania legge, c’è quella che riflette sulla creazione e sulla nascita degli uomini come desiderio di compagnia. Anche il desiderio di essere trascinati via da un extraterrestre, come canta Eugenio Finardi, è desiderio di contatto con l’altro. La solitudine dell’astronauta si rispecchia nella condizione ovattata e sbiadita dell’anzianità, in cui i contorni dei ricordi si illanguidiscono e la domanda di senso rimbomba scottante e insieme distorta. “Lavorare sulla scrittura di Lucia – scrive il regista- fornisce un’esperienza intima, caotica e indocile come sono gli ingarbugli dei pensieri, il flusso irrisolto della psiche. Senza un filo narrativo, affiorano tratti densi di umanità e la riscrittura scenica verso la quale abbiamo proceduto si articola sulle modulazioni sentimentali di figure che abitano un universo di solitudine”. Sulla superficie di un pianeta sperduto si addentra una figura solitaria. È immersa in un silenzio che parla direttamente al suo intimo più profondo. Dentro uno spazio siderale fatto di vuoti e di buchi neri, come si può ritrovare la propria direzione, la propria identità? Rinchiusa in una stanza, o dispersa nel flusso dello spazio aperto, Urania ritroverà il filo che la riconduce a se stessa, ripensando alla sua esistenza, lottando nella sua interiorità per trasformare la propria vita, e ritrovare la condizione essenziale, quella dell’umanità.