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Università dei videogiochi: il ritorno di don Patrizio

di Marina Pellegrino
Non si è fatto pregare il prete illuminato che, con i videogames tanto cari non solo ai giovani, ha reso reale il virtuale creando l’Università dei videogiochi regolarmente riconosciutae grazie alla quale oltre due terzi dei laureati immediatamente trovano occupazione. Un miracolo? Evitate di dirlo a don Patrizio Coppola che non si riscalda, nonostante le temperature elevate di questi giorni, e da settimane fa la spola tra la Campania e Malta per arricchire ulteriormente l’offerta didattica presso la nuova sede di Solofra, a poca distanza dal campus dell’Università degli Studi di Salerno, che dal prossimo mese di settembre subentrerà all’attuale a Pozzuoli in virtù di spazi ampi dotati delle più moderne tecnologie. A muoverlo la volontà di fare breccia tra i giovani che raramente annoverano la fede tra le loro priorità. «Grazie alla collaborazione con il Vhei, il Valletta Higher Education Institute di Malta, la laurea sarà riconosciuta a livello europeo e nei Paesi del Commonwealth», spiega don Patrizio. Lo stesso sacerdote di Contrada, nell’avellinese, a Salerno tra i fondatori dell’emittente Telediocesi e da sempre attento alla comunicazione come opportunità per evangelizzare, nel 2008 realizza il Playmont Festival nel corso del quale insegna alle centinaia e centinaia di partecipanti come creare videogiochi e cartoni animati. Non dimenticando chi vive determinate problematiche, offre a tutti la possibilità di partecipare gratuitamente garantendo anche borse di studio. Ma don Patrizio guarda oltre quando, ascoltando i giovani, recepisce la loro necessità di una formazione adeguata. In tanti, comprese le multinazionali del settore come Nintendo e Sony, lo affiancono credendo nella bontà del progetto. Così nel 2013 nasce lo Iudav, Istituto Universitario Digitale Animazione e Videogiochi. Coadiuvato da Riccardo Cangimi, fondatore della società di viedogiochi Artematica, e Carlo Cuomo, sviluppatore e tutor all’università La Sapienza di Roma. E gli iscritti ora provengono anche da oltre i confini nazionali. L’entusiasmo del prete ha così permesso di rendere quello da tutti considerato un gioco nel lasciapassare per il mondo del lavoro. «Sempre con spirito costruttivo perché chi l’ha detto che i videogiochi sono dannosi?», sottolinea padre Joystick come lo chiamano gli studenti del primo corso li laurea in Italia per programmatori e disegnatori.