Resta ai domiciliari nonostante un’ordinanza di archiviazione ed una sentenza di assoluzione. Vincenzo Furno resta in una situazione di assolutà precarietà visto che non è nelle condizioni di poter provvedere al proprio sostentamento recandosi a lavoro. Dopo la sentenza emessa nel procedimento per droga (era affiliato al clan Corsini) il legale difensore, Vincenzo Rispoli, aveva ottenuto il permesso di lavoro fino alle ore 14. Tale beneficio è stato revocato nel settembre del 2014 in seguito ad una denuncia per stalking ed evasione. Decisione che interveniva nonostante la difesa avesse motivato ed allegato gravissime perplessità circa la fondatezza delle accuse. Infatti, agli atti del fascicolo venivano acquisite le dichiarazioni di persona informata dei fatti, il quale presentava scenari assolutamente incompatibili con i fatti contestati. Nello specifico, in relazione al reato di molestie il teste affermava che il Furno non si era mai mosso dal luogo di lavoro. Elemento in evidente contrasto con quanto contestato dalla Procura. Inoltre è stato evidenziato dal legale difensore che la pubblica accusa non aveva indicato testi che avessero assistito ai fatti contestati e, successivamente, era stata anche presentata remissione di querela (atto che risulta allegato agli atti). La versione presentata dalla persona informata sui fatti coincideva in toto con quella presentata da Furno in sede di convalida dell’arresto. Nonostante la corte ritenne non giustificata la revoca della misura affermando che “per revocare un beneficio penitenziario non deve certamente attendere l’irrevocabilità dell’eventuale sentenza di condanna”. Successivamente sono intervenuti altri due fatti significativi. In relazione al procedimento 9746, con provvedimento del nove luglio 2015, su istanza del pubblico ministero, dottoressa Guarino, il Gip del Tribunale di Salerno dottoressa Sessa ha disposto l’archiviazione del reato di cui all’articolo 312 bis. Inoltre il tribunale di Salerno, giudice Zunica, con sentenza del 16 luglio 2015 ha assolto Vincenzo Furno dall’accusa di evasione “perché il fatto non sussiste”. In conseguenza di tali eventi giudiziari, l’avvocato difensore, Vincenzo Rispoli, aveva richiesto la revoca del provvedimento di revoca della misura alternativa alla detenzione, non sussistendo i presupposti per la revoca della misura alternativa. “Infatti, la Corte costituzionale ha affermato che le ordinanze sono atti soggetti al principio rebus sic stantibus. L’ordinanza è atto non suscettibile di passare in giudicato per cui il suo contenuto è sempre sottoponibile a modifica o revoca”. Nonostante ciò il magistrato di Sorveglianza ha rigettato l’istanza di revoca dell’ordinanza, dichiarandola inammissibile motivando tale deceisione alla luce del verbale dei carabinieri da cui era scaturito il procedimento di stalking successivamente archiviato dal Gip Renata Sessa. L’avvocato Vincenzo Rispoli, pur rispettando la decisione del magistrato, esprime le sue perplessità: “Le decisioni giudiziarie si rispettano e non si commentano. Ma anche tale evento si innesta in un contesto giudiziario e penitenziario sempre più difficile, che deve fare riflettere l’Avvocatura tutta circa l’effettività della finalità rieducativa delle pene”.
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