Una stagione tra rivisitazioni e rilanci - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Una stagione tra rivisitazioni e rilanci

Una stagione tra rivisitazioni e rilanci

Sedici gli spettacoli che punteggeranno l’inverno del pubblico salernitano ospite del teatro Verdi, tra classici, anteprime, musica e danza

 

Di OLGA CHIEFFI

Il tifone sollevatosi sulla gestione della stagione lirico-sinfonica del teatro Verdi, dall’avvento di Daniel Oren, ispiratore e, purtroppo despota, nelle scelte che passano dai titoli in cartellone, ai registi, agli scenografi, all’ultimo dei violini di fila, ha traversato ieri mattina l’uditorio della conferenza stampa di presentazione della nuova stagione di prosa. “Mi sopportate da ben ventitrè anni – ha esordito Alfredo Balsamo, direttore del Teatro Pubblico Campano, che in pratica ha un piede un po’ in tutti i teatri di Salerno, dal Verdi, al Delle Arti, al Nuovo, e anche nei cartelloni dei teatri più importanti della provincia – Non ho seguito la stampa circa la stagione lirica, ma è una polemica che non mi compete Lasciamo la politica alla politica. Mi chiedete della crisi economica. Rispondo che si piange da sempre. Se vogliamo continuare a piangere, non c’è nulla di nuovo. Rimbocchiamoci, invece, le maniche e lavoriamo per un servizio di qualità, che soddisfi il pubblico”. Detto ciò, la nuova stagione sarà composita con sedici spettacoli divisi in due cartelloni, “Grande Teatro” e “Teatro Civile”, tra rivisitazioni e rilanci, spettacoli riempi-botteghini e qualcuno che rasenterà l’unicità, per una proposta eterogenea che comprenderà anche danza e musica. Il sipario del Teatro Verdi si leverà nel week-end che va dal 25 al 28 ottobre su Eduardo De Crescenzo e le sue Essenze Jazz pagine impreziosite da originali e suadenti linee melodiche e da un impianto armonico che si presta assai bene ad arrangiamenti anche di tipo jazzistico, quasi delle ballad. La stagione di prosa vera e propria verrà inaugurata il 1 novembre con il debutto nazionale di “Le Signorine” di Gianni Clementi per la regia di Pierpaolo Sepe, che saluterà protagoniste Isa Danieli e Giuliana De Sio di un testo irriverente e poetico che ci ricorda come la famiglia sia il luogo dove ci è permesso dare il peggio di noi, senza il rischio di perdere i legami più importanti. Si procede in rosa, il week-end successivo dall’ 8 all’11 novembre, con “Bella Figura” di Yasmina Reza, per la regia di Roberto Andò, che vedrà la partecipazione straordinaria di Simona Marchini, per questa pièce che parte da un disguido tra due amanti in una macchina parcheggiata davanti ad un ristorante: Andrea, farmacista, donna sola con figlio e Boris, sposato, proprietario di vetreria, e che aprirà all’ improvvisazione in scena. Il 20 novembre verrà inaugurata la sezione di Teatro Civile con “Era d’ottobre” di Paolo Mieli per la regia di Angelo Generali, una riflessione sulla rivoluzione russa, che apre con le immagini di Oktjabr, e sul comunismo. Tutti ai piedi di Vincenzo Salemme dal 22 al 25 novembre, il quale presenta “Con tutto il cuore”, in cui il mite insegnante di lettere antiche Ottavio Camaldoli, che subisce un trapianto di cuore, riceve l’organo di un feroce delinquente, Pasquale Mangiacarne, morto ucciso, donato affinchè l’impiantato possa vendicarlo, pena la morte. Il nuovo anno sarà inaugurato sulle punte di un sempre incantato Schiaccianoci, una vera e propria epifania coreutica, che, naturalmente, compare anche nel cartellone lirico, con quattro serate dal 3 al 6 gennaio, affidato al Classical Russian Ballet e alla nostra orchestra, che verrà diretta da Ivan Vladimirovitch Vasilyov. Ritorna, dal 17 al 20 gennaio, grazie alla Compagnia Elledieffe, l’acrostico di Luca “Questi fantasmi”. Carolina Rosi, forse proprio per riconoscere i fantasmi che purtroppo popolano il palcoscenico, ogni qualvolta verrà recitata una delle grandi commedie di Eduardo, e spazzarli via, ha voluto che i panni di Pasquale Lojacono fossero rivestiti da Gianfelice Imparato e che la regia fosse affidata a Marco Tullio Giordana, per la sobrietà elegante che li contraddistingue. Il 29 gennaio Giuseppe Battiston incontra la figura di Churchill, per reinventarla, indagando il mistero dell’uomo, racchiuso in un testo di Carlo G. Gabardini. Dal 31 gennaio al 3 febbraio Massimo Ranieri torna alla prosa, stavolta col Gabbiano di Anton Cechov, ma senza dimenticare la musica, risentita e interpretata col pensiero nobile della musica francese, prima di cedere la ribalta, il 6 febbraio prima a Giulia Minoli, per “Dieci storie proprio così”, racconto di vittime della criminalità organizzata, storie di impegno civile e riscatto sociale, e il 16 e il 17 febbraio a Sal Da Vinci con “Sinfonie in Sal maggiore”, una festa lanciata praticamente da un teatro di una nave da crociera con protagonista un’orchestra di cinquanta elementi. Il classico di Moliere “Il Misantropo” sarà ospite del cartellone dal 21 al 25 febbraio, per la regia di Nora Venturini, che si è affidata al sentire di Giulio Scarpati e Valeria Solarino. E’ questa, forse, la commedia più nera del genio francese, in cui si affronta il rapporto con gli altri, con la società, con il mondo, con la donna amata. Dal 14 al 17 marzo un altro intenso classico “Il costruttore Solness” di Ibsen, che riflette il misticismo caratterizzante l’ultima produzione dell’autore. Un testo denso di simboli, affidato a Umberto Orsini e Lucia Lavia per la regia di Alessandro Serra. Ritorna, dal 21 al 24 marzo, Alessandro Haber ne’ Il padre di Florian Zeller, con al fianco Lucrezia Lante della Rovere, in cui il realismo di una malattia, l’alzheimer, si trasforma in un punto di riferimento per una sorta di esemplare carrellata sugli affetti, i sentimenti, i rapporti che si manifestano fra un padre e una figlia quando insorge un problema che mette in crisi  un andamento familiare “normale”. Due le chiusure, quella della stagione civile, il 26 marzo con Ferdinando di Annibale Ruccello per la regia di Nadia Baldi e la grande Gea Martire, nel ruolo dedicato ad Isa Danieli e il 28 marzo, quella del carnet “Grande Teatro”, con una rilettura del Dracula, firmata da Luigi Lo Cascio e Sergio Rubini, il suo viaggio notturno e iniziatico verso l’ignoto.