Una palazzina al posto della “sud” - Le Cronache
Primo piano

Una palazzina al posto della “sud”

 Cinque piani: un’area mercatale coperta, due livelli per ospitare i campi di basket e pallavolo e gli ultimi tre da destinare ad una struttura sanitaria riabilitativa privata. C’era una volta la curva nuova. C’era una volta la palestra intitolata al compianto ed indimenticato don Matteo Senatore.
Da ieri, nelle intenzioni del Comune, il cuore pulsante della storia della Salernitana è destinato a sbriciolarsi sotto i colpi delle ruspe. La Commissione urbanistica ha infatti ricevuto ed approvato all’unanimità dei presenti il progetto risultato vincitore del bando per il progetto di riqualificazione urbana ed edilizia del contenitore storico “Stadio Vestuti” in regime di finanza di progetto.
Ad aggiudicarsi l’opera è risultata la Samoa Restauri Srl (la stessa che si sta occupando dei lavori di restauro di Palazzo Fruscione, ndr) per una cifra vicina ai 19 milioni di euro: tempo di realizzazione dell’opera, cinque anni. La Samoa, società di Pontecagnano Faiano, ha vinto la concorrenza delle altre due Ati che avevano risposto al bando, un gruppo che faceva capo a Mario De Cesare e la Balnea Sport. Le tre manifestazioni d’interesse sono giunte nei mesi scorsi all’ufficio staff del sindaco Vincenzo De Luca. La proposta della Samoa Restauri è risultata quella più interessante, almeno stando alle indicazioni che l’ufficio ha consegnato alla Commissione. Il progetto giunto ieri in Commissione urbanistica prevede la salvaguardia dell’edificio della Tribuna, progettato nel 1933 dall’allora dirigente dell’ufficio tecnico comunale Camillo Guerra, in quegli anni docente alla facoltà di ingegneria di Napoli. Assieme alla Tribuna verrebbero preservate le palestre della scherma e tutte le sale del corpo principale del Vestuti. Resta “salva” anche la parte della Curva Nord, realizzata sotto il livello stradale. Ruspe in azione, invece, per il settore Distinti e, come detto, per la Curva Sud, con annessa palestra, e contestuale realizzazione di un nuovo muro di cinta che andrebbe a “racchiudere” la pista d’atletica ad otto corsie e il campo da calcio.
Al posto della “curva nuova”, come detto, è prevista la realizzazione di un edificio su cinque livelli. Al piano “zero” è prevista la realizzazione di un’area mercatale coperta per 140 stalli ed oltre 6900 metri quadri che andrebbe al servizio degli attuali ambulanti di via Piave. Il primo e il secondo piano vedrebbero, invece, la presenza dei campi di pallavolo e pallacanestro (andando così a sostituire l’attuale palestra Senatore, ndr) mentre i restanti tre livelli verrebbero destinati ad una struttura riabilitativa privata. Privati sarebbero anche buona parte dei parcheggi interrati che verrebbero realizzati – sempre secondo il progetto – sotto la sede stradale di piazza Casalbore: tre livelli sotterranei che andrebbero a completare il progetto il cuo costo complessivo, in regime di project financing, è di 19 milioni di euro.
Dopo il via libera della Commissione al progetto, è bene ricordarlo, bisogna ora passare alla variante al piano regolatore e alla gara per la realizzazione dell’opera vera e propria. L’area del Vestuti è classificata, nell’ambito del Puc, come area di “standard esistente” suddivisa in tre tipologie: area a verde e sport; area a parcheggio pubblico e area per attrezzature di interesse comune.
Fin qui l’aspetto “tecnico” della vicenda. Sullo sfondo una decisione che, da un lato, colpisce al cuore chi al Vestuti ha vissuto parte della storia della Salernitana e, dall’altro, potrebbe mettere a repentaglio – per cinque anni – l’attività agonistica delle società sportive che usufruiscono, attualmente, della palestra “Senatore”.
L’idea originaria di ristrutturazione è da ascrivere all’architetto Giovanni Giannattasio che, nel 1992, vinse il primo premio al Concorso Internazionale di idee sul tema «Un’idea per ogni città» bandito dall’Istituto grandi infrastrutture. Sul restyling del Vestuti non sono mancate le battaglie a colpi di carta bollata. Su tutte la vicenda legata al progetto presentato dalla Fintur, società della famiglia Ilardi, inizialmente giudicato favorevolmente e poi bocciato, in via preliminare, dalla Commissione Urbanistica. La decisione fu impugnata dalla Fintur che fece ricorso al Tar, facendo slittare il bando al quale, come detto, hanno poi partecipato le tre Ati.
Oggi il primo passo ufficiale di un progetto di riqualificazione che, per l’ennesima volta, non mancherà di far discutere: se tutto dovesse andare “secondo copione” un pezzo di storia salernitana sarebbe destinato a sparire per sempre.

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