Una coltellata al cuore stronca la vita di Ciccio - Le Cronache
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Una coltellata al cuore stronca la vita di Ciccio

Una coltellata al cuore stronca la vita di Ciccio

di Adriano Rescigno

Dagli spintoni alle coltellate, poi tutto nero, interrotto solo dalle luci blu dell’ambulanza. Così Francesco De Santi, per tutti “Ciccio”, è stato ucciso a pochi passi dal bar Buddha in località “Torre di Mare” di Capaccio – Paestum alle 4.00 di domenica mattina. Francesco, pizzaiolo ma all’occorrenza anche imbianchino di trentatrè anni, ha perso la vita a causa di cinque coltellate, di cui una mortale al torace, per mano di “Enzo ‘o brasiliano”, Vincenzo Galdoporpora, venticinque anni con precedenti penali, già noto alle forze dell’ordine per rissa e spaccio di droga. Vincenzo e Francesco già avevano discusso animatamente circa un mese fa e domenica mattina sembrava l’occasione giusta per chiarirsi, ma dal tu per tu si è passati agli spintoni, parole grosse, poi le coltellate, fendenti in rapida successione di cui due ai fianchi ed uno al torace, che non hanno lasciato scampo al pizzaiolo tra l’incredulità di tutti i presenti, amici sia della vittima che dell’assassino. Dopo aver stroncato la vita di Francesco, “Enzo ‘o brasiliano” ha cercato riparo presso casa di un amico, ora indagato per favoreggiamento, dove aveva lasciato anche l’arma del delitto, un coltello a serramanico dalla lama di nove centimetri. Dinanzi al bar Buddha con Francesco ormai esanime sul selciato, morto sul colpo, sono giunti i carabinieri della stazione di Capaccio – Paestum e della compagnia di Agropoli insieme ai sanitari del 118 mentre nei locali della stazione compariva proprio il venticinquenne per costituirsi e confessare il delitto, accompagnato dal suo avvocato Giuseppe Scandizzo. E’ stata ritrovata anche l’arma del delitto a casa dell’amico a seguito della perquisizione domiciliare scattata dopo il racconto di Vincenzo. Trovati anche pochi grammi di droga. Dopo la confessione ai carabinieri c’è stato anche un secondo interrogatorio per mano del sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Salerno, Mariella Guglielmotti, che ne ha disposto il trasferimento presso la casa circondariale di Fuorni. Su di lui grava la pesantissima accusa di omicidio volontario. Questa mattina sarà conferito l’incarico al medico legale per l’autopsia. La salma di “Ciccio”, originario di Cicerale, è sstata trasferita presso l’ospedale di Eboli, questa mattina verrà effettuata l’autopsia per poi liberare la salma e procedere ai funerali. Interrogati dai carabinieri anche gli amici dei due, presenti dinanzi alla cornetteria, tra i quali anche il titolare, Luigi Volpe, caro amico di “Ciccio” che sotto choc successivamente è stato portato in ospedale. Pare che avesse anche il braccio ingessato Vincenzo ma nulla ha potuto fermarlo dal folle gesto. Francesco De Santi era un giovane conosciuto e benvoluto da tutti nella comunità capaccese, dove come pizzaiolo nell’agriturismo e d’estate come gestore del parco giochi, aiutava i genitori nelle attività di famiglia. Straziante la scena di papà Pasquale e mamma Elvira: allertati dai carabinieri, sono giunti disperati sul luogo del delitto, per poi abbandonarsi ad un pianto incessante, abbracciati l’uno all’altra, davanti al cadavere del figliolo, avvolti da alcune coperte per proteggersi dal freddo. Lacrime di dolore anche per le sue sorelle, Alessia e Sofia, sconvolte per la perdita del ratello.

Alfieri: «Una morte assurda, siamo sgomenti» Antelmo: «Il commissariato di polizia è necessario»

Ad essere sconvolti ed addolorati dalla morte di Francesco anche i sindaci Franco Alfieri, di Capaccio – Paestum e Gerardo Antelmo, primo cittadino di Cicerale, città in cui sia i genitori sia Francesco lavoravano per portare avanti un agriturismo. «Non ci sono parole per la terribile notizia che ha svegliato l’intero Cilento costiero. Francesco era un bravissimo giovane, instancabile lavoratore, figlio di persone per bene che proprio a Cicerale hanno realizzato e gestiscono un agriturismo bellissimo nel quale anche Francesco spesso lavorava. In un quadro socialmente difficile e complesso, e questa vicenda ne è la prova, è giusto che la politica faccia la sua parte. Un’area così popolata e importante, con realtà come Agropoli e Paestum, non può restare a lungo priva di un commissariato di polizia che, coordinandosi con le altre forze di polizia già presenti, potrebbe assicurare ulteriori interventi di monitoraggio e repressione dei fenomeni di microcriminalità. Se dovesse essere necessario – specifica il sindaco – il mio Comune dispone di una struttura idonea allo scopo. A Pasquale ed Elvira e alle sorelle di Francesco, va il cordoglio e l’affetto della comunità di Cicerale». Anche Alfieri, sindaco di Capaccio si unisce al dolore della famiglia De Santi: «La tragedia avvenuta a Torre di Mare ci lascia sgomenti. Una morte assurda che ci addolora profondamente. Alla famiglia della vittima va il più sentito cordoglio da parte dell’amministrazione comunale». Una tragedia che dunque lascia attonite le due comunità e spegne ormai qualsiasi ombra di dubbio sul fatto che la zona di Capaccio – Paestum abbia bisogno anche di un commissariato di polizia per contrastare una microcriminalità che ormai allarma sempre di più.

Vincenzo fu arrestato nel blitz contro il clan Rossi

social, Vincenzo Galdoporpora, venticinque anni, assassino di “Ciccio” De Santi. Un’ostentazione continua di atteggiamenti malavitosi, spocchiosi, di chi deve avere sempre l’aria da duro per riuscire ad incutere rispetto. Eppure Vincenzo portava con se un dolore, quello della separazione dalla madre, fintamente celato, come testimoniato da quella bandiera del Brasile, nazione in cui adesso si trova la madre, accompagnata dalla discalia “saudade”, in italiano: malinconia. Una malinconia con tanta voglia di emergere quella di “Enzo ‘o brasiliano” tanto – come riportato anche dalla sorella in una missiva alla famiglia della vittima – da fare diverse volte promesse di un futuro di successo lontano dal Cilento, lontano dai guai, ma Vincenzo, lontano dai guai proprio non ci sapeva stare. Il venticinquenne era già noto alle forze dell’ordine, tanto da essere destinatario di un obbligo di dimora dopo una rissa avvenuta un mese fa per la quale cadde l’accusa di tentato omicidio visto che l’altro astante finì in ospedale avendo riportatto varie fratture. Non solo aggressioni fisiche però, infatti Vincenzo già nel 2017 era finito agli arresti dopo un’operazione antidroga rivolta contro il clan Rossi, guidato dall’ex cutoliano Umberto ‘o napolitano operante nella zona del Cilento. Una fama da bad boy tra gli amici che dunque non aveva timore di ostentare, come non aveva scrupolo di ostentare il suo carattere da duro, quasi senza amore, provato da quelle vicende familiari, cresciuto con una figura paterna vacua ed una madre che sei anni fa l’ha lasciato, che hanno scavato così a fondo l’animo del ragazzo tanto da darsi il nickname di “Enzo_Nolove” su Instagram, dove oltre a foto di pistole, orologi, pose da duro con rigorosa catena d’oro al collo di ordinanza, scriveva anche: «Molti nemici molto onore». Adesso Enzo è in cella, presso il carcere di Fuorni e chissà quanto tempo avrà per pensare al Brasile, a quei sogni di gloria spezzati dal suo folle gesto in un sabato di fine ottobre e chissà se penserà a “Ciccio”, che di onore ne aveva per davvero da vendere, sudato, lavorato, forse anche troppo taciuto, senza lo sfarzo ostentato da sbruffone.

LA LETTERA DELLA SORELLA DELL’ASSASSINO ALLA FAMIGLIA DI “CICCIO”: «NON COLPEVOLIZZATEMI»

«Con Francesco è morto anche mio fratello Vincenzo»

«Ora è morto un ragazzo e per me è morto anche Vincenzo». Parole che non lasciano scampo e tracciano un destino inevitabile per la famigla di “Enzo ‘o brasiliano”. A stringersi al dolore della famiglia di “Ciccio”, la sorella di Vincenzo, anch’essa amica di Francesco De Santi. Tanta rabbia e dolore nelle comunità di Capaccio e Cicerale, tanto da portare la sorella dell’assassino, Vincenzo Galdoporpora di venticinque anni, a ricevere gravi minacce come lei stessa riporta. «Francesco era anche amico mio… sono chiusa nel mio dolore perché, a certe tragedie, non ci sono commenti». Così I.S.P nella lettera inviata alla redazione di “Stile Tv” ieri pomeriggio. La giovane racconta della vita del fratello, abbandonato come lei dalla madre, ma che a differenza sua non ha saputo reagire al dolore se non con il cacciarsi nei guai, ma dai comportamenti del fratello ne prende bene le distanze: «La mia famiglia non ha colpe». «Purtroppo, io e Vincenzo siamo stati abbandonati da nostra madre 8 anni fa, trovandoci soli all’improvviso… Lui, Vincenzo, di più: è rimasto per strada tra una casa e l’altra, mentre io, da lì a poco, mi sono creata la mia famiglia. Vincenzo questo abbandono non l’ha mai accettato e così, dentro di lui, ha covato rabbia e fallimenti. Mio fratello ha vissuto per strada, io non potevo aiutarlo per vari motivi, ma c’ero sempre. Lui era la mia forza, la mia ancora, mi ha sempre detto che, un giorno, avrebbe fatto fortuna e mi avrebbe portata via di qua. Ora è morto un ragazzo e per me è morto anche lui, perché sono distrutta, sono tragedie che non dovrebbero mai succedere». «Chiedo umilmente di non essere colpevolizzata – dice la giovane spaventata da quello che sta succedendo nella sua vita – ero a casa con i miei due bimbi, la più piccola di appena cinque mesi. E voglio far sapere, visto che sono stata minacciata, che sono disposta a qualsiasi confronto, io non ho colpe, la mia famiglia non ha colpe», conclude la giovane