Un taccuino bianco da riempire di note - Le Cronache
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Un taccuino bianco da riempire di note

Un taccuino bianco da riempire di note

Un applauso per quanti si sono ritrovati al teatro Verdi alla presentazione del nuovo cartellone che sarà inaugurato il 6 maggio con Rigoletto, per festeggiare i 150 anni del massimo cittadino. Daniel Oren e Antonio Marzullo hanno allestito una stagione lirico-concertistica con ben 56 levate di sipario, concerti e masterclass

di Olga Chieffi

Il “bacio dell’aprile”, per dirla con Puccini, ieri mattina ha illuminato quanti si siano ritrovati al teatro Verdi per partecipare alla presentazione della stagione del centocinquantenario del nostro massimo. Nel 1872 fu Rigoletto ad inaugurarlo, il 6 maggio il buffone gobbo vi ritornerà per festeggiare il grande traguardo raggiunto e far da talismano per tutte quelle piccole ebbrezze che saprà donarci fino alla fine dei tempi. Daniel Oren e Antonio Marzullo, che ci permettiamo di definire scherzosamente il “dinamico duo”, hanno allestito una stagione con ben dodici titoli, tra cui 9 opere, la cantata drammatica di Carl Orff , i Carmina burana, un musical e un balletto, affiancati da una stagione concertistica eterogenea, con ben 14 appuntamenti e sette masterclass. “Il teatro ha inteso svoltare proprio in occasione del suo anno celebrativo – ha affermato Daniel Oren – il massimo deve vivere e non rappresentare l’evento per pochi, venire qui al Verdi deve divenire un’abitudine, deve essere normale”. Esiste un legame stretto tra il pensiero filosofico dell’esistenza e della ragione umane e il sapere del progettare-costruire, entrambe hanno un comune, e fondamentale riferimento, lo spazio. Noi uomini della fine ereditiamo il concetto di spazio come extensio, con esso Cartesio pensava lo spazio quale pienezza e continuità della materia e quindi quale medium del movimento, del tendere avanti a sé, quale sinonimo dell’amplificazione. Ecco che, Daniel Oren e Antonio Marzullo, li incontriamo in teatro, il primo sul podio, l’altro ad accogliere il proprio pubblico, ma possiamo immaginarli in ogni luogo, sacerdoti dinamici di un tòpos, il dove, che, localizzando, determina una cosa come cosa-per-l’uomo, che diventa condizione dell’esistenza, punto di riferimento dell’esperienza, che consente la progettualità e l’attuazione, l’esistenza razionale, aprendo alla musica, alla storia, all’ arte, al costume, al finissimo artigianato e, quindi assumendo la caratteristica comunicativa o sociale di “luogo familiare”, mentre la familiarità del luogo ha assunto il tratto di condizione necessaria di ogni progettualità, non solo civile. Ecco che, ieri mattina, ci siamo ritrovati un taccuino bianco in cartellina, con il logo di questo 150° anniversario, tutto da scrivere, che potrà considerarsi il segno, nel suo divenir parola, suono, che diventa di-segno, archè, principio in quanto da-dove della progettualità, essenziale punto di dipartimento di ogni pensiero che, per essere se stesso deve saper ascoltare, discernere, giudicare, orientarsi, criticare, lasciandoci ritrovare tutti, persi, tra le note di una partitura. “Veniamo da due anni terribili nei quali la pandemia ha particolarmente colpito l’arte e la cultura – ha dichiarato il Sindaco Vincenzo Napoli – Siamo riusciti, con grandi sacrifici, a non fermarci mai anche nei momenti più drammatici: sia utilizzando il palcoscenico multimediale con trasmissioni in streaming che hanno totalizzato milioni di visualizzazioni, sia aprendo nuovi spazi sotto le stelle alla rappresentazione degli spettacoli. L’arte accompagnerà la nostra rinascita personale e collettiva lanciando anche un messaggio di pace universale. Si leverà il sipario su Rigoletto, quindi, il 6 maggio, con la sua aura di urgenza narrativa di opera sostenuta dall’eccitazione di qualcosa che deve inevitabilmente accadere da un momento all’altro, ma di cui si ignora la portata. La regia è affidata Massimo Gasparon, che dirigerà un cast stellare la voce intensa di Roman Burdenko, nel ruolo del buffone gobbo, Rosa Feola sarà Gilda, mentre per il ruolo del Duca di Mantova ritorna Valentyn Dytiuk, e a completare il quartetto la Maddalena di Martina Belli. Attesissima, il 27 e il 29 maggio torna anche la Cenerentola di Gioachino Rossini, con Don Ramiro, principe di Salerno, che avrà la voce di Francisco Brito, ( opera che mette i sigilli sulla sua avventura nel regno dell’opera buffa, confermando la demoniaca rivoluzione operata nei riguardi della sua struttura e dei suoi contenuti, così come erano stati ereditati dal modello settecentesco. La regia che ha in mente da tempo e sarà uno spettacolare omaggio alla nostra città, sarà firmata da Riccardo Canessa, con il volto calmo e rassicurante di Francesco Ivan Ciampa, sul podio a dirigere un cast di all stars: Angelina sarà interpretata da Teresa Iervolino, Dandini avrà la voce di Vito Priante, Don Magnifico sarà Carlo Lepore, Maharram Huseynov sarà un magico Alidoro. Ripresa in ottobre, il 7 e il 9, con l’Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, opera da “primadonna”, in cui Cilea riversa il meglio della propria fantasia creatrice, accompagnando l’intricata vicenda di amori segreti, sussurri mondani e bieche vendette femminili, con una musica di estenuata elegiache trova i suoi accenti più vividi nel ritratto della protagonista e in quello, antagonistico, della principessa di Bouillon, con Daniel Oren sul podio e la regia di Renzo Giacchieri. In palcoscenico il debutto nel ruolo del titolo di Ermonela Jaho, con a fianco Maurizio, il tenore Charles Castronovo, Michonnet, Pietro Castronovo e la principessa di Bouillon, Ekaterina Semenchuk. Rientra in teatro anche Madame Butterfly, il 21 e il 23 ottobre, quel ponte tra Oriente ed Occidente, volutamente esotica, una tragedia, consumata ai danni di un’ingenua giapponesina, perfida, sadica, una violenza carnale con la tecnica della civiltà, dove la barbarie non è riconoscibile facilmente, perché rovesciata nei suoi termini, che si regge sull’inganno. Sul podio a dirigere la compagine salernitana ci sarà Francesco Ivan Ciampa, mentre a far festa al teatro, in veste di regista, ci sarà un nostro ex-sovrintendente Giandomenico Vaccari. Le voci assoldate per questo capolavoro saranno quelle di Kristine Opolais, per Cio Cio-San, Ivan Magrì Pinkerton, tenore dotato di voce di velluto e forte presenza scenica, con accanto Massimo Cavalletti, Sharpless, e Martina Belli, Suzuki. Altissima visione quella di proporre per intero la trilogia mozartiana, in novembre, in tre sere diverse, 25,26 e 27, Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte, una Produzione Drottningholms Slottsteater e Opéra Royal de Versailles ripresa da Opéra National de Bordeaux, in collaborazione con Gran Teatro del Liceu di Barcellona, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Galli di Rimini e Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno, in cui il ruolo del commendatore lo ha giocato il carisma di Riccardo Muti. Ed ecco, il 9 e l’11 dicembre, anche il più famoso e amato tra i barbintonsori d’ogni tempo, il Figaro di Gioachino Rossini, quel barbiere che fa anche il chirurgo, il botanico, lo speziale, il veterinario e soprattutto il sensale, attività in cui è il più abile della città di Siviglia, un vero ciclone meridionale .Gli interpreti saranno tutti da scegliere attraverso le audizioni che Daniel Oren effettuerà nel nostro conservatorio, un modo anche di festeggiare quel quarantennale che è purtroppo capitato in pandemia. Giungerà poi, per il gran finale, il 26 e il 28 dicembre la principessa di gelo, quell’opera chic, costellata di inquietitudini linguistiche e psicanalitiche, ma, alfine, legata anima e corpo, nella sua audace crosta impressionista, a un autentico retour à l’antique, che è la Turandot di un Giacomo Puccini. Circondata da un cerchio algido che svela la morsa del futuro, la voluttà o la paura (o impossibilità) di viverci dentro, arrampicata di continuo sulle pareti di sesto grado di una tensione intervallare non meno proterva, questa dispotica soubrette ci porta nei tempi delle fiabe. La regia sarà affidata al sentire di Stefano Trespidi, mentre lo squillo di Calaf sarà quello di Murat Karahan, nel ruolo di Liù, Lianna Haroutounian, soprano armeno fra i più apprezzati nel panorama internazionale e su tutti Ewa Plonka, artista di origine polacca, vestirà i panni della principessa Turandot.