di Marta Naddei Un Puc alternativo, a dimensione di Salerno. Stop alla cementificazione selvaggia, miglioramento del patrimonio esistente, architettura eco-compatibile e “ridimensionamento” della città a quelle che sono le sue effettive necessità. Sono questi alcuni dei punti inseriti all’interno del documento “Stop al consumo del suolo” che sarà il tema portante dell’iniziativa pubblica che si terrà lunedì al Museo diocesano, promossa dall’associazione Laboratorio 20 e alla quale hanno aderito già 16 associazioni cittadine. Ieri mattina, Gianpaolo Lambiase e Nello De Luca hanno illustrato i caratteri salienti del documento e soprattutto le motivazioni che hanno indotto a immaginare un nuovo piano urbanistico per il Comune di Salerno. Innanzitutto, quello attuale si basa sul vecchio Piano regolatore che aveva in previsione una crescita demografica per la città di Salerno, che ad oggi avrebbe dovuto contare 180mila abitanti. Solo che oggi, in città, risiedono solo poco più di 130mila persone e, di conseguenza, il fabbisogno abitativo – in relazione alle nuove costruzioni – è del tutto differente rispetto a quanto preventivato. Ma questo, l’attuale Puc di Salerno, non sembra averlo messo in conto. Lo scopo dell’iniziativa, del documento e del video “là dove c’era l’erba”, che verrà proiettato nel corso del convegno, è uno: «Puntare ad una urbanistica partecipata – spiega Nello De Luca – che ponga come propri punti fermi la programmazione di una città sulla base di una architettura ecocompatibile, della riutilizzazione del già costruito e che guardi all’effettiva realtà della città, senza l’attuale sovradimensionamento». Il tutto, nell’ottica di «una Salerno pronta ad uscire dalle proprie mura di cinta e che si consideri come la città capoluogo di un territorio ben più vasto». A far storcere il naso, tra le altre cose, anche ciò che nel Puc non è previsto: ovvero il progetto – che dovrebbe essere realizzato dal gruppo di Andreozzi – dell’area di piazza della Concordia e di stazione e retrostazione. «Contestiamo questo progetto – afferma l’architetto Lambiase – anche perché non è previsto dal Puc e non c’è alcuna variante. Abbiamo scritto anche una lettera al sindaco De Luca, ma non ci è stata data alcuna risposta». Nello specifico, le associazioni contestano – nel loro documento – l’eccessiva mole di cemento che sta caratterizzando Salerno, con la realizzazione di volumi anche al posto di aree verdi: una situazione che non rispecchia il reale fabbisogno della città. Un esempio su tutti: il Crescent: «Non si doveva proprio fare – dice Lambiase – Lì ci sarebbe potuto essere del verde, un parco, un acquario, non del cemento». «A Salerno – spiega ancora – ci sono tremila alloggi vuoti. Che senso ha costruire ancora quando invece si potrebbe intervenire su quello che c’è già? C’è necessità di stilare un vero piano casa che faccia il paio con un programma decennale di edilizia residenziale pubblica». Insomma, si dovrebbero cambiare mentalità e approccio per fare di Salerno una città diversa, che riesca a conciliare accoglienza, legalità e sviluppo urbanistico, in cui possa migliorare la vivibilità dei quartieri, che punti su un serio sviluppo turistico – con una promozione di commercializzazione e marketing e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico-ambientale – e culturale, che punti sul verde, il colore ed il risparmio energetico. Una Salerno nuova, che non guardi solo al proprio orticello.
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