«Troppo duri, bastava dimezzare i posti a sedere» - Le Cronache
Attualità Primo piano

«Troppo duri, bastava dimezzare i posti a sedere»

«Troppo duri, bastava dimezzare i posti a sedere»

di Adriano Rescigno

«La vedo nera, sarebbe stato più giusto dimezzare i posti a sedere o chiudere. La normativa è poco chiara e di questa situazione pagheremo i danni per i prossimi 5 anni». Così Pasquale Falcone, il re della movida cavese, regista e titolare della catena di locali “Delicious”. Ieri pomeriggio al Comune di Cava de’ Tirreni al tavolo allargato tra amministrazione, associazioni di categoria ed esercenti, c’era anche Falcone: «E’ tutto abbastanza catastrofico, è una situazione difficile e strana, se questo virus è così letale, se è in corso una guerra, fatto sta ci vorranno anni per far riprendere l’economia e nel mio piccolo – dice Falcone – io gestisco sei locali con un esercito di settanta dipendenti che al mese tra stipendi e contributi hanno un impatto sull’attività di 120mila euro e vista la situazione corrente o saremo costretti a licenziare o mettere in cassa integrazione. Per almeno sei mesi il governo dovrebbe istituire una cassa integrazione ad hoc e annullare il pagamento dell’iva, altrimenti con i locali chiusi, i posti dimezzati, la paura tra le persone che disdicono i tavoli, gli stipendi come faremo a pagarli?». «I piccoli locali – continua – non possono essere assimilati alle discoteche, e per i bar che si fa? Tutti ai banconi senza rispettare il metro di distanza. Pongo l’esempio dei miei locali: rispettando il metro di distanza tra i clienti, in un locale da 45 posti, vuol dire dimezzare i clienti con due persone che occupano due tavoli e quindi mi ritroverei più personale che clienti. Poi vista l’emergenza abbiamo rinviato l’uscita del film Alessandra ma tranquillamente arrivano in Europa 30mila soldati americani». «Io – conclude Falcone – consiglio prudenza da parte dei gestori dei locali e dell’utenza, visto che siamo in guerra ma non vediamo il nemico e quindi le persone non percepiscono reale come il problema, ma non farsi prendere dalla psicosi. Noi fino al 15 manteniamo in piedi le direttive ministeriali, saremo aperti anche per sole 20 persone per dare anche un segnale di vita, ma siamo in sofferenza». «C’è poco da fare, possiamo solo rispettare le direttive», così Aldo Trezza, presidente della Confesercenti di Cava de’ Tirreni a margine della riunione a Palazzo di Città. «Il mio consiglio è quello di rispettare le regole, prendere precauzioni, ma condurre una vita normale, uscire di casa ma l’importante è non farsi prendere da psicosi. E questo vale per tutti, per titolari ed utenza». «I danni – conclude Trezza – sono enormi all’economia, ma ci riprenderemo non appena passerà, mi preoccupo per i dipendenti dei locali, qualcuno verrà licenziato, ma ci sarà la cassa integrazione straordinaria». «La movida è uno dei motori principali dell’economia cavese, ma adesso dobbiamo pensare alla salute pubblica». Anna Altobello assessore alle attività produttive del Comune metelliano ieri pomeriggio è stata impegnata nel tavolo tecnico con le associazioni di categoria e gli esercenti che hanno dovuto rimodulare le proprie attività a causa dell’emergenza Covid19. 1. «Ne usciremo più forti di prima – dice la Altobello – l’amministrazione è vicina a tutti gli esercenti in questo momento difficile ma non potevamo mettere in discussione una normativa ministeriale a tutela della salute pubblica». «Passerà – tuona il primo cittadino Vincenzo Servalli, lanciando anche la prima iniziativa per il ripristino delle normali attività di svago – e torneremo la “reginetta della movida.” Stiamo già pensando ad una grande “Notte Rosa” appena possibile, dedicata alle donne sul modello della nostra grande “Notte Bianca”. Adesso dobbiamo resistere»