“Troppa insofferenza e litigiosità, affidiamoci a S. Matteo per cambiare” - Le Cronache
Attualità

“Troppa insofferenza e litigiosità, affidiamoci a S. Matteo per cambiare”

“Troppa insofferenza e litigiosità, affidiamoci a S. Matteo per cambiare”

Il suo delle campane dell’alto campanile della Cattedrale hanno salutato ieri mattina Salerno, i salernitani e il loro amato San Matteo. Un suono delle campane amaro, per una festa che non è quella che tutti speravano. Il Covid ha cambiato tutto anche le tradizioni millenarie. E così alle ore 11, in una cattedrale troppo deserta, (l’ingresso era consentito solo a 200 persone) monsignor Andrea Bellandi, ha celebrato il Pontificale del Santo Patrono. Nelle prime file le autorità civili e militari. Tra questi il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli e il governatore Vincenzo De Luca. Nella sua lunga ed intensa omelia l’arcivescovo della diocesi di Salerno, Campagna e Acerno, dopo i saluti doverosi ha parlato di questa festa così particolare in quest’anno così particolare… “La festa del nostro Santo Patrono si celebra in un momento storico gravido di preoccupazioni, interrogativi circa il futuro, difficoltà a vari livelli, non ultime quelle concernenti la ripartenza delle attività scolastiche e quelle connesse al settore economico, con molte imprese che guardano con ansia ai prossimi mesi. Inoltre, anche il clima sociale – comprensibilmente – sembra attraversare un momento di “turbolenza”. Se nei mesi del lockdown noi tutti eravamo rimasti ammirati dal senso di responsabilità espresso dalla stragrande maggioranza delle persone, dai medici e personale sanitario ai volontari della Protezione civile, oggi purtroppo si evidenziano nella società civile sempre più numerosi segni di insofferenza e rinnovati cedimenti alla litigiosità. La tentazione di guardare esclusivamente al proprio benessere e di “puntare il dito” verso gli altri trova sempre minore resistenza e limiti”. Ed ancora prosegue Bellandi “Il problema è che, sembrano prevalere logiche e prospettive fortemente individualistiche, che facilitano così il diffondersi di una conflittualità sociale che certamente non aiuta l’affronto dell’emergenza attuale, e di cui gli atti di efferata violenza, che purtroppo si registrano ormai quasi quotidianamente contro le persone più deboli e indifese, rischiano di non essere altro che la punta di un iceberg di un malessere profondo che il Covid-19 ha sì contribuito ad amplificare, ma che non ha certo generato dal nulla”. Monsignore fa riferimento anche alla prossima enciclica del Papa e a noi “cristiani che dobbiamo essere i primi non solo ad indicare la strada verso una società più umana e fraterna ma dobbiamo soprattutto essere in prima fila a testimoniarla, con il nostro esempio e la nostra buona volontà. Questo perché siamo stati raggiunti, scelti e convocati dal Signore e dalla sua parola salvifica ad esserne i primi testimoni credibili. E’ a questa responsabilità che ci richiama lo stesso San Paolo ‘Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace’. Nel finale rivolgendosi ai presenti e a quanti hanno seguito la funzione in diretta tv ha detto “Da tempo immemorabile questa città ha trovato nel suo Santo Patrono Matteo e in ciò che la sua vita rappresenta e testimonia un punto di riferimento fondamentale per costruire una vita sociale fondata sugli ideali del rispetto della persona, dell’uguaglianza, dell’ accoglienza della difesa del più debole, della carità. Quest’anno, nel quale, per le note ragioni, non si svolgerà la processione, siamo forse provvidenzialmente “costretti” a riandare all’origine vera e autentica della nostra devozione a San Matteo, per ritrovarne lì le radici più profonde e spirituali. Chiediamo quindi allo stesso San Matteo – e tramite lui al Signore – che ci aiuti a ritrovare nella fede i motivi adeguati e la forza necessaria per vivere in pienezza il nostro compito e la nostra responsabilità di cristiani in questo difficile ma stimolante “cambiamento d’epoca”, come lo chiama Papa Francesco. Sarebbe, questo, un modo per onorare e festeggiare il nostro Patrono con più verità e maggior frutto, per ciascuno di noi e per l’intera comunità – civile ed ecclesiale – di Salerno”.