“Tre Pecore Viziose”: il grande teatro prende vita a Filetta - Le Cronache
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“Tre Pecore Viziose”: il grande teatro prende vita a Filetta

“Tre Pecore Viziose”: il grande teatro prende vita a Filetta

di Marina Pellegrino

Grande successo per la Compagnia Teatrale “La Felce” di Pezzano di San Cipriano Picentino, che nei giorni 3, 4 e 5 gennaio, ha messo in scena l’esilarante commedia “Tre Pecore Viziose” di Eduardo Scarpetta, con la regia di Rosetta Spera, registrando, ogni sera, il tutto esaurito presso il Teatro della Scuola Elementare di Filetta. “Tre Pecore Viziose”, scritto nel 1881, è uno spettacolo fresco e dinamico, che vede protagonisti tre uomini, Felice, Fortunato e Camillo, che a dispetto dalla loro “condizione” familiare, amano spassarsela con delle giovani donne, alle quali fanno sempre promesse, regali e amabili cortesie. Un vizio questo piuttosto noto al genere maschile, che accomuna uomini di qualsiasi genere, età e rango sociale, ma che quasi mai rimane impunito. Infatti, i nostri tre, dopo una serie di sfortunati eventi, lettere anonime e bizzarre coincidenze, si troveranno a fare i conti con la caustica Zia Beatrice, donna severa ed intransigente, nonché moglie di Fortunato, sorella di Camillo e zia di Felice, ricca proprietaria della casa dove ospita l’intera sua famiglia, la quale, dopo aver scoperto il triplo tradimento, darà vita a degli episodi strampalati e spassosi. La Compagnia Teatrale “La Felce”, ha saputo coinvolgere il pubblico in una storia già di per sé esilarante, grazie ad una spontaneità meravigliosa nell’approccio al copione e al palcoscenico. I tre protagonisti, interpretati per l’occasione dai giovani Gaetano Vitale, Carmine Noschese e Alessio Apicella, non hanno lasciato un attimo di respiro al pubblico, suscitando risate ed applausi a scena aperta, grazie alla loro naturale dimestichezza col testo, esprimendo al meglio, sia con la voce che col corpo, la condizione di tre uomini innamorati dell’amore, dall’animo farfallone e spensierato, totalmente dipendenti e succubi però, di una zia arcigna e che non ammette errori. Una parte difficile quella della Zia Beatrice, che ha il compito di comunicare al pubblico austerità ed inflessibilità, interpretata meravigliosamente dalla giovane Angela Melchiorre che, vestita di tutto punto da vecchia bisbetica, ha rappresentato al meglio la figura di una donna che all’epoca non esisteva: padrona e consapevole di essere lei l’unico filo rosso dell’intera famiglia. Una grande prestazione, ricca di piglio e sagacia, che ha conquistato l’intera platea, svelando una forte predisposizione attoriale della ragazza. Grande plauso anche al simpaticissimo Francesco Spera, il servitore impiccione Biase, a Sabatino La Rocca nei panni del timido fidanzatino Enrico, ad Alessio Alfano, faccia del deliquentuccio innamorato e possessivo Ciccillo ed infine al divertentissimo Ciro Bernardo, nel ruolo del balbuziente affittacamere Don Matteo, un gruppo di ragazzi che, seppur di giovane età, ha reso autentica l’interpretazione, sempre pertinente e travolgente, regalando momenti buffi ed esilaranti. Dulcis in fundo, il trio delle “amanti” Mariuccia, Rosina e Giulietta, impersonificate rispettivamente da Emanuela Spera, Martina Spera e Melissa Sica, che con fare elegante e languido, ha affascinato tutto il pubblico in sala. Un lavoro curato e coinvolgente, ma senza fronzoli e “giochi pirotecnici”, affidato alla regista Rosetta Spera, colonna e guida della compagnia “La Felce”, la quale con maestria e professionalità, è stata capace di trasmettere, insieme ai suoi ragazzi, talmente tanta gioia e passione che la platea ha lasciato la sala ancora col sorriso sulle labbra.