Tifoso morto, per truffa presi Candela e Viviani - Le Cronache
Cronaca

Tifoso morto, per truffa presi Candela e Viviani

Tifoso morto, per truffa presi Candela e Viviani

di Erika Noschese

La famiglia cercava giustizia e verità, il capo Ultras dell’Ums, Mario Viviani consiglia loro di rivolgersi all’avvocato Francesco Candela che nulla fa se non truffare la famiglia, appropriandosi di 160mila euro. L’importante operazione dei carabinieri del comando provinciale di Salerno, supportati da quelli dei reparti territoriali di Avellino, Frosinone, Caserta e Chieti, e da unità cinofile del nucleo di Pontecagnano si divide in due filoni: spaccio di droga e la truffa ai danni della famiglia di Antonio Liguori, il 23enne che ha perso la vita la notte tra il 21 e 22 ottobre 2019 mentre era a bordo del suo mezzo. Secondo la ricostruzione fatta dal giudice, infatti, il capo ultras, sfruttando la fiducia a lui riconosciuta proprio in quanto leader della tifoseria organizzata, sarebbe riuscito a carpire la buona fede dei genitori della vittima, ai quali avrebbe indicato l’avvocato Candela per le procedure assicurative relative alla morte del figlio. Candela, mediante la falsificazione totale o parziale di documentazione fiscale attestante le presunte spese sostenute in relazione al funerale della vittima e successive consulenze tecniche di parte, avrebbe indotto in errore i familiari circa gli oneri complessivamente a lui dovuti, facendo sborsare circa 160mila euro dal totale del risarcimento liquidato dall’assicurazione, per l’incidente mortale, dividendo la somma con Viviani e un altro indagato. Per questa vicenda agli indagati è contestata l’aggravante di avere approfittato della “condizione di minorata difesa delle vittime, dovuta allo stato di sofferenza psicologica derivante dalla morte del giovane”. Parte della somma della truffa sarebbe stata riciclata attraverso una fattura falsa di 43.310 euro emessa dalla società di consulenza di proprietà della moglie di uno dei tre. Ed è qui che entra in scena Lucia Franceschelli, compagna di Mario Viviani, anch’essa agli arresti domiciliari. Dalle indagini bancarie condotto è emersa così una seconda truffa: la Franceschelli, titolare del bar Madame Coffe in via Mar Ionio a Pontecagnano Faiano, attraverso l’utilizzo e la presentazione di dichiarazioni e documentazione attestante cose non vere avrebbe conseguito indebitamente un contributo a fondo perduto che lo Stato ha erogato al fine di sostenere le imprese colpite dall’emergenza covid, ricavandone un vantaggio patrimoniale quantificato in 30.856 euro corrisposto dall’Agenzia delle entrate, mediante accreditamento diretto in conto corrente intestato al soggetto beneficiario. In sintesi, la moglie di Viviani avrebbe chiuso l’attività ben prima dell’inizio della pandemia, senza però dichiarare la cessata attività e dunque avrebbe percepito fondi statali grazie all’emergenza covid. Da qui la connessa ipotesi delittuosa di indebita percezione di erogazione pubbliche. I personaggi/ Mario Viviani e Francesco Candela: un lungo curriculum di reati L’avvocato Candela sembra essere un esperto di reati per la falsificazione delle carte. Il suo punto forte erano gli incidenti stradali e tante le persone che in questi anni si sono rivolte a lui. La carriera di Viviani è tramandata di generazione in generazione. Spaccio di droga, detenzione di armi, tentato omicidio sono sono alcuni de reati commessi in questi anni. Già nel 2015 finì in carcere dopo aver gambizzato due topi di appartamento ma, nel tempo, la lista si è allungata, oggi coinvolgendo anche la compagna con cui ha due figli, un maschio e una femmina.