Theatrum mundi. Shakespeare e Napoli - Le Cronache
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Theatrum mundi. Shakespeare e Napoli

Theatrum mundi. Shakespeare e Napoli

Il volume a cura di Antonella Piazza e Silvia Spera, Edizioni Scientifiche Italiane, sarà presentato sulla piattaforma Teams Microsoft domani alle 18. La discussione, alla presenza delle curatrici, degli autori e degli studenti di lingua inglese Davimus e Spe, sarà introdotta da Rosa Maria Grillo, Direttrice del Dipsum, e interverranno Laura Di Michele, Direttrice della collana Esi, Isabella Innamorati, Presidente del Consiglio Didattico di Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, Laura Angiulli, regista teatrali, moderati dalla giornalista Gemma Criscuoli

Se il mondo è un immenso teatro e il teatro racchiude in sé tutto il mondo, il legame tra il Bardo e il contesto partenopeo non può che essere profondo e vitale. “Theatrum mundi. Shakespeare e Napoli” è il volume a cura di Antonella Piazza e Silvia Spera, Edizioni Scientifiche Italiane, che sarà presentato sulla piattaforma Teams Microsoft domani alle 18. La discussione, alla presenza delle curatrici, degli autori e degli studenti di lingua inglese Davimus e Spe, sarà introdotta da Rosa Maria Grillo, Direttrice del Dipsum, e interverranno Laura Di Michele, Direttrice della collana Esi, Isabella Innamorati, Presidente del Consiglio Didattico di Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, Laura Angiulli, regista teatrale; moderera’ Gemma Criscuoli. Rivisitazioni, riscritture, deformazioni, destrutturazioni innervano il rapporto tra Shakespeare e Napoli. Nel testo, che accoglie contributi di studiosi e protagonisti del mondo artistico, Stefano de Matteis, ripercorrendo la vita teatrale napoletana tra Ottocento e Novecento, ricorda come l’effettiva diffusione in Italia delle opere del genio inglese sia dovuta a Ernesto Rossi, che impressiono’ con il suo Amleto lo stesso Garibaldi, e a Tommaso Salvini, senza dimenticare il peso del melodramma e delle compagnie amatoriali. Manfred Pfister narra come il sonetto 66, ingiustamente sottovalutato o ignorato in patria, sia stato per differenti ambiti culturali modello di rifiuto di ogni sopraffazione e Giovanni Lamagna lo ha musicato e trascritto in napoletano insieme ad altri sonetti shakespeariani. Antonia Lezza illustra il linguaggio immaginifico e suadente e le modalità compositive  di “Shakespea re di Napoli” di Ruggero Cappuccio, in cui prende corpo lo struggente bisogno dell’arte di sopravvivere a se stessa. Simonetta de Filippis punta la sua attenzione sulla drammaturgia contemporanea, esaminando “Per Amleto” di Michelangelo Dalisi, in cui la contaminazione espressiva restituisce al teatro il suo statuto di mezzo conoscitivo, le riduzioni di Laura Angiulli, particolarmente sensibile ai meccanismi del potere, “Skakescene” di Francesca Florio, in cui la commistione di copioni diversi rimanda alla capacità del teatro di rigenerarsi,  come del resto accade ne “La tempesta”, che Edoardo traduce nel napoletano del Seicento e che è al centro della riflessione di Nicola De Blasi, che mostra l’apertura eduardiana a nuovi linguaggi. È ancora “La tempesta” al centro della scomposizione e del montaggio drammaturgico di “Avviso ai naviganti” di Renato Carpentieri, che Grazia D’Arienzo esplora come campo di forze, in cui il senso del teatro è percezione mai esaustiva del proprio ruolo nella cosiddetta realtà. Il saggio di Annamaria Sapienza è dedicato all’allestimento “Mal’essere”, il cui percorso è enucleato anche dal regista Davide Iodice, dove, attraverso rapper e scelte registiche evocative, la vicenda di Amleto è attualizzata in un conflitto tra la crudeltà e l’innocenza di Ofelia, simbolo di una sempre viva ansia di rinascita.  La prospettiva metodologica in “Hamlet travestie” e “Una commedia di errori”, messinscene  della compagnia campana Punta Corsara, è al centro dell’analisi di Alfonso Amendola e Vincenzo del Gaudio, attenti alla natura ibrida e multiprospettica dell’immaginario contemporaneo. Antonella Piazza e Maria Izzo si volgono a esaminare l’una l’enfasi metateatrale di “Totò, principe di Danimarca”di Leo De Berardinis, l’altra il gusto farsesco e sovversivo del già citato “Hamlet travestie”. Se Salvatore Striano ricorda come l’amore per la libertà e il senso del perdono in Prospero e Ariel gli abbiano cambiato la vita, Silvia Spera dedica il suo intervento alla performance del 2017, diretta presso l’ateneo salernitano da Antonella Piazza, Silvia Toone e Bill Papaleo, che ha coinvolto gli studenti Davimus nell’allestimento di Cymbeline, all’interno di un progetto che fa dello spettacolo un’efficace via di apprendimento delle tematiche letterarie inglesi. “Fare del testo un banco di prova della propria creatività è fondamentale – afferma Antonella Piazza – quest’anno gli studenti si cimenteranno con una versione de “La tempesta” basata sull’uso dei cellulari. Non si dimentichi che la cultura teatrale napoletana e quella shakespeariana sono accomunate dal doppio registro della grande sapienza letteraria e della forte presa sul pubblico. Nonostante l’emergenza del tragico, mirano entrambe a salvare il senso della vita e ad aprirsi al futuro grazie alla forza evocativa della parola”. (g.c)