Termovalorizzatore, espropri a Cupa Siglia: l’inchiesta verso la svolta finale - Le Cronache
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Termovalorizzatore, espropri a Cupa Siglia: l’inchiesta verso la svolta finale

Termovalorizzatore, espropri a Cupa Siglia: l’inchiesta verso la svolta finale

di Andrea Pellegrino

Archiviato il processo sulla nomina a project manager per la realizzazione del Termovalorizzatore,  che ha portato all’assoluzione dei tre imputati (De Luca compreso,) sullo sfondo si intravedono nuove ed eclatanti novità per quanto riguarda l’area di Cupa Siglia. Sulla nomina di Di Lorenzo resta la spada di Damocle della Corte dei Conti mentre al centro di una inchiesta della Procura della Repubblica, ed in particolare del pubblico ministero Antonio Cantarella ci sarebbero gli indennizzi disposti dal Comune di Salerno per l’acquisto dei suoli a Cupa Siglia. L’inchiesta partirebbe da una denuncia prodotta dagli uffici di Palazzo Sant’Agostino.
Infatti dal 18 giugno 2013 c’è una articolata relazione partita dall’ex amministrazione provinciale di Salerno (a guida Antonio Iannone) e finita direttamente sulla scrivania della Procura di Salerno e della Procura regionale della Corte dei Conti. Al centro ci sono gli indennizzi di quanti hanno dovuto cedere i terreni per costruire l’impianto di Salerno. Fin qui nessuna incongruenza se non fosse che le stime previste dal Comune di Salerno sono di gran lunga superiori rispetto a quelle ricalcolate dalla Provincia di Salerno, all’atto del trasferimento delle competenze da Palazzo di Città a Palazzo Sant’Agostino in materia di gestione di rifiuti e di impianti. L’attualità vede ormai perdersi l’ipotesi di una realizzazione di un Termovalorizzatore, benché dal governo più volte si sia pensato – senza metterlo in pratica – di inviare direttamente un commissario. Ma se l’impianto non c’è, i soldi sono stati stanziati ed in molti casi liquidati agli (ex) proprietari di immobili, terreni e piante. Nella ricca relazione tecnica – allegata alla denuncia firmata dall’allora presidente della Provincia Antonio Iannone e dall’allora assessore all’ambiente Adriano Bellacosa – ci sono fatti e circostanze che dimostrano le “stime di indennizzo sballate” proposte dal Comune di Salerno. A vistare la relazione è l’ingegnere Lorenzo Criscuolo, un tempo dirigente del Comune di Salerno – poi passato a ruoli provinciali – e «persona informata sui fatti ed ascoltata» nel corso del processo in corso a carico di De Luca. Ebbene, la Provincia di Salerno smonta un po’ tutto. A partire dalla quantificazione delle piante. Si stima che il Comune abbia previsto un indennizzo per le piante da frutto pari a 2 milioni e 500mila euro circa. Ciò significherebbe – si legge nella relazione – «un presumibile numero di piante pari a 20.300». Una cifra elevata per i tecnici di Palazzo Sant’Agostino che scrivono: «Per quanto attiene la determinazione delle piante, si evidenzia che è stato erroneamente computato il numero. Nel procedimento si assume che per ogni 16 metri quadri si rinvengono quattro piante, ma è necessario, per i sesti d’impianto degli arboreti, tener conto della densità delle piante sull’area». Dai calcoli sulla carta, in pratica risulterebbe che «in quell’area ci sarebbero 5mila piante circa», diversamente – scrivono – «dalle 20.300 determinate dal Comune di Salerno». Ma il numero delle piante scenderebbe ancora dai sopralluoghi dell’area. «L’esatto numero ha trovato conferma nell’esame delle immagini aereo fotogrammetriche desunte dai voli degli anni 1996, 2004, 2008 e 2011». Dalle verifiche in loco, «risultano presenti 1980 piante». Valore totale: 46mila euro circa, rispetto ai 2 milioni e 500mila immaginati dal Comune di Salerno. A finire sotto la lente d’ingrandimento prima dei dirigenti provinciali e poi dell’amministrazione sono state le proprietà Cioffi, Bottiglieri, l’Italcementi e la società Gio.Emi. Tutte si sono viste sforbiciare i loro indennizzi precedentemente stabiliti da Palazzo di Città.