Suoni, emozioni, colori dal Castello di Camerota - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Suoni, emozioni, colori dal Castello di Camerota

Suoni, emozioni, colori dal Castello di Camerota

 

Archiviata con significativo successo di critica e pubblico la III edizione della rassegna “Suoni dal Castello”, evento clou del Camerota Festival, promossa dall’Associazione Zefiro

 

Di Olga Chieffi

Ottimo concorso di pubblico per la III edizione della rassegna Suoni dal Castello che ha splendidamente animato dal 27 luglio al 24 agosto l’incantevole cortile del Castello Marchesale di Camerota, uno spazio riconsegnato al paese e al qualificato turismo cilentano proprio dal progetto dell’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta e diretta dal compositore Leo Cammarano. Una rassegna, che ha unito sette performance spazianti tra diversi generi musicali, unitamente alla formazione delle masterclass, sostenuta dal Comune e dalla Pro Loco di Camerota, unitamente al Meeting del Mare e al Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, oltre ad un folto cartello di mecenati privati, che ha accontentato i diversi interessi della platea ospitando il sentire classico del trio Renoir del flautista Franco Vigorito, l’elegante rilettura del song-book americano da parte del Trio Zamuner, ancora la masterclass tenuta da uno dei giovani e affermati professionisti prodotti dal nostro conservatorio, il clarinettista Giovanni Punzi, primo clarinetto solista dell’Orchestra Filarmonica di Copenaghen, sino all’esibizione delle classi di Musica da camera dei docenti Anna Bellagamba, Antonio Fraioli e Francesca Taviani, sassofoni e legni capaci di spaziare da Rossini a Glass. L’ evento centrale del cartellone si è svolto nella chiesa di San Nicola con assoluta protagonista la violinista Daniela Cammarano, figlia d’arte di papà Vincenzo, in veste di solista della Zefiro Chamber Orchestra diretta dal fratello Pantaleo Leonfranco Cammarano. Profusione di talento tecnico e musicale, naturalezza e immediata eloquenza espressiva, estremo nitore e incisività a tratti quasi aggressiva del suono hanno caratterizzato le due esecuzioni di Daniela Cammarano, la quale è passata dal Bach del Concerto in Do minore BWV 1060R in coppia con l’oboista Andrea Marotta, capace di un ideale sonoro caldo e pastoso che non ha concesso quasi alcunchè alle tentazioni di un filtraggio “romantico”, mantenendo un controllo di suono e di fraseggio, di un’ariosa nettezza e di una cesellata fierezza delle linee del contrappunto, funzionali alla minuta valorizzazione della ammaliante eufonia di questa pagina, al Mendelssohn del Concerto in Re minore MWV O4 in duo con Alessandro Deljavan. Daniela e Alessandro hanno padroneggiato quest’opera come soltanto chi ne ha assimilato sin dalla più giovane età l’idioma e le prerogative stilistiche. Interpretazione impeccabile, anche da parte dell’orchestra, governata da un mirabile senso dell’equilibrio tra le atmosfere e i diversi registri espressivi. Anche se non c’è dubbio che la Cammarano giganteggi anzitutto nei momenti in cui ha avuto l’opportunità di far apprezzare il proprio temperamento lirico, distendendo una cavata di rara intensità emozionale e cantabile come nel bis in cui ha elevato, insieme all’oboista, il tema musicale del film Schindler’s list di John Williams. Applausi anche per il pianista, che è riuscito a cogliere in ogni circostanza con intelligenza e sensibilità esemplari l’essenza del segno mendelsshoniano, attraverso il fascino vaporoso del suono e la vellutata morbidezza e naturalezza del tocco. Il festival si è chiuso con una riflessione sul secolo breve, che ha nel sassofono il suo strumento principe e sul futuro della musica, con il Mediterranean Sax Quartet e gli “Incontri acusmatici”, con sei autori, Barbato, Buoninfante, Giordano, Lanzalone, Palladino e Turaccio, signori di quella, ancora per molti, misteriosa combinazione fra sviluppo tecnologico e pratiche compositive che ha di fatto abbattuto le barriere della musica.