Stefano Secco: il tenore-percussionista sarà Edgardo - Le Cronache
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Stefano Secco: il tenore-percussionista sarà Edgardo

Stefano Secco: il tenore-percussionista sarà Edgardo

Il cantante, ex allievo del grande Tullio De Piscopo, sarà al fianco di Gilda Fiume nella Lucia di Lammermoor che inaugurerà l’autunno caldo del teatro Verdi di Salerno

DI LUCA GAETA

Saràil tenore Stefano Secco ad il ruolo di Edgardo nella Lucia di Lammermoor, terzo titolo in cartellone per la stagione 2017/18 presso il Teatro Verdi di Salerno. Milanese di nascita, inizia il suo percorso musicale studiando percussioni, diplomandosi con Tullio de Piscopo. Il primo importante debutto come tenore avviene a Sassari, nel ruolo di Fenton, presso il Teatro Verdi di Sassari. Poi la definitiva svolta e affermazione con La Bohème, presso il Teatro Regio di Parma. Da quel momento l’attività artistica del giovane tenore è un susseguirsi di grandi successi di pubblico e critica nei più importanti teatri italiani e stranieri, fra cui: Teatro Regio di Torino, Fenice di Venezia, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro alla Scala, Comunale di Firenze, Massimo di Palermo ed ancora, Staatsopera di Vienna, Deutsche Oper di Berlino, Coven Garden di Londra, per citarne alcuni, lo abbiamo raggiunto nel corso delle prove.

L.G.Al suo attivo ha un repertorio che comprende otre trenta titoli. Dal bel canto, all’opera francese, Puccini e tanto Verdi. Qual è secondo lei il repertorio più congeniale alla sua vocalità e qual è l’autore a cui si sente particolarmente legato?

S.S. “Indubbiamente amo poter spaziare fra questi diversi linguaggi: allargarmi verso determinati repertori, per poi tornare indietro, come può essere cantare Lucia o l’opera francese, ad esempio il Werther. Sicuramente eviterei di stabilizzarmi su un repertorio vocalmente “pesante”, che in ogni caso affronto sempre rifacendomi al bel canto come tecnica di base, cioè ricercando un tipo di legato che non faccia mai perdere di vista lo stile, orientando l’emissione verso un suono puro, che non permetta interpretazioni troppo caricate e volgari. La mia voce rimane quella degli inizi, ossia di natura sostanzialmente lirica, ma che con la tecnica e l’esperienza ha acquistato un suono più corposo e la possibilità di affrontare ruoli vocalmente più spinti.Non ho particolari preferenze, se non affettive e di natura puramente vocale. Sicuramente Verdi e Puccini, avendo iniziato questa carriera debuttando con Falstaff e Bohème, anche Donizetti ed il repertorio francese”.

L.G.Solitamente coma affronta lo studio di un personaggio, sia dal punto di vista vocale, che scenico, nello specifico quello di Edgardo?

S.S.“Tutto ha origine dal testo, esso mi aiuta ad individuare i momenti da caratterizzare. Poi il tutto deve collimare con la musica, dopodiché comincio a pensare all’azione scenica. Ovviamente, sia musicalmente che scenicamente ci si confronta sempre con i maestri, che hanno delle volte diverse interpretazioni e possono arricchire ed offrire lo spunto per nuove chiavi di lettura”. Il personaggio di Edgardo è caratterizzato da un’inquietudine costante. Anche quando si lascia andare ai momenti che apparentemente potrebbero risultare più distesi e tranquilli, egli vive sempre un dualismo psicologico, un senso di colpa, al punto di farlo totalmente sentire responsabile della “pazzia” di Lucia.

L.G.Qualche anticipazione su questa Lucia?

S.S.“La messinscena che il regista ha individuato è di tipo classico, con grande rispetto del libretto e della partitura, che in particolar modo per Lucia, trovo sia la chiave di lettura più congeniale. Dal punto di vista musicale, sarà tagliata la scena della torre, il duetto Enrico – Edgardo, che se da un lato non rappresenta il momento musicale più coinvolgente, dall’altro offrirebbe una serie di chiarimenti per l’intera vicenda, comunque è prassi consolidata inserirlo o meno”.

L.G.Quale consiglio potrebbe dare a coloro che desiderano intraprendere il suo stesso tipo di percorso?

 S.S.In primisdi coltivare ed alimentare la propria passione, documentandosi, ascoltando molto, cercando di costruirsi un proprio gusto, sempre nel rispetto della partitura e della musica. Il tipo di studio che forma un cantate deve essere di tipo costante, proprio per questo credo che le numerosissime masterclass, ormai presenti su tutto il territorio nazionale ed oltre, non siano la soluzione ideale, o meglio definitiva. A mio parere questo mestiere si impara vivendo il palcoscenico, confrontandosi con i vari colleghi, i direttori, i registi e ancor prima di poter arrivare a questo traguardo, con lo studio costante e meticoloso”.

L.G.Quali saranno i tuoi prossimi impegni?

S.S.“Tanto Verdi! A breve alla Fenice di Venezia con Macbeth,Rigoletto a Cagliari, che ho cantato l’ultima volta a La Scala, non poco tempo fa, quindi potremmo definirlo un ritorno. Poi Un ballo in Mascherain Francia, Madama Butterflyin Portogallo a Lisbona ed un altro importante ritorno Fausta Nizza”.