Splendori vocali e strumentali dal barocco alla Scuola Russa - Le Cronache
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Splendori vocali e strumentali dal barocco alla Scuola Russa

Splendori vocali e strumentali dal barocco alla Scuola Russa

Domani sera, alle ore 20,30 in Santa Maria De Lama musica di raro ascolto offerta dalle voci di Pasquale Auricchio e Giada Campione, Sergio Caggiano, Lorena Oliva ed Elisa Sessa

Di ARISTIDE FIORE

Nella straordinaria cornice della chiesa Santa Maria De Lama, domani sera alle ore 20:30,  si terrà  un concerto per la chiusura del mese mariano. protagonisti di questa serata che proporrà musica di raro ascolto, saranno il controtenore Pasquale Auricchio e il soprano Giada Campione, con al pianoforte Lorena Oliva, i quali divideranno la scaletta con il violista Sergio Caggiano, nonché organizzatore del concerto con la sua associazione culturale Arechi, in duo con la pianista Elisa Sessa.  I cantanti eseguiranno dall’oratorio Il trionfo del tempo e del disinganno di G. F. Haendel due arie: Lascia la spina, la cui melodia era stata usata inizialmente come danza asiatica nell’Almira . La musica è stata impiegata, quindi nell’aria “Lascia la spina, cogli la rosa”, affidata al Piacere nell’oratorio Il trionfo del tempo e del disinganno. Handel ha successivamente riutilizzato l’aria nel secondo atto del Rinaldo, con un nuovo testo, affidato al personaggio di Almirena e rivolto al suo carceriere Argante, “Tu del ciel ministro eletto”, aria di chiusira dell’oratorio. L’aria, un Adagio semplice, introduce l’angelica melodia del soprano con un piccolo ensemble di archi che suona tre note ripetute, fino a quando i violini lentamente prendono il sopravvento per creare un motivo affascinante, ripetuto espressamente dalla cantante. Seguirà il Laudamus te dal Gloria di Antonio Vivaldi, una delle pagine più avvincenti e conosciute del musicista veneziano, un duetto dal clima festoso. La chiarezza formale della pagina è assicurata dalla ripresa cadenzata del ritornello strumentale. Alessandro Scarlatti si è cimentato quattro volte con il testo del “Salve Regina”, da cui trae composizioni con organici sempre diversi. In quella proposta, linea con lo stile moderno, Scarlatti sceglie di non enfatizzare i singoli momenti del testo, ma invece di fornire una coerenza a ciascuna sezione, mantenendo gli espedienti espressivi per valorizzare alcuni elementi punta invece ad una scrittura armonica e melodica ricca e al virtuosismo delle parti vocali. L’ esecuzione si basa sul manoscritto conservato presso la Biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, la cui scrittura appare molto meticolosa, in particolare rispetto ai segni dinamici e ai segni di espressione (come staccati, legature, ecc.), che espongono i solisti ad un’esecuzione piena di contrasti e di cambiamenti dinamici imprevisti. I cantori ci saluteranno con un’ Ave Maria composta da Vladimir Vavilov intorno al 1970. Si tratta di un falso musicale, erroneamente attribuito al compositore barocco Giulio Caccini. Lo stesso Vavilov registrò e pubblicò per primo il brano nel 1972 per l’etichetta russa Melodiya, attribuendolo ad autore anonimo. Si ritiene che la composizione sia stata ascritta a Caccini dopo la morte di Vavilov, da parte dell’organista Mark Shakhin, uno degli esecutori della prima registrazione.  Sergio Caggiano ed Elisa Sessa esordiranno con l’Elegie di Aleksandr Glazunov, datata 1893, pensata e composta in memoria di Anton Rubenstein o Ciajkovskij, ricca di emozioni, e di pathos. Un Allegretto in Sol Minore che si svolge senza fretta, con calma, colpendo per la luminosità del linguaggio musicale e dello stile essenziale. Gran finale con la sonata per viola e pianoforte di Mikhail Glinka, datata 1825 ma mai completata. Il manoscritto si interrompe, infatti, proprio alla fine, a poche misure dalla barra finale del secondo movimento, che in realtà è due movimenti in uno. Aveva inteso un quarto movimento, una polka rondò, e ci sono degli abbozzi esistenti, ma non se ne è mai occupato. Le ultime battute del terzo movimento furono completate dal musicologo e studioso russo V. Borisovsky nel 1932. Il movimento di apertura è la sintesi del pensiero musicale del giovane Glinka. Praticamente nulla di simile era stato composto in Russia fino a questo momento. La musica è a volta lirica, drammatica e burrascosa e molto romantica con una scrittura molto brillante per entrambi gli strumenti. Il secondo movimento, ne raccoglie due in uno. La prima parte è un Larghetto seducente, simile a una canzone, mentre la seconda è molto drammatica.