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SPECIALE TERREMOTO XXXIX: Da Cetara a Salerno a piedi in un sol fiato nella notte del Terremoto

Di MARCO MARTINO
Ero a Cetara all’epoca mio zio aveva comprato un ristorante bar, l’attuale S.Pietro e, il sabato finita la scuola andavo a dare una mano e la Domenica mattina alle 5 andavo ad aiutare un altro zio a tirare le reti: all’epoca si operava a mano senza nessun aiuto meccanico ma, soprattutto bisognava vogare. Il pomeriggio restavo con gli amici nella piazzetta di Cetara e la sera prendevo l’ultima Sita per tornare a casa, poiché il lunedì dovevo andare a scuola. Ricordo che eravamo appena usciti da una festa in casa di un amico (all’epoca le feste cominciavano alle 17 e finivano presto soprattutto in un paese come il mio) e ci fermammo al bar di fronte al convento per vedere 90^ minuto e infatti mentre stavamo vedendo le immagini della famosa sintesi Jevuntus-Inter e un mio amico sbatté le mani sul bancone, proprio sulla traversa colta dalla Juve, per scherzo ma contemporaneamente, si cominciò a sentire un rumore e il bancone del bar saliva e scendeva come una giostra . Qualcuno gridò il terremoto e scappammo tutti verso la Marina. Nel frattempo il campanile della chiesa sembrava venirci addosso la strada si rimpicciolì e la gente per scappare si calpestava, poi il buio pesto. Arrivato alla marina il mio primo pensiero fu di guardare verso Salerno e la vidi tutta spenta, un incubo Non sapevo nulla di casa mia, provai a telefonare, purtroppo nessuno rispondeva. I pensieri si affollavano angoscianti, pensai sono scappati ma non mi rassicurai. Avuta finalmente notizia che i miei parenti in loco stavano tutti bene e che non c’era stato nessun crollo, mi incamminai a piedi verso Salerno, al buio, da Cetara sino al ponte dell’Olivieri. Arrivato a casa il palazzo era tutto intero e tirai un sospiro di sollievo, ma adesso dovevo riunirmi ai miei cari, ed ebbi una felice intuizione, erano da mio zio giù al porto al Ristorante del Golfo.