Senza lavoratori oggi non ci sarebbe l’Italia - Le Cronache
Attualità

Senza lavoratori oggi non ci sarebbe l’Italia

Senza lavoratori oggi non ci sarebbe l’Italia

Il pilastro fondante del nostro Stato non è un’astrazione ideologica, ma la concretezza del lavorare e del produrre

 Di Marianella Malafronte

Il 1 maggio è la festa dei lavoratori, non un motivo per saltare i doveri e le cose da fare. In questo giorno bisogna ricordare in che modo i lavoratori nel corso del tempo sono riusciti a contrastare le avversità e le sottomissioni. Durante le varie epoche storiche che si sono susseguite le figure più rilevanti sono sempre stati i titolati o chiunque abbia in qualche modo influenzato la società e la cultura.Quello che non tutti sanno è che i lavoratori sono da annoverarsi tra questi. Come recita anche l’art.1 della Costituzione Italiana, l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Andiamo al supermercato e compriamo il latte: come c’è arrivato? Come lo troveremmo imbottigliato se non ci fosse una persona a mungere la mucca, un altro che lo trasportasse negli stabilimenti, altri che provvedessero a ultimare le fasi di conservazione e imbottigliamento? Insomma, come fa a esserci il lavoro senza i lavoratori? Specialmente in questo periodo di crisi, in cui una parte degli italiani non si sposta da casa, rispettando le misure di prevenzione per la salute pubblica, mentre l’altra si adopera per garantire i beni necessari alla sopravvivenza. Ovviamente quando parliamo di lavoratori non bisogna pensare solo alla popolazione maschile, ma anche a quella femminile. I due sessi ormai sono alla pari, non siete d’accordo? Sentitevi fieri, voi che siete il motore di questo Paese! Senza di voi non esisterebbe l’Italia, non esisteremmo noi! Siamo tutti bravi a parlare, ma ad agire no! L’articolo Uno della nostra Costituzione ci dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro. In altre parole, si dichiara che il pilastro fondante del nostro Stato non è un’astrazione ideologica, ma la concretezza del lavorare e del produrre.
(Andrea Camilleri)

Articolo Successivo