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Scafati. Scafati Sviluppo: l’Antimafia indaga sull’ex Copmes, la procura ordinaria cura un altro filone

VALERIA COZZOLINO
SCAFATI. Le mani dell'Antimafia anche su Scafati Sviluppo: nel mirino degli uomini della Dia di Salerno finisce anche la partecipata comunale di Palazzo Meyer.
Diversamente da quello che si potrebbe pensare però, non è l'appalto per la reindustrializzazione dell'area ex Copmes da 18milioni di euro ad essere finito nel mirino, ma un'altra questione.
In particolare gli uomini dell'Antimafia di Salerno hanno effettuato l'acquisizione delle documentazioni alla base della compravendita di un capannone nell'area industriale. L'acquisto risale al 2011 e il pagamento del 30% all'anno successivo. Infatti in quella data fu effettuata la compravendita di uno spazio destinato ai capanni nell'area ex Copmes ad una società che si occupa della vigilanza sul territorio comunale.
La stessa ditta che qualche tempo dopo, avrebbe avuto una serie di affidamenti diretti del servizio di vigilanza a Scafati, già oggetto di acquisizioni da parte dell'antimafia di Salerno nel comando di polizia municipale di via Pietro Melchiade a Scafati.
L'Antimafia sta verificando infatti anche il costo di quel capannone venduto all'istituto di vigilanza nonché la congruenza rispetto al “listino” di Scafati Sviluppo. Non ultima la verifica finanziaria dell'opera poi messa in vendita dalla Stu diretta all'epoca dei fatti da Giovanni Cannavacciuoli e prima da Filippo Sansone.
Fu con quella gestione che fu messa in campo la vendita dello spazio all'istituto di vigilanza che ha sede a Salerno. In quello stesso anno fu anche bandita la gara per la realizzazione di una parte dell'area: il responsabile del procedimento era la dirigente Maria Gabriella Camera. Ma a dire il vero la società di vigilanza salernitana è stata una delle prime ditte a manifestare il suo interesse per un suolo all'interno dell'area ex Copmes già fin dal 2009 quando a capo della Stu c'era Aurelio Voccia De Felice, figlio dell'ex sindaco di Scafati.
Lo stesso Voccia che qualche mese fa è finito nel mirino dell'Antimafia – indagato – per aver pagato una tangente ad Alfonso Loreto e Luigi Ridosso per “far lavorare senza problemi” la ditta che gestiva il servizio strisce blu a Scafati tra il 2009 ed il 2015 (L'Aipa di Milano).
Non è escluso che l'affaire vigilanza-cosa pubblica su cui si sta spostando l'attenzione dell'antimafia negli ultimi giorni, sia una pista suggerita proprio da Alfonso Loreto che da qualche settimana è stato inserito nel programma di protezione testimoni perché divenuto “collaboratore di giustizia”.
La procura di Nocera indaga da tempo sulle distanze dal cimitero
SCAFATI. L'inchiesta parallela sull'ex Copmes coordinata invece dalla Procura di Nocera Inferiore, riguarda invece la distanza dal cimitero dubbia.
La Procura nocerina non aveva riconosciuto nessun sequestro ma aveva iscritto nel registro degliindagati dieci persone con l'accusa di abuso edilizio per la realizzazione dell'ex Copmes.
L’indagine della Procura di Nocera Inferiore affidata al sostituto procuratore, Roberto Lenza, riguardava infatti il progetto redatto dallo studio Giugiaro.
Nel registro degli indagati sono finite per ora dieci persone tra tecnici comunali, professionisti e consiglieri del Cda di Scafati Sviluppo la società partecipata che si è occupata del progetto di reindustrializzazione. Nel mirino, chi ha istruito la pratica edilizia a partire dalla responsabile del Piu Europa, Maria Gabriella Camera, a seguire i tecnici Andrea Matrone, Aniello Cirillo e Maurizio Albano, l’ex amministratore delegato di Scafati Sviluppo Giovanni Cannavacciuoli, con i componenti del cda Alfredo D ’Ambruoso e Maria De Rosa. E infine i tecnici esterni, l’architetto progettista Valeriano Pesce, e coloro che hanno curato la pratica per l’edificazione dei capannoni, Massimo Di Salvo e Giampiero Imparato. Esclusi dall’inchiesta i politici. (v.c.)