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Scafati. Ma la minoranza non ha sette firme, Raviotta: “Mi dimetto solo per l’ospedale Scarlato”

Di Adriano Falanga
“Le dimissioni del sindaco comporterebbero anche lo scioglimento del consiglio comunale. Le dimissioni dei consiglieri portano alla decadenza del sindaco e dei consiglieri. Il risultato non cambia” sostengono i sei consiglieri sfidanti. Non è propriamente così, perché la decadenza permetterebbe al primo cittadino la tanto agognata ricandidatura. Ad ogni modo: “Abbiamo bisogno solo di sette delle vostre firme. La politica di opposizione non si svolge nei tribunali, con denunce, con falsità ma si pratica con proposte serie e alternative che solo il popolo con il consenso può giudicare”. La città però si chiede: perché solo in sette, e non tutti e 14 consiglieri di maggioranza? Semplice, perché dall’opposizione non è affatto sicuro di trovare sette disponibili a dimettersi.
La minoranza conta nove componenti, ma ad essere in dubbio sono Michele Raviotta (Cotucit), Angelo Matrone (Fdi) e Filippo Quartucci (Pd). Se gli ultimi due non si sono espressi, Raviotta ha già fatto sapere di non inseguire “la contrapposizione ideologica” ma di essere disposto a dimettersi solo per una causa comune, quale ad esempio l’ospedale Scarlato. Il civico ex pd, dato politicamente vicino al primo cittadino spiega: “Io sono per la politica dei fatti, non delle chiacchiere. Lavoro per la città, ed è l’unico mio interesse. Non mi appasiona lo scontro ideologico e non mi dimetterò affatto per queste cose – e aggiunge infine – abbiamo chiesto insistentemente come Cotucit un incontro con Enzo De Luca per discutere di Ospedale. Se da questo incontro non emergerà nulla di significativo allora si che mi dimetterò, invitando a fare lo stesso i miei colleghi consiglieri”.