Scafati. La protesta degli studenti: "adesso basta!" - Le Cronache
Provincia Agro Nocerino Sarnese scafati

Scafati. La protesta degli studenti: “adesso basta!”

Scafati. La protesta degli studenti: “adesso basta!”

Di Adriano Falanga

<<In piazza per dire basta alla “Buona Scuola” e ad un sistema malato che da anni colpisce la nostra città>>. Così Manuel Masucci, rappresentante d’Istituto del liceo Caccioppoli. Un lungo corteo ha attraversato la città ieri mattina, facendo tappa finale presso Palazzo Mayer. Il corteo, organizzato dall’UDS “Unione Studenti Scafatesi”, ha creato non pochi disagi alla già martoriata viabilità scafatese, complice anche il mercato settimanale e i tanti cantieri per la nuova rete fognaria. Protestano contro la “Buona Scuola”, la riforma del governo Renzi che ha introdotto l’alternanza scuola lavoro, protestano contro la provincia, responsabile di fatto della precarietà dell’istituto di via Velleca, della mancata realizzazione della palestra e di nuove aule. E protestano contro l’assenza politico istituzionale causata dallo scioglimento del consiglio comunale. Disagi che si riversano principalmente su di loro, le nuove generazioni. L’alternanza scuola-lavoro, obbligatoria per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori, è un’esperienza educativa, coprogettata dalla scuola con altri soggetti e istituzioni. Il percorso di alternanza scuola-lavoro offre agli studenti l’opportunità di inserirsi, in periodi determinati con la struttura ospitante, in contesti lavorativi adatti a stimolare la propria creatività.

1-proteste3<<Sono ormai due anni che nel liceo Renato Caccioppoli di Scafati l’alternanza va avanti, aumentando sempre di più malumori e critiche da parte di ogni componente scolastica, sempre più spaesata e incapace di gestire questo nuovo progetto in cui il Governo non è mai sembrato vicino – spiega Masucci – Nelle varie assemblee tenutesi all’interno del nostro plesso scolastico sono stati riscontrati vari problemi di varia natura. Il primo e più lampante riguarda la poca decisionalità da parte dei ragazzi nella scelta dell’attività di alternanza>>. Un’indecisione specchio anche delle difficoltà sociali in cui versa la città. <<Il motivo fondamentale di questa “indecisionalità” è la mancanza di ambienti lavorativi che si propongono di ospitare dei ragazzi, nel momento in cui il suolo scafatese è carente di possibili luoghi di lavoro consoni a dei percorsi di studio come quelli liceali, carendo quindi nel rapporto scuola-lavoro. Ciò fa emergere anche le disuguaglianze che ci sono tra i vari territori, dal momento in cui la città di Scafati non offre qualcosa di veramente formativo agli studenti, quindi alla popolazione, perché si punta solo sul consumo di prodotti – spiega ancora Manuel Masucci – Ci sarebbe perciò bisogno di potersi spostare in un raggio di chilometri più ampio. Ma questa possibile soluzione introduce un altro problema. La mancanza dei finanziamenti>>.

“Non vogliamo imprese colluse con la camorra”

1-proteste (2)Spesso i ragazzi in alternanza si sono ritrovati a doversi pagare gli spostamenti dalla propria casa al posto di alternanza, pur usufruendo di mezzi pubblici o autobus privati <<Questo problema viene maggiormente sentito dalle classi di quarta, che si sono ritrovate in terza con un bus pagato per determinate uscite, mentre quest’anno sono costretti a pagare ogni chilometro da percorrere anche se si tratta di andare in posti lontani 20-30 chilometri>> spiegano gli studenti. Poi c’è il caso della 3D linguistico <<ritrovatasi a fare alternanza come “docenti” di francese alle elementari, senza tutor esterno e con ovviamente mezzi e spese materiali non pagati>>. O ancora il caso della IV C scienze applicate <<che, dopo aver scelto un’azienda a suo tempo, finì per ritrovarsi all’Università, in una situazione di stallo più totali, con gli alunni ignari del loro percorso didattico>>. Fanno quadrato gli studenti. <<Come UDS Scafati, proporremo prossimamente uno statuto delle studentesse e degli studenti in alternanza scuola-lavoro, in modo da essere tutelati da casi di vero e proprio sfruttamento da parte delle aziende, e per decidere e proporre noi i progetti formativi da compiere – poi la forte denuncia – proponiamo un codice etico per le aziende che si propongono: non è formazione quella fatta in aziende colluse con la camorre, aziende che inquinano il territorio, che non rispettano l’ambiente, che non rispettano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e, infine, alle aziende che non fanno formazione ai propri dipendenti>>. Il 9 maggio è anche l’anniversario della morte di Peppino Impastato: <<come lui diciamo no alle camorre sul nostro territorio che inquinano le amministrazioni e praticano la logica del più forte. Noi praticheremo invece l’alternativa e urleremo il nostro dissenso agli enti preposti>>