Salerno in Jazz con il Conservatorio Martucci - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Salerno in Jazz con il Conservatorio Martucci

Salerno in Jazz con il Conservatorio Martucci

Questa sera, alle ore 21, la serata inaugurale della VI edizione sul palcoscenico del teatro Augusteo con la tuba di Alexandre Cerdà Belda e la chitarra di Francesco Buzzurro. Domani i ritmi mediterranei di Tullio De Piscopo e il 31 l’eleganza della serata crossover con Bolling, Ellington e “blue” Chopin

 

Di Olga Chieffi

Al via questa sera al Teatro Augusteo, la VI edizione del Salerno Jazz Festival, che chiude in bellezza le produzioni del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci di Salerno”, firmate da Mariella Giordano e Luigi Avallone. Questa sera, alle ore 21, si parte con l’omaggio al grande tubista Ray Draper, il cui suono innovativo sarà evocato da Alexandre Cerdà Belda al basso tuba, con Giulio Martino ai sassofoni, Rocco Zaccagnino alla fisarmonica e all’accordina, Leonardo De Lorenzo alla batteria, con la tuba assoluta protagonista che sentirete in una particolare veste sia melodica che armonica e ritmica, un quartetto particolare che eseguirà “L’incantatore di Armanda Desidery, “Con tres calabras” di Osvaldo Farrès, Spring Time di Giulio Martino e Children’s Play Song di Bill Evans. A seguire il chitarrista Francesco Buzzurro in “One Man Band”. Definito da Ennio Morricone “tra i più grandi al mondo perché capace di far fruire a tutti la musica colta”, l’artista presenterà il live dal titolo “One Man Band”, in cui reinterpreterà con personali arrangiamenti, rileggendo il songbook di George Gershwin, evocando il tango moderno di Astor Piazzolla, passando per il linguaggio del grande Tom Jobim, con la sua immaginazione armonico-ritmica, e l’omaggio al grande Django Reinhardt, la mano sinistra del diavolo, il quale, “inventandosi” nuove diteggiature, con l’indice e il medio che scorreva la tastiera aumentando velocità e precisione, con l’anulare e il mignolo, parzialmente paralizzati, diventò precursore dell’uso delle ottave (poi divenute il “marchio di fabbrica” di Wes Montgomery) e prendendo dei semibarrè che arricchivano gli accordi di none e tredicesime e sui quali la portentosa mano destra eseguiva dei “rullii” secchi ed energici similari proprio a quelli di un rullante di batteria, rivoluzionò la chitarra jazz. Domani arriva Tullio De Piscopo con il suo nuovo progetto che coinvolge Luigi Di Nunzio ai sassofoni, Bruno Manente alle tastiere, Domenico Basile alle chitarre, Paul Pelella al basso, Carlo Salentino percussioni. Un concerto che è la “summa” della produzione del grande batterista, 51 anni di musica senza padrone un progetto ricco di Ritmo & Passione: due aggettivi che, non a caso, disegnano nell’immaginario collettivo i colori e l’energia di Napoli e il fenomeno musicale che dagli anni ‘70 ad oggi ha influenzato intere generazioni, originando un suono ibrido, carico di vibrazioni, che mescola e fonde generi fino ad arrivare ad un proprio sound innovativo ed originale, fatto di rabbia, poesia e messaggi sociali. Il 31 ottobre, a chiudere la rassegna è una serata di rara eleganza nel segno del crossover. In prima pedana ci sarà il Quartetto Bolling con “Il Flauto nel Jazz”. Sul palco: Antonio Senatore al flauto, Raffaele Maisano al pianoforte, Marco Cuciniello al contrabbasso, Felice Marino alla batteria. Era il 1976 e già da anni le commistioni trasversali fra generi diversi erano assai diffuse, ma mai fino ad allora un’operazione discografica di questo genere era riuscita a restare per ben due anni in cima alle hit-parade. Il disco in questione era la Suite pour flûte et piano jazz trio, scritta da Claude Bolling per il caposcuola del magistero flautistico francese Jean-Pierre Rampal, I tempi Baroque and blue, Sentimentale, Javanaise, Fugace, Irlandaise, Versatile e Veloce, sono un vero ricamo sulla oramai bisunta storia dell’incontro tra musica colta e jazz, la celebrata Third Stream Music, su cui sono stati scritti fiumi d’inchiostro. Da questo momento la pista della contaminazione tra i generi cambiò i connotati mediali da stravagante curiosità a fenomeno culturale, cui fu data appunto l’etichetta di “crossover music”. A chiudere, il Jazz Ensemble Martucci con Stjepko Gut alla tromba, Sandro Deidda al sax tenore, soprano e clarinetto, Simone Loffredo al sax baritono e contralto, Umberto Elia al pianoforte e alle tastiere, Lorenzo Guastaferro al vibrafono e alle percussioni, Francesco Galatro al contrabbasso e al basso elettrico, Ivano Petti alla batteria e alle percussioni. Il programma si apre con una chicca la “Sugar Rum Cherry” di Duke Ellington in cui riconosceremo la melodia della Fata confetto dello Schiaccianoci di Tchaikovsky. E ancora, l’humoresque di Dvoràk e un po’ di Chopin che sa diventare Blu, sulle tracce del contrabbassista John Kirby e del suo “Minute Waltz”.