Salerno, crolla la competitività. Ecco come resistere alla crisi - Le Cronache
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Salerno, crolla la competitività. Ecco come resistere alla crisi

Salerno, crolla la competitività. Ecco come resistere alla crisi

 Crolla la competitività della provincia di Salerno, l’unica a perdere posizioni in Campania secondo uno studio realizzato dalla Federico II di Napoli. Produttività, governance&ambiente, economia, capitale umano, infrastrutture e ricerca&innovazione i settori analizzati dall’Ateneo napoletano negli anni compresi tra il 2007 e il 2012. “Settori sui quali in cinque 5 anni la provincia ha perso ben 14 posizioni passando dalla 66esima del 2007 all’80esima del 2012. Le ragioni? La produttività è crollata, non ci sono più le grosse imprese e quelle piccole stentano ad emergere soprattutto a causa di una  ressione fiscale che in Campania è tra le più alte d’Italia”, commenta Carlo Barbagallo, già numero uno dei Giovani di Confindustria Campania e amministratore unico della Cofiba, che indica in “talento, formazione, e innovazione” la ricetta per la ripresa industriale del territorio.

La provincia di Salerno perde terreno sul fronte della competitività. Come se lo spiega?

La produttività è crollata, non ci sono più le grosse imprese e quelle piccole stentano ad emergere soprattutto a causa di una pressione fiscale che in Campania è tra le più alte d’Italia. Come dimostrano gli ultimi dati diffusi da Bankitalia una delle voci che pesano in misura maggiore sul contesto economico regionale è l’autonomia impositiva sulle aliquote Irap e Irpef. Dal 2010, infatti, in base all’automatismo scaturito dall’elevato disavanzo sanitario, l’asticella del prelievo delle due imposte è andata oltre il massimo previsto per legge: per l’Irap l’aliquota ordinaria è del 4,97; per l’Irpef siamo al 2,03%. E’ chiaro che in un contesto già duramente colpito dalla crisi, questa è la botta finale se aggiunta ad altre evidenti diseconomie.

A che cosa si riferisce?

Le imprese che da noi pagano le tasse e le assicurazioni, oltre che il denaro in modo evidentemente maggiore che in altre parti della nazione, hanno anche da sconfiggere mali atavici che sussistono e sopravvivono anche per un evidente mancanza o limite delle istituzioni. Parlo ovviamente della pubblica sicurezza e dell’ambiente che sono sicuramente ostacoli imprenditoriali difficili da superare. Che siano incentivi, detassazioni o semplicemente misure compensative, siamo arrivati al punto in cui o vengono messi in atto interventi urgenti o si rischia di desertificare, dopo le industrie che fisicamente non esistono più, anche le iscrizioni alle camere di commercio locali.

Come si resiste alla crisi in Campania?

Innanzitutto puntando sulla dinamicità dell’azienda, sia dal punto di vista interno che territoriale. Età media di 35-36 anni, formazione, un sistema premiale meritocratico, trasparenza, capacità di innovare.

Su quali settori dovrebbero investire di più le istituzioni?

Su quei settori che, nonostante la crisi, ancora sono capaci di esprimere eccellenze che ci rendono orgogliosi e riconoscibili nel mondo: dal meccanico all’agroalimentare, dal chimico al farmaceutico e al manifatturiero, tutto il settore delle telecomunicazioni, dell’aerospazio e della green economy. Comparti che possono avere un futuro sia per il know how acquisito sia perché possono trarre risorse dalla posizione strategica del territorio.

Secondo gli ultimi dati Unioncamere la regione ha il record di imprese under 30. Come se lo spiega?

E’ un dato che si giustifica con la maggiore propensione e fantasia dei campani e in genere del popolo del Mezzogiorno ad adattarsi alle criticità. Il Sud sente meno la crisi rispetto al Nord perchè in crisi c’è sempre stato. Ed è normale che nelle fasi di cattiva congiuntura chi meglio è riuscito ad adattarsi alle sofferenze sia capace di affrontare in maniera più dinamica le criticità economiche.

 

Tabella 

PROVINCE INDICE

COMPETITIVITA’

(in parentesi la variazione dal 2007)

PISIZIONE 2012 POSIZIONE 2007 VARIAZIONE

2007-2012

Firenze 17,513 1 2 ↑1
Milano 16,783 2 1 ↓1
Trieste 15,701 3 13 ↑10
Bologna 14,585 4 4
Cremona 13,171 5 46 ↑41
Roma 12,493 6 6
Padova 11,813 7 8 ↑1
Bolzano 11,728 8 18 ↑10
Parma 11,090 9 11 ↑2
Verona 10,318 10 9 ↓1
Napoli 8,051 13 33 ↑20
Caserta 1,379 41 67 ↑26
Avellino -3,880 73 81 ↑8
Salerno -4,953 80 66 ↓14
Benevento -7,188 94 96 ↑2
Vibo V. -15,584001 103 71 ↓32

 

Classifica dell’indice di competitività delle province italiane e variazione 2007-2012 (top 10+campane+ultima)