Sequestro lampo, in Yemen, per un italiano rapito e liberato dopo poche ore a Sanaa grazie a un blitz delle forze di sicurezza. L’uomo, un funzionario dell’Undp (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), viaggiava a bordo di un veicolo blindato. L’uomo, Pierfrancesco Consalvo (foto), funzionario dell’Undp (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), originario del salernitano, viaggiava a bordo di un veicolo blindato. Secondo una prima ricostruzione, con lui c’era anche una donna, una funzionaria locale della stessa organizzazione, e quando il mezzo è stato bloccato da un pick-up e da un taxi e i due sono scesi per chiedere spiegazioni sono stati spinti nel taxi e portati via. Poi invece è arrivato il chiarimento del ministero dell’Interno secondo cui il secondo rapito era l’autista dell’italiano. Ci sono stati momenti di paura – in Yemen le cellule qaediste impazzano – e la Farnesina ha immediatamente attivato «tutti i canali» per seguire il caso. Ma a risolvere il sequestro ci hanno pensato le forze di sicurezza yemenite che, secondo alcune fonti, hanno liberato l’italiano e arrestato i rapitori all’uscita di Sanaa. Ma la dinamica non è chiara e, secondo altre fonti, le forze di sicurezza hanno fatto irruzione in una casa dove gli ostaggi erano stati portati. Non è chiara se ci sia stato un conflitto a fuoco. Secondo il ministero dell’Interno sarebbe stato liberato anche il suo autista. L’ex ostaggio è «in buona salute» hanno fatto sapere le stesse fonti. Anche la moglie di Consalvo ha fatto sapere di aver parlato direttamente col marito che gli ha riferito di essere in buone condizioni di salute e che il peggio era passato. Non ci sono dettagli sui rapitori, che sono stati arrestati, e sulle ragioni del rapimento. In Yemen i rapimenti di stranieri sono frequenti e spesso gli ostaggi occidentali vengono usati come forma di pressione sul governo centrale per soddisfare rivendicazioni di gruppi tribali contrapposti. Ma spesso gli autori sono qaedisti che usano i rapimenti come fonte di finanziamento : nelle loro mani c’e un cittadino sudafricano che minacciano di morte se non verrà pagato un riscatto. Il gruppo detiene anche un diplomatico saudita rapito nel marzo 2012 ad Aden, nel sud del Paese, e un diplomatico iraniano sequestrato il 21 luglio 2013 a Sanaa. La situazione nel paese è estremamente tesa e gli episodi di violenza sono continui. Ieri sono morti venti soldati in un attcco lanciato proprio da Al Qaeda contro un check point dell’esercito. In Yemen i rapimenti di stranieri sono frequenti e spesso gli ostaggi occidentali vengono usati come forma di pressione sul governo centrale per soddisfare rivendicazioni di gruppi tribali contrapposti. Sul suo profilo facebook Pierfrancesco Consavol ha spesso rimarcato le condizioni di precarietà in cui si vive a Sanaa. Il 27 febbraio raccontava di un precedente rapimento ad una collega: “E’ stata molto fortunata la collega si vestono da poliziotti e poi ti tirano fuori dalla macchina e ti portano via. tutto e’ andato bene, ma gli attentatori – e questa e’ la parte peggiore – si sono dileguati. come sempre in yemen non li prendono mai”. Mai avrebbe immaginato di essere vittima della stessa sorte e, per fortuna, con il medesimo epilogo. (g*)
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