Russo, il pm rottamatore. Oggi il convegno a Palazzo di Giustizia - Le Cronache
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Russo, il pm rottamatore. Oggi il convegno a Palazzo di Giustizia

Ci aveva provato a scendere in politica ma poi, guardandosi intorno ha preferito ritornare in magistratura. Michelangelo Russo, ex pm salernitano, in vista del convegno organizzato dall’Unicost a Salerno, lancia la sua riflessione. Ed il tema dell’appuntamento è proprio ad hoc: Crisi della politica e nuove responsabilità della magistratura. Da magistrato e da politico mancato, Russo traccia un’analisi attenta e lucida dell’attuale situazione, del rapporto tra politica e toghe e delle prospettive del mondo giudiziario italiano.

Alla base ci sono le nomine. «Riconosciamo a Sgroia, ottimo collega che da anni lavori nell’associazione magistrato, di aver avuto un fiuto e una tempistica di organizzare un convegno che mai come adesso può dirsi attuale», dice Michelangelo Russo. «Nei giorni scorsi il presidente del Csm – prosegue il magistrato – ha lanciato un appello al Consiglio perché sblocchi le nomine e superi la paralisi delle contrapposizioni correntizie per decongestionare la situazione negli uffici giudiziari italiani, da troppo tempo bloccata. Singolarmente l’autorevole appello mi ricorda l’elezione di Papa Gregorio X nel 1271 quando i Cardinali furono rinchiusi dal popolo nella rocca di Viterbo, con l’avvertimento che non sarebbero usciti dalla loro sede se non avessero eletto il nuovo Pontefice. Non vorrei che si dovesse ricorrere a mezzi simili con il Consiglio Superiore. Non è quel tempo. Tuttavia l’appello del Presidente della Repubblica non può non avere conseguenze per il futuro. Malumori profondi iniziano a muoversi nel corpo giudizio italiano per una empasse che ancora non ha manifestato tutte le potenzialità delfagrative. Non si dimentichi che accanto alla lentezza delle nomine dei vertici, si avverte anche un appesantimento delle normali rotazioni negli uffici con copertura di tutte quelle drammatiche carenze di organico che da tempo affliggono l’attività, soprattutto nelle zone più disagiate del paese».

Il rapporto con le associazioni. «Un autorevole esponente della magistratura associata, Cosimo Ferri, presidente di Magistratura Indipendente (la corrente ritenuta più conservatrice, ndr), ha, dopo le parole del Presidente Napolitano, dichiarato che è urgente spezzare il legame tra associazione magistrati e consiglio superiore della magistratura», spiega ancora Michelangelo Russo. «Se questo avvertimento viene dal presidente di una corrente tradizionalmente considerata di destra – dice – è indispensabile, a questo punto, per quelle fasce della magistratura che si identificano nell’area progressista, chiedersi se non sia il caso di rivedere tutto il concetto dell’appartenenza alle correnti e alle divisioni che ne comportano. Considerato che il tempo che viviamo ci pone domande serie su che cosa sia di destra e cosa sia di sinistra, che senso hanno più le divisioni correntizie, atteso che non esistono più gli uomini e le spinte emotive che le crearono? Dentro Magistratura democratica si è verificato quello che è poi accaduto anche nelle altre correnti. Cioè la naturale sostituzione dei protagonisti per motivi generazionali. I grandi nomi di Magistratura democratica di un tempo, come Marco Ramat, Salvatore Senese, Pino Borrelli, ancora ai napoletanissimi Igino Capelli, grande anticipatore di una politica di attenzione verso le fasce emarginate e verso l’umanità dei detenuti, oppure in tempi più recenti, il compianto Enzo Albano, presidente del Tribunale di Torre Annunziata, scomparso l’anno scorso, ebbene questi grandi nomi di intellettuali che hanno non poco formato generazioni di magistrati con l’idea della centralità dell’uomo e dei suoi problemi, con il culto del dubbio visto come valore etico e non come momento di debolezza, ebbene dove sono oggi gigante di quel calibro, rispettati da tutti gli avversari per la sincerità e l’autorevolezza del loro messaggio culturale».
Il futuro. «Allora che senso ha appartenere a Magistratura democratica se le garanzie non sono la centralità di ciò che unisce dei magistrati e li fa identificare in una corrente?
Enzo Albano diceva sempre il giusto processo è il fine e non un mezzo. Nulla può autorizzare il magistrato a violare il sistema di garanzie per uno scopo per quanto nobile esso sia. Questo non esiste più nei discorsi associativi. Ed i problemi che affliggono la mia corrente sono gli stessi anche nelle altre, ovviamente sotto un’ottica diversa. E’ di destra forse dire che bisogna spezzare il legame tra associazione e consiglio superiore? Io non lo so, ma credo che sia giusto anche se è detto da un collega conservatore. Se questa è la situazione, che può condizionare proprio attraverso la cappa dei veti incrociati, la stessa attività dei singoli magistrati, che dovranno cercarsi, a questo punto, un protettore o rinunciare alla libertà delle loro espressioni professionali, conformandosi a profilo basso per passare inosservati di idee e di coraggio, e dunque sperare di andare avanti e di essere promossi, allora tanto vale rottamare (termine molto di moda) questa situazione e magari, lo dico provocatoriamente ma non ritengo che sia un’idea del tutto sbagliata, eleggere gli organi rappresentativi tramite un meccanismo di sorteggio. Questa può essere forse la soluzione che sblocchi. Non parliamo di crisi della politica che è già afflitta dai suoi problemi; si abbia, invece, il coraggio di ammettere che c’è una crisi non meno seria, nell’organizzazione della magistratura. Ne va della tenuta democratica. Si pensi che un pugno di oligarchi all’interno della magistratura, considerata la debolezza della politica, può condizionare l’attività di tutti gli altri giudici e di conseguenza l’intera vita democratica. Per carità non esistono complotti del genere, che sono nella fantasia di qualcuno possono trovare interessata accoglienza. Ma il problema, tuttavia, strisciante esiste».

Il ricordo. Vorrei chiudere rievocando proprio a questo proposito un fatto di tanti anni fa. In una notte del febbraio 1980, poiché l’ufficio affissioni del Comune per qualche disguido non ci aveva affisso in tempo i manifesti di un convegno di magistratura democratica sul terrorismo, io e il collega Tringali (non me ne vorrà se cito un episodio della nostra giovinezza), facemmo attacchinaggio con le nostre mani negli spazi consentiti, quasi come giovani militanti. Non mi vergogno affatto di quell’episodio. Eravamo pieni di entusiasmo e il coraggio di fare un convegno difficile e drammatico mentre i magistrati veniva uccisi dai terroristi non ci fece pensare nemmeno un momento sulla anomalia del nostro comportamento. Io lo rifarei ancora se lo ritenessi necessario ma quanti altri?

Il convegno. L’appuntamento è per oggi a partire dalle ore 15,30 nell’aula Parrilli del Palazzo di Giustizia di Salerno. I saluti sono affidati a Matteo Casale, Lucio Di Pietro, Franco Roberti, Ettore Ferrara e Vincenzo Pellegrino. Ad introdurre il convegno “Crisi della Politica e nuove responsabilità della magistratura” (promosso da Unicost – Unità per la Costituzione – Distretto di Salerno) sarà Gaetano Sgroia. A seguire gli interventi di Giuseppe Maria Berruti, Leonida Primicerio, Giuseppe Meliadò, Luca Palamara, Rodolfo Maria Sabelli, Nello Stabile, Paolo Auriemma, Giuseppina Casella, Riccardo Fuzio. A seguire, ancora gli interventi di Ernesto Lupo, primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione e Michele Vietti, vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Le conclusioni saranno affidate a Marcello Matera.