Ruggi, cartellini marcatempo: tremano in 161 - Le Cronache
Cronaca

Ruggi, cartellini marcatempo: tremano in 161

Ruggi, cartellini marcatempo: tremano in 161

Tremano in 161. Anche i docenti dell’azienda ospedaliera universitaria ed i primari erano tenuti a timbrare il cartellino marcatempo. questo emerge dal decreto 31 del 27/03/2013, con la quale veniva istituita l’Azienda Ospedaliera Univeristaria, e viene rimarcato dalla denuncia presentata lo scorso novembre da un sindacalista dopo che l’inchiesta “Just in Time” aveva portato all’applicazione del decreto Brunetta per dieci dipendenti. Nello specifico viene evidenziato che i professori Universitari detengono un contratto a prestazione per 24 ore settimanali, da dividere in attività didattica e clinica assistenziale. Nel esposto, ora al vaglio dello stesso pubblico ministero titolare dell’inchiesta Just in Time (Rotondo), viene evidenziato che con decreto commissariale Regione Campania numero 23 del 15 marzo 2013 viene specificato che la modalità di rilevazione di tutti i dipendenti deve avvenire a mezzo dell’apposito sistema informatizzato che prevede l’uso del badge e dei relativi lettori.  Successivamente viene specificato che la modalità di rilevazione deve avvenire senza alcuna esclusione. Viene inoltre precisato che il regolamento è stato adottato solo successivamente alle indagini avviate dalla Guardia di Finanza (27 giugno 2014). Nell’esposto viene evidenziato come la dottoressa Antonietta Niro, dirigente amministrativo del Santobono di Napoli, (nei giorni scorsi è stato esautorato il marito dal commissario del Ruggi) ed assegnato dal direttore Viggiani al servizio risorse umane del Ruggi, ha dato” una parziale collaborazione alla Guardia di Finanza”. Nella denuncia viene evidenziato che, come avvenuto per tutti i dipendenti, l’apparato dirigenziale del Ruggi, e quindi anche chi si occupava del personale, non poteva non sapere dell’assoluta mancanza di provvedimenti nei confronti dei professori e dei primari che non marcavano. Tra l’altro viene evidenziato che gli impianti di videosorveglianza predisposti per vigilare sulla corretta timbratura del badge non funzionavano correttamenteò. Nella dettagliata denuncia del sindacalista vengono sottolineate le posizioni di un professore “universitario” trasferito dalla periferia di Mercato San Severino e quella di un altro professore che si occupa di consulenze per la Procura di Salerno. Dopo lo scoppio fragoroso dell’inchiesta Just in Time l’azienda ospedaliera ha provveduto ulteriormente a correggere il tiro specificando che l’attestazione della presenza, in una qualsiasi sede assistenziale deve avvenire attraverso i sisteme automatici e l’autocertificazione è consentita per impossibilità oggettiva di utilizzo dei sistemi informatici (in poche parole in caso di non corretto funzionamento come spesso verificatosi). A distanza di 6 mesi dalla denuncia il sindacalista che, ha dato disponibilità ad essere ascoltato dal pubblico ministero, non è stato ancora convocato in Procura per gli opportuni chiarimenti. Tra l’altro nell’ambito della stessa inchiesta Just in Time è stato stralciato il primo filone dell’inchiesta che vedeva coinvolti anche primari e dirigenti.