Ruggi, addio alla Lenzi. Il diktat del Tar: "Caldoro decida ora sul manager". Pasquino alla finestra - Le Cronache
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Ruggi, addio alla Lenzi. Il diktat del Tar: “Caldoro decida ora sul manager”. Pasquino alla finestra

L’ultima pronuncia del Tar sulla vicenda Lenzi è di ieri. Nessuna revoca alla precedente ordinanza cautelare. In pratica Caldoro deve decidere sul “Ruggi d’Aragona”, ed in particolare sulla nomina del nuovo manager. Ed a questo punto, in poco tempo. Ma il quadro sembrerebbe abbastanza complesso. Il “Ruggi d’Aragona” rientrerebbe, infatti, a pieno titolo all’interno dello scacchiere politico regionale. Quella del vertice del nosocomio di via San Leonardo, ora azienda ospedaliera universitaria, non sarebbe infatti una nomina di poco conto. Anzi, è un ruolo ambito da più parti o più partiti. Allo stato, la rosa di nomi sarebbe sfoltita. L’età pensionabile di D’Ascoli e De Angelis avrebbe messo fuori gioco i due manager più accreditati. La soluzione B che potrebbe anche garantire un equilibrio di tipo politico vedrebbe le dimissioni anticipate del rettore dell’Unisa (in scadenza di mandato), Raimondo Pasquino e la sua nomina a commissario, in attesa di definire meglio il management dell’azienda salernitana. 
Le manovre a Palazzo SantaLucia. Tutto dipenderà, però, anche da altri due fattori che inesorabilmente s’intersecano sulla strada di Caldoro. Il primo: la vicenda Giunta. Se Caldoro ha acquisito le dimissioni di De Mita jr, approdato alla Camera dei Deputati, al momento mancherebbero quelle dell’altro onorevole. Nessun atto, infatti, sarebbe stato ufficializzato dall’assessore all’urbanistica Marcello Taglialatela, esponente dei Fratelli d’Italia. Una posizione che manterrebbe in empasse l’esecutivo di Palazzo Santa Lucia. Naturalmente Caldoro dovrà sostituirli e per farlo dovrà trovare l’accordo con i suoi alleati politici. Accordo che, secondo la prassi, passa anche per le nomine di sottogoverno. Quindi, al momento dritto per il Ruggi d’Aragona. Ancora (il secondo fattore, ndr), non si esclude che se i conti sanitari seguiranno l’attuale trend, ben presto la Regione Campania abbandonerà la gestione commissariale della sanità, con Caldoro che dovrà nominare anche l’assessore alla sanità. Per l’incarico circolano già i nomi di Morlacco e Calabrò. 
Il caso all’Asl di Salerno. Infine, una nuova tegola potrebbe cadere dall’Azienda sanitaria locale di via Nizza. Qui il caso è tutto da studiare ma l’ultimo decreto legislativo dell’8 aprile 2013 potrebbe colpire direttamente il direttore generale Antonio Squillante. Questione di incompatibilità o di inconferibilità, in sostanza. L’articolo 8, infatti, dice: “Gli incarichi di direttore generale, sanitario e amministrativo nelle aziende sanitarie locali non possono essere conferiti a coloro che nei cinque anni precedenti siano stati candidati in elezioni europee, nazionali, regionali e locali, in collegi elettorali che comprendono il territorio della Asl”. Ed ancora al comma cinque: “Tali incarichi non possono essere conferiti a coloro che, nei due anni precedenti, abbiano fatto parte della giunta o del consiglio di una provincia o di un comune con popolazione superiore ai 15 mila abitanti”. Squillante, ricordiamo, è stato sia candidato come sindaco al Comune di Angri, dove è rimasto in carica come consigliere comunale fino all’accettazione del nuovo incarico ma è stato anche assessore provinciale al bilancio. Naturalmente restano da capire i termini e le condizioni per l’attuazione del decreto. Allo stato si tratta di un incarico in corso, dunque, non si esclude che fino alla nuova nomina, la posizione di Squillante possa essere salvaguardata.

 

15 maggio 2013