Ravera: «Politica e sanità: clientele e sprechi» - Le Cronache
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Ravera: «Politica e sanità: clientele e sprechi»

Ravera: «Politica e sanità: clientele e sprechi»

Critiche tanto alla gestione Bassolino quanto a quella di Caldoro, colpevoli entrambi di aver fatto carne da macello della sanità campana. Ed è proprio questo uno dei temi più delicati che sta caratterizzando la campagna elettorale per le Regionali del prossimo 31 maggio. E di sanità non poteva che parlare il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Salerno Bruno Ravera. «L’Ordine non è un ente apolitico. E’ un ente apartitico che non si piega alle logiche del partito. L’ordine ha criticato aspramente la gestione della sanità della giunta presieduta dall’onorevole Bassolino e ha criticato anche quella attuale che, a nostro giudizio, non ha fatto tutto quello che bisognava fare: il pareggio di bilancio è importante, ma bisogna vedere a che condizioni viene raggiunto e quali conseguenze ha avuto». Secondo il presidente Ravera, a proposito di riforma sanitaria, i medici sono molto poco ascoltati. «E’ assurdo pensare di riformare la sanità senza consultare i medici. Non si possono ignorare! In fondo, la sanità è portata avanti dai medici, nel bene e, se vuole, nel male. Sono i medici che hanno la principale responsabilità. Non si possono fare riforme contro coloro che poi debbono applicarle. In Italia accade anche questo». Ravera ha ricordato che l’Italia è uno dei paesi che spende meno rispetto ad altri per la sanità – «fra sanità pubblica e privata, spende complessivamente l’8,5% del Pil mentre gli Stati Unitti spendono il doppio, il 16,5%, pur avendo una qualità di vita inferiore alla nostra» – e che molti medici sono costretti ad operare in condizioni di disagio e difficoltà, «per tutta una serie di limitazioni alla libertà professionale, troppo vincolata ai limiti finanziari». La politica ha le sue colpe: «Troppe volte la politica non fa la programmazione che le compete, ma s’interessa della gestione e questo è fonte di clientelismo e di sprechi». I medici non sono tutelati e spesso devono difendersi nei processi: «Si è arrivati ad attuare la medicina difensiva che moltiplica gli accertamenti per prevenire ogni possibile sanzione penale. Talvolta il medico evita un intervento complesso e pericoloso perché teme le conseguenze. Questa medicina difensiva costa allo Stato italiano 14 miliardi di euro l’anno. Se si riducessero i problemi della medicina difensiva i problemi della Sanità sarebbero tutti risolti». Il presidente Bruno Ravera ha anche sottolineato l’importanza della prevenzione, anche ambientale: «La mortalità nel mondo è dovuta, per il 90 % dei casi, a malattie dell’apparato cardiovascolare, tumori e malattie respiratorie. Se noi adottassimo un corretto stile di vita, con una corretta alimentazione, eliminando il fumo, non aggredendo l’ambiente, avremmo una riduzione incredibile delle malattie. Spendiamo la quasi totalità del Fondo sanitario nazionale per la diagnosi e per la cura, trascurando la prevenzione, che porterebbe ad avere meno malati e quindi un risparmio, e la riabilitazione, con la quale il malato recupera le sue capacità». Ravera ritiene che l’Ordine dei medici – che conta 7300 medici ed odontoiatri in tutta la provincia -, così come tutti gli ordini professionali in generale, stia attraversando un grande crisi d’identità: «Prima di tutto perché la legge con la quale sono stati istituiti, quella del ‘46, è poco più di un reperto archeologico e poi, non si riesce ad avere una riforma degli ordini professionali perché la politica, i parlamentari intendo, vorrebbero che le riforme degli ordini professionali fossero sempre più guidate o condizionate dal potere politico. Di vera autonomia professionale, di cui tutti si riempiono la bocca, di fatto ce n’è poca e si vorrebbe che ce ne fosse ancora meno. Di conseguenza la legge si finisce col non farla. Il potere che ha l’Ordine è ridotto al potere disciplinare. E anche questo soggiace a delle procedure talmente complicate che in effetti non sempre si riesce a pervenire alla conclusione, irrorando, quando è necessario, la adeguata sanzione. L’ordine professionale viene privato anche del diritto-dovere di rappresentare». Il dottor Ravera ha ricordato che nell’Ateneo di Salerno c’è un clima rasserenato: «La componente ospedaliera e quella universitaria contribuiscono alla vita e al progresso dell’azienda ospedaliera universitaria. Ci sono a volte delle frizioni legate al temperamento delle persone». Ai giovani medici Ravera ha consigliato di studiare «bene perché la preparazione rimane sempre la premessa fondamentale per il successo professionale. Ai medici meno giovani raccomando l’attività nel processo formativo che è una costante che non abbandona mai il medico, condannato a studiare a vita. Almeno il 50% delle cognizioni mediche dopo cinque anni sono sorpassate e lo studio diventa fondamentale. Bisogna, inoltre, rispettare sempre di più il codice deontologico che è quel complesso di norme rispettando le quali un medico garantisce la sua autorevolezza, la sua moralità e il suo prestigio professionale». Nonostante tutto la professione del medico rimane una delle più belle e affascinanti: «Un medico non rinuncerà mai a inseguire la propria vocazione interiore che è ancora una missione. Varieranno i sistemi sanitari, aumenterà la cultura, la tecnologia, ma c’è qualcosa d’irrinunciabile: il rapporto tra un essere umano che soffre e un essere umano che ha il potere di mitigare la sua sofferenza; una costante che rimarrà sempre finché ci sarà un’umanità pensante». Aniello Palumbo