Quirinale, dalle 11 al via la terza votazione - Le Cronache
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Quirinale, dalle 11 al via la terza votazione

Quirinale, dalle 11 al via la terza votazione

Questa mattina alle 11 è in programma la terza votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica dopo. Al momento è prevista una sola votazione ma va detto che si levano più voci che, da Matteo Renzi a Maurizio Lupi, invocano di raddoppiare la votazione in giornata, sottolineando la necessità di dover chiudere al più presto, entro la settimana. In merito, la capigruppo dello scorso 13 gennaio aveva stabilito di norma una sola votazione al giorno, anche se non si era esclusa la possibilità di svolgerne una seconda, con uno spazio di almeno un’ora e mezza per sanificazione e ricambio d’aria tra uno scrutinio e un altro. Ieri intanto, come da previsioni, anche la seconda tornata ha prodotto una “fumata nera”: le schede bianche sono state 527, schede nulle 38, voti dispersi 125. Presenti e votanti 976, astenuti nessuno. I più votati in questo secondo scrutinio sono stati Sergio Mattarella e Paolo Maddalena, entrambi a 39 voti, poi Renzo Tondo 18, Roberto Cassinelli 17, Ettore Rosato 14 e Umberto Bossi 12. A seguito della scomparsa dell’onorevole Vincenzo Fasano, avvenuta lo scorso 23 gennaio, l’aula della Camera convocata a domicilio – e presieduta dal vicepresidente Andrea Mandelli – ha proclamato alle 12 deputata Maria Rosa (detta Rossella) Sessa, la prima dei non eletti di Forza Italia nella tornata del 2018 nel listino plurinominale Campania 2 di Salerno-Scafati e Battipaglia. La neo deputata ha quindi potuto votare a partire dallo scrutinio odierno per l’elezione del presidente della Repubblica, così il quorum dei due terzi è tornato a quota 673. Sono durate poco più di tre ore le candidature del presidente del Senato Marcello Pera, dell’ex magistrato Carlo Nordio e dell’ex ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, i tre nomi della rosa presentata dal centrodestra alle 16.30 e bocciata dal centrosinistra allo scoccare delle 20. Una rosa che circolava già dal mattino, ma che quando è stata ufficializzata da Matteo Salvini in conferenza stampa congiunta con i leader del centrodestra si è mostrata spoglia del quarto petalo annunciato, quello rispondente al nome di Elisabetta Casellati, che a questo punto resta invece in ballo. “Non mi sembra siano nomi con tessere di partito in tasca” aveva spiegato Salvini. “Il centrodestra avrebbe anche altri nomi da fare, dal presidente del Senato a Tajani, che in quanto coordinatore di Forza Italia non abbiamo inserito per non far dire che sono nomi politici. Di più non potevamo fare, attendiamo le risposte degli altri partiti, e vorremmo entrare nel merito di eventuali rifiuti” aggiunge la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Risposte che sono arrivate prima della proclamazioni dei risultati del secondo scrutino, chiusosi con la prevista fumata nera: di primo acchito il segretario del Partito democratico Enrico Letta non aveva chiuso, spiegando che “quelli del centrodestra sono nomi di qualità e li valuteremo senza spirito pregiudiziale”. La valutazione però è stata fulminea: il vertice di centrosinistra con il leader di M5S Giuseppe Conte e quello di Leu Roberto Speranza ha sancito che “non riteniamo che su quei nomi possa svilupparsi quella larga condivisione in questo momento necessaria. Riconfermiamo la nostra volontà di giungere a una soluzione condivisa su un nome super partes e per questo non contrapponiamo una nostra rosa di nomi. Nella giornata di domani proponiamo un incontro tra due delegazioni ristrette in cui porteremo le nostre proposte”. Poi, con i cronisti, Letta rende meglio il concetto: “la proposta che facciamo è quella di chiuderci dentro una stanza e buttare via le chiavi: pane e acqua, fino a quando arriviamo a una soluzione, domani è il giorno chiave”. Ma mentre sullo sfondo rimangono i nomi della Casellati, ma soprattutto quello di Pierferdinando Casini, l’impressione della giornata di ieri è stata quella che si allontani la possibilità che sia Mario Draghi il prossimo presidente della Repubblica: molti gruppi politici, in maniera trasversale, si sono appellato al presidente del Consiglio affinché rimanga a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura. Già nota la posizione del centrodestra, oggi anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha ricordato che “abbiamo affidato a un timoniere questa nave in difficoltà, non ci sono le condizioni perché si possano fermare i motori, perché si possa cambiare equipaggio, perché si possa chiedere al timoniere un nuovo incarico”.