Questa Lega è una vergogna, la protesta culturale - Le Cronache
Attualità Provincia Primo piano Picentini

Questa Lega è una vergogna, la protesta culturale

Questa Lega è una vergogna, la protesta culturale

Lo si è “urlato” con la tranquillità della protesta culturale fatta di contenuti e non di odio scriteriato, lo si è fatto unendo volti, testimonianze e voci provenienti da mondi diversi che hanno voluto unirsi, a Campagna, nel coro unico da rivolgere alla Lega. “Questa Lega è una vergogna” recita l’appello apparso sul web per raccogliere adesioni da tutto il mondo della cultura, delle associazioni, del giornalismo, ma soprattutto del mondo civile per contribuire alla protesta culturale e parlare di testa e di cuore per contrastare chi invece parla di pancia alla pancia, rispondendo alle urla della propaganda perenne firmata dall’esecutivo a guida gialloverde con la forza delle idee e delle proposte. Con questo appello, che ha raccolto migliaia di firme sul sito web, si è dato il via all’organizzazione di una due giorni di eventi che avrebbe dovuto realizzarsi in concomitanza con il raduno della Lega proprio a Campagna e proprio nello stesso weekend: una due giorni di dibattiti, un concerto, la firma di una “Carta di Campagna” che coinvolgesse tutti gli attori protagonisti dell’appello e della contro-manifestazione che poi, di fatto, è diventata una manifestazione-contro il governo visto che l’evento della Lega è stato ufficialmente rimandato. Due i dibattiti organizzati durante la mattinata di ieri presso la sede della coopoerativa agricola sociale “R-Accogliamo” di Campagna: il primo ha visto la partecipazione del saggista e scrittore Rubino Luongo, della docente universitaria nonché cofondatrice ed ex presidente dell’associazione genitori omosessuali “Famiglie Arcobaleno” Giuseppina La Delfa, il direttore del Museo della Memoria e della Pace “Ebrei a Campagna” Marcello Naimoli con la ricercatrice dell’Università dell’Aquila Luisa Corona a fare da moderatrice; il secondo ha invece messo al tavolo il docente univesitario Gennaro Avallone, il delegato alle politiche del welfare e agli immigrati della Cgil di Salerno, Anselmo Botte, il presidente del Consorzio Format Antonio Vecchio ed il presidente del circolo Arcigay “Arci Mediterraneo” di Napoli Antonello Sannino, con la presidente della cooperativa agricola sociale “R-Accogliamo” e co-promotrice dell ‘ a p p e l l o “questalegaeunavergogna” Teresa Di Giuseppe. Assente il presidente della comunità senegalese di Salerno, Daouda Niang. Tra i vari che si sono susseguiti negli interventi, l’attenzione è ricaduta sul prof. Rubino Luongo prima e sulla prof.ssa Giuseppina La Delfa poi. «Credo che questa manifestazione sia estremamente utile, perché serve a confermare alcuni di quei valori fondanti di democrazia, libertà e rispetto della dignità dell’uomo che sono fondanti la nostra Repubblica e quindi la nostra Costituzione. Valori che un tempo erano sicuricerti, li abbiamo creduti definitivi, ma che adesso non appaiono più tanto sicuri poiché continuamente insidiati» – ha commentato il prof. Luongo, che durante il suo intervento ha evidenziato la differenza con i “fascistelli” del Ventennio – «Fascistelli in senso stretto non se ne vedono. Quando però vengono messi in giro certi disvalori, la storia procede attraverso i percorsi imprevedibili che possono portare ad esiti anche mostruosi. La storia non sempre si ripete in modo uguale, non è che oggi ci possono essere dei Farinacci o Mussolini, fascistelli di questo tipo non ne vediamo in giro ma quando certi valori iniziano ad essere disconosciuti noi non sappiamo a quali approdi la storia ci potrà portare». «Questi sono i personaggi che rendono incerti i fondamenti della nostra Costituzione e della nostra Repubblica. Non sono fascisti in senso stretto, ma quando si mettono in dubbio certi valori, innescano percorsi difficilmente prevedibili. Quando la Lega parla di democrazia diretta, pensa di ampliare i margini della democrazia ma in effetti apre la strada a possibili approdi dittatoriali e addirittura tirannici. Lo dicevano già i filosofi antichi: la degenerazione della democrazia può portare all’oligarchia, ma direi più alla tirannide. Lo stiamo già vedendo in Europa con esempi come Putin, Erdogan, Orban che nascono dal suffraggio universale, ma sono personaggi che limitano molto le libertà democratiche». Sulle differenze tra M5S e Lega: «Il M5S non possiede i pregiudizi discriminatori razziali che ci sono nella Lega, però non li contesta. La Lega esprime l’anima popolare, diciamo, però c’è una grande insicurezza ideologica nel Movimento 5 Stelle, sicché poi si possono trovare insieme anche opposti inconciliabili che stanno insieme per opportunità politiche». La professoressa La Delfa, invece, ha parlato ovviamente dei diritti Lgbti+, argomento più che naturale di cui discutere visto che era prevista la presenza del ministro Fontana a Campagna: «La premessa fatta da Fontana sulle famiglie arcobaleno era una specie dichiarazione di guerra, ma non solo a loro ma a tutto ciò che non rientra nella sua idea di famiglia, poiché si è visto anche un attacco alle mamme single o a genitori separati o divorziati. Non è un caso che Pillon si stia inventando questa legge assurda sulle famiglie separate, sull’affido dei figli. Loro vogliono rendere impossibile la separazione delle coppie, dunque obbligandole a convivere anche in condizioni insopportabili. Sembra che siamo tornati agli anni Trenta, non è uno scherzo questa idea di famiglia, patria e lavoro che era il fulcro dell’idea fascista. Cosa dobbiamo fare, quindi, non solo noi famiglie arcobaleno? Loro intendono imporre con le leggi un’idea della famiglia, quindi non applicando leggi già esistenti o mettendo i bastoni tra le ruote su elementi come le unioni civili e inventando cose per renderci la vita più difficile. Non esiste da nessuna parte la bugia detta da Salvini riguardo genitore 1 e genitore 2, ad esempio. Noi vogliamo la parità di tutti i genitori, quali essi siano. Noi vogliamo vivere come pensiamo sia giusto vivere, continuiamo creare famiglie, ad essere visibili senza tornare indietro nemmeno di un passo, continuiamo a rivendicare la tutela presso i tribunali, cercando di far capire all’opinione pubblica che una famiglia è una famiglia».

Il sindaco Monaco polemico: «C’è gente che non sa nemmeno dove è il Museo della Memoria»

Durante il secondo tavolo organizzato presso la cooperativa R-Accogliamo, il sindaco di Campagna Roberto Monaco è intervenuto per salutare, dando però di fatto inizio ad una polemica. Dopo aver infatti introdotto il suo discorso con cenni storici riguardo la pluralità di vedute che ha contraddistinto la “sua” Campagna, passando da Santa Domenica a Giordano Bruno, è iniziata la parte polemica: «Trovo positivo che le idee muovano le persone, è straordinario quando ciò avviene soprattutto nei giovani: un sindaco però è obbligato al rasoterra nelle cose, e io non faccio eccezione. A parte la vostra bontà, nel dibattito complessivo a mio avviso sono emerse delle ipocrisie e per me ipocrisia è la distanza spazio-temporale che passa tra l’idea e la sua mancata attuazione. C’è tanta gente che ha tante idee ma non le sa muovere a favore del territorio, quando poi invece qualcosa si muove e agita il territorio, allora non c’è più ipocrisia». «Sul Museo della Memoria – prosegue il sindaco – ho sentito parlare delle persone che credo non sappiano neanche dove si trova, e questo mi dispiace: è l’unico museo della memoria riconosciuto a livello regionale. Qui abbiamo avuto eventi importanti, abbiamo portato il rabbino capo della comunità ebraica, insomma questa terra è stata più volte palcoscenico di idee diverse che hanno saputo confrontarsi in un clima favorevole alla discussione». «Non posso che augurarvi buon lavoro – e continua la polemica di Monaco – non omettendo di sottolineare una cosa quando un sindaco partecipa ad inaugurare, poiché io non rappresento me stesso o una parte, rappresento le istituzioni, e se le istituzioni rappresentassero solo una parte sarebbero cattive istituzioni, visto che vengo invitato istituzionalmente, non è che io abbia le idee dell’una o dell’altra parte. Io rappresento le istituzioni, e come istituzione mi tocca andare ovunque, anche laddove albergano idee diverse e lontane dalle mie. Io rappresento la città nella sua interezza ed in tutte le sue pulsioni, che devono essere espresse in maniera civile». A questo punto interviene Anselmo Botte: «Per inciso, rispetto il ruolo istituzionale, rivendico le manifestazioni contro. Non perché vengo dalla Cgil, ma perché fare una manifestazione con la collocazione “contro” ha una sua specificità e ha tutto il suo valore. Non significa fare una manifestazione perché non si ha l’idea, ma proprio perché le si hanno e le si vuole condividere». Monaco, di nuovo, replica: «Mettiamola così, mi piacerebbe molto che questo territorio che rappresento ospitasse più momenti del genere anche in non concomitanza con altri. Mi piacerebbe nascessero dei momenti per affermare dei propri valori a prescindere dal resto. Auspico che oltre questo, ne nascano altri senza essere necessariamente concomitanti. Diciamo le stesse cose ma da punti di vista diversi. Rispetto il punto di vista di tutti, infatti sono qua stamattina». Il dibattito nel dibattito prosegue per qualche altro minuto, poi il sindaco saluta e va via. Intanto l’onorevole Conte assiste allo “scambio di idee”, saluta a margine del tavolo ma non si pronuncia.