Quando la quarantena è sinonimo di binge watching - Le Cronache
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Quando la quarantena è sinonimo di binge watching

Quando la quarantena è sinonimo di binge watching

Quale migliore occasione di questa per qualche consiglio su cosa vedere o non vedere sulle principali piattaforme on demand del momento

Di Gaetano Del Gaiso

Stiamo attraversando un periodo davvero molto difficile sotto diversi punti di vista: il forzato e quanto mai necessario riassetto delle nostre abitudini e delle nostre routine ha costituito, per molti di noi – me compreso- una sfida il cui unico esito non poteva che essere che una trasformazione pro tempore del nostro modo di essere e del nostro modo di relazionarci con la vita di tutti i giorni. Molti si sono scoperti dei formidabili panificatori, altri ancora stand-up comedians, altri ancora artigiani del suono e della musica, altri ancora esperti in scienze politiche, scienze della formazione, scienze del turismo e in scienze economiche, e chissà mai che, da tutto questo, potremmo ritagliarci il nostro piccolo spazio in questo mare magnum di informazione che ogni giorno viene a riversarsi sul web. Tuttavia, non potendo impiegare la totalità delle nostre giornate a parlare di pane, musica, politica ed economia, potremmo trascorrere parte di queste nella lieta e corroborante beatitudine del binge watching, avendo, finalmente, del tempo a disposizione da poter investire nel recupero di film e serie televisive che, nel frattempo, avevamo messo da parte per tempi migliori. E quale migliore occasione di questa per poter offrire dei consigli su cosa vedere o non vedere sulle principali piattaforme on demand del momento. Iniziamo dal servizio Amazon Prime, che, nonostante la sua fresca gioventù, offre un parco titoli interessantissimo su cui lanciare ben più che un’occhiatina distratta. “Carnival Row” è una serie fantasy/steampunk dai toni dark creata da René Echevarria e Travis Beacham, con protagonisti Orlando Bloom nei panni del detective Rycroft Philostrate e Cara Delevigne nelle vesti della fata Vignette Stonemoss: le vicende si svolgono nella metropoli fittizia di Burgue, in cui esseri umani e fatati vivono in reciproca tolleranza, nonostante su di questi ultimi gravi un risentimento talmente elevato da esser stati ghettizzati un quartiere che porta il nome di Carnival Row, la ‘strada degli scherzi’. Una tragica serie di omicidi, consumatisi in circostanze e con modalità piuttosto desuete, faranno scontrare Philo con il mondo della superstizione dei fatati, in un dramma fantasy governato da una struttura narrativa non particolarmente articolata, ma che saprà comunque regalarvi deliziosi colpi di scena. “The boys” è una serie hero-based ideata da Eric Kripke e che si ispira all’omonimo fumetto creato da Garth Ennis e Darick Robertson, con protagonisti Karl Urban (il buon Eomer de ‘Il signore degli anelli’) nei panni di William ‘Billy’ Butcher e Jack Quaid nei panni di Hugh ‘Hughie’ Campbell. La serie, a differenza di quanto ci sia stato propinato dal Marvel Cinematic Universe e dal DC Extended Universe, ossia dei supereroi dagli atteggiamenti affettati e mossi dai più nobili intenti, si pone in atteggiamento di aspra critica nei confronti di questi stessi, non sempre al servizio dell’umanità e pronti a tutto pur di esercitare il proprio potere nella maniera che più si confà ai loro animi obnubilati dal delirio di onnipotenza.  Billy e Hughie dovranno sfidare forze che prevaricano di gran misura il loro essere dei comuni esseri umani, mossi dal desiderio di vendetta nei confronti di questi super-uomini che li hanno deprivati di ciò che hanno di più caro: l’amore. Passando, invece, alla piattaforma Netflix, una serie che ho trovato particolarmente interessante è “I’m not okay with this”, creata da Jonathan Entwistle, e con protagonisti i giovanissimi e collaudatissimi Sophia Lillis nei panni di Sydney Novak e Manuel Meli nei panni di Stanley Barber. La serie, che si muove nell’ambito delle teen series, affronta il dramma di essere dei giovani disadattati in una società che continua a progredire piuttosto al di fuori del controllo di questi ultimi, a cui è spesso relegato uno spazio marginale in cui esercitare la propria indole e vivere le proprie passioni in maniera sommessa e silenziosa. Se non fosse che Sydney inizia a sviluppare delle speciali abilità che si risvegliano soltanto aldilà di un accadimento che la coinvolge particolarmente dal punto di vista emotivo, e che costituiranno una lama a doppio taglio per le sue relazioni filiali e familiari.