Piazza Gloriosi: box pignorati Gli acquirenti: “Raggirati” - Le Cronache
Ultimora

Piazza Gloriosi: box pignorati Gli acquirenti: “Raggirati”

Piazza Gloriosi: box pignorati Gli acquirenti: “Raggirati”

di Marta Naddei

Per 14 anni sono stati convinti di essere i proprietari dei box auto di piazza Giancamillo Gloriosi, dopo averli profumatamente pagati e dopo aver speso, nel corso del tempo, fior di quattrini per mantenerli. A metà novembre dovranno lasciarli perché tutti pignorati – a causa di un debito che il costruttore ha maturato nei confronti del progettista – e mandati all’asta. Oggi, alla luce di questa sentenza del Tribunale, scoprono che quei garage – in realtà – non sono mai stati di loro proprietà, ma gli erano stati semplicemente assegnati. Una vicenda che odora di truffa, quella capitata ad alcuni residenti di Torrione che, nel giro di pochi mesi, hanno appreso di essere stati presi in giro per lungo tempo. Per risalire alle origini della singolare vicenda, bisogna risalire all’alba del nuovo millennio, quando nel 2000 la ditta Nova Urbs di Mario Greco realizzò i box pertinenziali di piazza Gloriosi, a Torrione: 38 residenti della zona, precisamente di via Claudio Guerdile, decisero di acquistare i garages. Fu sottoscritto un atto presso un notaio, il dottor Fabrizio Amato: che avrebbe dovuto sancire la vendita per circa 60 milioni di vecchie lire per ciascuno dei box. In parole povere, un contratto di acquisto. Da quel giorno e fino alla fine dello scorso anno, i cittadini hanno comodamente usufruito di quegli spazi, parcheggiandovi le loro automobili, con tutte le spese annesse, facendo i conti, in particolare, con il pagamento della tassa per i rifiuti. Lo scorso mese di dicembre l’amara sorpresa: con una comunicazione, il Tribunale ha informato ognuno dei “presunti” proprietari che ci sarebbe stato un sopralluogo presso i box alla luce dell’esito di una causa pendente tra l’architetto che li progettò e la ditta esecutrice per un debito ammontante a circa 100 milioni del vecchio conio: una causa che la Nova Urbs ha perso, subendo la condanna al pagamento da cui è poi scaturito il pignoramento dei beni. Il sopralluogo annunciato era quello per la stima del valore degli immobili, ammontante a circa 30mila euro a causa dell’usura del tempo ma con un valore di mercato superiore. Già, perché quei box, i residenti di via Guerdile, di fatto, non li avevano mai acquistati. «All’epoca – spiega Gaetano Oliva, uno dei “proprietari” – credevamo di aver sottoscritto, anche perché era quello che imprenditore e notaio ci avevano detto che era, un contratto d’acquisto presso lo studio del professionista Amato. Solo ora abbiamo appreso, anche per nostra ingenuità, che quello era un semplice atto di assegnazione e non uno di vendita. Un particolare che, secondo il giudice del Tribunale di Salerno a cui abbiamo presentato ricorso che poi ci è stato respinto, faceva venire a mancare anche la caratteristica di pertinenzialità. Insomma, non siamo proprietari di nulla nonostante per 14 anni abbiamo creduto di esserlo, rimettendoci anche tanti soldi di tasse». In pratica, il pignoramento, pur andando a rivalersi sul costruttore Greco – che in sostanza era ed è sempre stato l’unico vero proprietario dei garage da lui stesso realizzati, ha scatenato un effetto domino che ha preso in pieno gli ignari residenti. «Il giudice ci ha detto a chiare lettere – spiega ancora il signor Oliva – che noi non abbiamo acquistato mai niente. Ora, dalla metà del prossimo novembre dovremo sgomberare i nostri box che saranno messi all’asta, senza che noi possiamo farci nulla perché, in sostanza, non abbiamo su di essi alcun potere, essendone semplici assegnatari». Ma i residenti di via Guerdile non molleranno certamente il colpo e sono pronti a dare battaglia alla ditta ed al notaio dinanzi al quale è stato firmato il contratto. «Certamente – conclude Oliva – adiremo le vie legali sia nei confronti della Nova Urbs del signor Greco che nei confronti del notaio Amato. C’è un dato di fatto: siamo stati raggirati ed ora ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano».