Palazzo Santoro e le quasi eterne modifiche alle sue facciate sono ancora al centro di una disputa legale. Lo scorso 29 ottobre, presso la sezione penale della Corte d’appello di Salerno, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Donatella Mancini, si è svolta l’udienza a carico del ragionier Antonio Marotta e dell’ingegner Giuseppe Carluccio, il primo in qualità di amministratore pro tempore dell’edificio e il secondo nel suo ruolo di progettista e direttore dei lavori condotti a palazzo Santoro tra il 2004 e il 2007. Il procedimento, conclusosi in primo grado con l’assoluzione dei due imputati, è stato impugnato in appello ai soli effetti civili – essendo intervenuta la prescrizione dei reati – dalle 3 parti civili, il professor Alessio Colombis e gli avvocati Gabriella Pastore e Aurelio Barela, tutti condomini di minoranza di palazzo Santoro, difesi dall’avvocato Giuseppe Della Monica. Cinque i capi d’imputazione formulati, nel primo procedimento, dal pubblico ministero Roberto Penna: nello specifico, è stata prevalentemente contestata la “falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità”. In particolar modo, è stato all’ingegner Carluccio che è stato attribuito il rilascio di dichiarazioni e grafici non veritieri: in buona sostanza, mentre il direttore dei lavori sosteneva che le facciate sarebbero rimaste conformi allo stato che esse avevano fin dall’anno di costruzione, ovvero il 1926, per i ricorrenti e il pm Penna «risultava immediatamente evidente, anche guardando dalla strada, che le facciate del sesto e del settimo piano della scala B erano difformi dalle facciate dei piani sesto e settimo della scala A, avendo subito notevoli modifiche, come dimostrano in modo evidente l’esistenza di una veranda abusiva posta al 6° piano dell’appartamento della Scala B che dava sulla facciata di corso Garibaldi, oppure la costruzione di abbaini sulla facciata dell’appartamento del 7° piano della scala B che dà sulla Traversa Santorelli». Allo stesso modo, il pm aveva contestato anche «la veridicità, l’esattezza e la completezza degli elaborati tecnici» da lui presentati dal momento che non rappresentavano lo stato di fatto originario dell’edificio. Nel corso dell’udienza dello scorso martedì, si è provveduto al controesame dell’architetto Eleonora Scirè, che nel periodo tra il giugno 2007 e il luglio 2009, in qualità di responsabile dell’ufficio Antiabusivismo della Soprintendenza Bap di Salerno, esaminò i progetti presentati dall’ingegner Caluccio e, dopo aver effettuato alcuni sopralluoghi a Palazzo Santoro, contestò la legittimità del progetto del 12 ottobre 2006 e dei grafici ad esso allegati. Progetto che, in un primo momento, era stato approvato dalla Soprintendenza, poi fatta revocare in autotutela dall’architetto Sciré nel 2007. Il funzionario della Soprintendenza ha ribadito tutte le proprie censure ai progetti e ai grafici, chiarendo anche alcuni aspetti non emersi durante la testimonianza resa durante il processo di primo grado. Chiarimenti, questi, che hanno reso le parti civili e il loro difensore, l’avvocato Della Monica, particolarmente fiduciosi sulla possibilità che la sentenza di appello possa ribaltare, seppur esclusivamente per quel che concerne gli aspetti civili, la decisione di primo grado. La prossima udienza è stata fissata all’11 febbraio 2020.
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