Oriol Bohigas, ritratto di un genio - Le Cronache
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Oriol Bohigas, ritratto di un genio

Oriol Bohigas, ritratto di un genio

di Fernando Cappuccio

Quando mi è stato chiesto di ricordare Oriol Bohigas ho pensato immediatamente che l’amico Direttore mi avrebbe messo in crisi.Infatti mi sono venuti alla mente tanti ricordi, molti un po’ messi da parte, di quella bellissima esperienza che ho avuto nel 1991 quando come assessore all’urbanistica ho portato in consiglio comunale l’affidamento del PRG di Salerno all’archistar Catalana.Poiché penso che tanto si dirà sulle progettualità di Bohigas, approfitto dello spazio concessomi per parlare piuttosto dell’uomo. Innanzitutto la sua modestia nell’approccio. Normalmente coloro i quali svolgono o hanno svolto un ruolo importantissimo in campo nazionale o internazionale spesso hanno atteggiamenti di non facile disponibilità nei confronti degli altri. L’architetto catalano non era così!Affabile, pronto a sentire le opinioni degli altri e a confrontarsi, metteva anche un interlocutore “poco tecnico” come me a suo agio.Poi la sua cultura ! Gli architetti in generale sono amanti del bello, anche perché lo devono rappresentare concretamente, ma Bohigas andava oltre.Nelle sue visite a Salerno dimostrava di saperne molto sulla Scuola Medica, sui Longobardi e sui Normanni, insomma, sulla storia della nostra città, che doveva rappresentare la base della costruzione della sua programmazione urbanistica. Sin dall’inizio si poneva il problema dei tanti edifici storici della nostra città, alfine di renderli fruibili per la collettività, lamentandosi che l’Università fosse troppo “distante” dalla città.Ma la sua cultura andava anche oltre; ad esempio in una delle sue prime visite, pur avendo prenotato in ristoranti più lussuosi, volle andare a cena al “Vicolo della Neve”, informandosi sulle nostre tradizioni culinarie. Era insomma la sua una cultura a 360 gradi. Vorrei a questo punto raccontarvi un episodio. Mi aveva portato a cena in un locale storico di Barcellona, forse il più antico, le “7 Puertas”. In quell’occasione mi prospettò una idea che mi sembrò entusiasmante. Si dovevano chiedere ai vari artisti, soprattutto quelli campani, di partecipare con loro opere all’abbellimento di Salerno. Mi disse, ad esempio, che lui poteva chiedere a Clemente una sua opera. Io, facendo una confusione imperdonabile, dissi, riferendomi in modo sbagliato a Clemente Tafuri, che purtroppo l’artista era morto. Il professore stupito mi guardò e mi disse che ci aveva parlato una settima prima a Berlino. Solo allora, scusandomi per la gaffe, mi resi conto che era Clemente il grande artista della transavanguardia, e non il nostro Clemente Tafuri. Io ed il professore ci facemmo una bella risata.Io credo che al di là di tutto molto di quanto realizzato a Salerno è stato frutto della sua visione. Ad esempio l’attuale ricostruzione delle spiagge sarebbe stata da lui condivisa.Purtroppo ora Oriol Bohigas non c’è più, ma credo che Salerno, anzi lo spero, sia stata una tappa importante della sua vita. Ciao Oriol!