Ergastolo per Vincenzo “Ciro” Villacaro. Il verdetto “in nome del popolo italiano” dei giudice della Corte d’Assise, presidente Anna Allegro, e della giuria popolare arriva dopo cinque giorni di camera di consiglio nell’aula bunker di Fuorni. Intorno alle 16,30, la snervante attesa di parenti, amici e, soprattutto, degli imputati termina con il verdetto finale pronuncato da Anna Allegro. Carcere a vita, così come richiesto dal pubblico ministero Rosa Volpe, per Vincenzo Villacaro ritenuto il killer di Donato Stellato, ucciso otto anni fa davanti al Tribunale di Salerno. Lunga la lista di pene accessorie per il boss salernitano per il quale sono stati disposti nove mesi di isolamento diurno (il sostituto procuratore antimafia aveva chiesto due anni), la perdita della patria potestà, il ritiro della patente, il regime di sorveglianza speciale, l’interdizione dai pubblici uffici. Ad inchiodare Villacaro, difeso dagli avvocati Massimo ed Emiliano Torre, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, su tutti Ciro De Simone, Raffaele Del Pizzo e Dario Iannone, ritenuti attendibili dai giudici della Corte d’Assise. Giudicati colpevoli anche gli altri cinque imputati che avevano scelto di essere gudicati attraverso il rito ordinario. Nella sostanza la sentenza, per grosse linee, ha rispecchiato le richieste avanzate dal pubblico ministero Rosa Volpe in occasione della requisitoria. Nello specifico è stato condannato a diciotto anni di reclusione Ivan Del Giusto come richiesto dall’accusa. I giudici si sono mostrati più severi nei confronti del napoletano Ezio Prinno, esponente dell’omonima famiglia criminale che, oltre a far affari con il gruppo, avrebbe recitato un ruolo importante sotto l’aspetto logistico, come hanno evidenziato i collaborato, in relazione al delitto di Donato Stellato. Dodici anni la pena disposta, come da richiesta del pm, per Salvatore Nigro, difeso dall’avvocato Paolo Toscano. Per quanto concerne quest’ultimo è stato escluso dai giudici l’aggravante di essere il capo promotore dell’associazione. Elemento che la difesa potrà far pesare in sede di Appello. Leggermente più bassa, rispetto alla richiesta, la pena disposta nei confronti di Giovanni Zullo (difeso dall’avvocato Luigi Gargiulo): otto anni e quattro mesi (il pm aveva chiesto nove anni di reclusione ma una rapina non gli è stata contestata dai giudici). Disposto il risarcimento danni per le parti civili regolarmente costituitesi davanti ai giudici della Corte d’Assise. Nello specifico il ministero della giustizia, la presidenza del consiglio. Quasi un milione e mezzo era la richiesta di risarcimento danni e provvisionale. Questa la richiesta avanzata dall’avvocatura dello stato per il danno subito dalla presidenza del consiglio e dal ministero delll’intero nel periodo che va dal 2007 al 2012 secondo quanto relazionato dall’Antimafia. La richiesta comprende il danno d’immagine ma anche i costi che il ministero ha dovuto sostenere per permettere l’espletarsi della fase investigative e, contestualmente, per i trasferimenti degli imputati. Risarcimento riconosciuto dai giudici della Corte d’Assise anche ai fratelli Casella, assistiti dall’avvocato Danilo Laurino. Sessanta giorni è il termine disposto dai giudici per le motivazioni. I legali difensori hanno già preannunciato ricorso in Appello. (g*)
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