Omicidio di Fratte: quella telefonata a Marigliano - Le Cronache
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Omicidio di Fratte: quella telefonata a Marigliano

Omicidio di Fratte: quella telefonata a Marigliano

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Pi. Fe

Poche ore prima del duplice omicidio di Fratte Angelo Rinaldi fissa un appuntamento con Ciro Marigliano che rispettosamente chiama zio Ciro. Pochi messaggi per fissare un appuntamento che doveva avvenire a distanza di pochi minuti. Incontro che pare non vi sia stato. Era la tarda mattinata del 5 maggio 2015 quando Angelo Rinaldi contatta zio Ciro (identificato appunto per Ciro Marigliano) e gli chiede di vedersi con una certa urgenza: “Ci dobbiamo vedere è urgente”. A tale richiesta Marigliano rassicura l’in terlocutore dicendo che poichi minuti, circa 15, il tempo di vestirsi, e si sarebbero visti al mercato di Torrione. Erano le 12.30 quando Rinaldi chiede a Ciro marigliano l’incontro urgente. Un’urgenza che poi non trova riscontro nell’attesa di Marigliano che intorno all’una chiede spiegazioni sul fatto che ancora non fosse giunto sul luogo dell’appuntamento. A tali interrogativi Rinaldi risponde dicendo che sta andando da un soggetto non identificato, di cui fornisce anche il nome, che poco prima si era recato al bar cecando sia lui che l’amico Antonio Procida. Entrambi saranno poi trucidati a colpi di pistola intorno alle 16 dello stesso giorno. Forse Marigliano già sapeva quanto accaduto in mattinata, delle questioni con i Vaccaro legate all’attacchinaggio. Procida e Matteo Vaccaro avevano litigato per l’affissione dei manifesti elettorali, e il vecchio boss era stato umiliato con un «non conti niente». Procida e Rinaldi si stavano occupando dell’affissione dei manifesti inerenti la campagne elettorale di Lello Ciccone. Ad arruolare i due era stato Matteo Marigliano fratello di zio Ciro. Quest’ultimo probabilmente è anche intervenuto nella vicenda per dirimere la questione, fare da paciere anche in virtù del fatto che dava una mano al fratello. Sarebbe bastato dire ai due allontanatei per un pò da Salerno e forse la situazione sarebbe rientrata. Ovviamente queste sono solo delle ipotesi. Fatto sta che i due poche ore dopo. Per la morte di Angelo Rinaldi e Antonio Procida sono imputati Matteo Vaccaro, Guido Vaccaro e Roberto Esposito per i quali è in corso il processo dinanzi ai giudici della Corte D’Assise di Salerno. Secondo le indagini che hanno ricostruito i fatti, quella sera a sparare i colpi di pistola fu Roberto Esposito. Si tratta di una conclusione alla quale sono giunti gli inquirenti attraverso la visione di fotogramma dei circuiti di sicurezza intorno al luogo dell’omicidio. Le immagini sequestrate dalla magistratura ritraggono Esposito, a pochi metri dal luogo del delitto, in sella allo scooter guidato da Guido Vaccaro. Lo stesso ciclomotore su cui poco prima un’altra telecamera lo aveva ripreso alla guida e con alle spalle Matteo Vaccaro. Per gli inquirenti ci fu un cambio di scena, forse per depistare, in un arco temporale di soli otto minuti. Sottopostoall’esame dello stub, Roberto Esposito risultò negativo, così come fu negatio anche per Matteo e Guido Vaccaro. p.f.