Nuova pista su morte Scopelliti: patto tra mafia e ‘ndrangheta - Le Cronache
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Nuova pista su morte Scopelliti: patto tra mafia e ‘ndrangheta

Nuova pista su morte Scopelliti: patto tra mafia e ‘ndrangheta

L’accordo mafia-‘ndrangheta che sta dietro l’omicidio del magistrato di Cassazione Antonino Scopelliti, come evidenzia la nuova inchiesta della Dda di Reggio Calabria, sarebbe proseguito anche dopo, nell’attacco allo Stato portato tra il 1993 ed il 1994 in quella che fu definita la stagione delle “stragi continentali” con gli attentati di Firenze, Milano e Roma. Sempre la Dda di Reggio Calabria, infatti, ha portato a termine un’inchiesta, adesso arrivata in fase processuale, dalla quale e’ emerso che la ‘ndrangheta fu protagonista, al pari della mafia, di quella stagione. Nell’inchiesta, denominata “‘Ndrangheta stragista”, sono imputati il capo mandamento del rione Brancaccio di Palermo Giuseppe Graviano, fedelissimo di Toto’ Riina, e Rocco Santo Filippone, legato alla potente cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro, ritenuti i mandanti degli attentati ai danni dei carabinieri compiuti nel 1994 a Reggio Calabria. Attentati che provocarono la morte di due militari ed il ferimento di altri due e che, secondo gli inquirenti reggini si inquadrano nel contesto della strategia stragista che ha insanguinato il Paese nei primi anni ’90. Gli attentati contro i carabinieri, infatti, secondo la Dda e la Polizia di Stato che ha condotto le indagini, non vanno letti ciascuno in maniera singola ed isolata, ma vanno inseriti in un contesto di piu’ ampio respiro e di carattere nazionale nell’ambito di un progetto criminale, la cui ideazione e realizzazione e’ maturata non all’interno delle cosche di ‘ndrangheta, ma si e’ sviluppata attraverso la sinergia, la collaborazione e l’intesa di organizzazioni criminali, che avevano come obiettivo l’attuazione di un piano di destabilizzazione del Paese anche con modalita’ terroristiche. Gli indagati per l’omicidio Scopelliti, ad eccezione, ovviamente, del latitante Matteo Messina Denaro, hanno ricevuto un avviso di garanzia finalizzato all’affidamento di una perizia tecnica sul fucile ritrovato nell’estate scorsa nel catanese e che sarebbe, secondo un pentito, una delle armi usate per l’omicidio del magistrato. L’affidamento peritale dovrebbe avvenire nei prossimi giorni. I tecnici dovranno analizzare il fucile calibro 12, 50 cartucce Fiocchi, un borsone blu e due buste, una blu con la scritta “Mukuku casual wear” ed una grigia con scritto “Boutique Loris via R. Imbriani 137 – Catania” alla ricerca di tracce ge
netiche, balistiche e impronte che potrebbero trovarsi sui reperti e che potrebbero risultare decisive per le indagini. Essendo accertamenti irripetibili, e’ necessaria la presenza di tecnici nominati dagli indagati. Da qui la necessita’ di dare comunicazione agli indagati per permettere loro di nominare propri consulenti. Il pentito di mafia Maurizio Avola, “sicario” della famiglia Santapola, che con le sue dichiarazioni ha impresso un’accelerazione all’inchiesta sull’omicidio del magistrato di Cassazione Antonino Scopelliti, ha iniziato a collaborare con gli inquirenti siciliani nel 1994 ma solo recentemente avrebbe iniziato a parlare con i magistrati calabresi. L’uomo, che ha gia’ confessato poco meno di un centinaio di omicidi, fra cui quello del giornalista Giuseppe Fava, infatti, solo negli ultimi anni, secondo quanto si e’ appreso, avrebbe iniziato a parlare del delitto Scopelliti e dell’intesa tra mafia e ‘ndrangheta che starebbe dietro l’omicidio. Un aspetto che anche gli inquirenti intenderebbero chiarire. Un dato, ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, “che ci fa ritenere di valutare con grande attenzione, con grande approfondimento quello che dice. E’ evidente che il gap temporale tra l’inizio della collaborazione e le dichiarazioni sull’omicidio richiedono una maggiore attenzione, un maggiore approfondimento in collaborazione con le Dda che si sono occupate di lui. Siamo in collegamento, tramite la Dna, con le procure di Palermo, Caltanisetta e Catania. Ogni sua valutazione viene vagliata attentamente ma sicuramente non possiamo ignorare le sue dichiarazioni, in particolare dopo il rinvenimento del fucile che potrebbe essere quello utilizzato per il terribile attentato”.