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Non può recarsi all’Usca perchè senza auto: “Noi abbandonati”

di Erika Noschese
Positiva al covid, impossibilitata a raggiungere l’Usca in quanto non munita di auto. È l’odissea di una giovane madre salernitana, risultata positiva al covid lo scorso 8 gennaio e con due figli, rispettivamente di tre e sei anni, con quest’ultimo affetto da serie patologie. La donna, dopo otto giorni, si sente completamente abbandonata. In questi giorni ha provato a contattare la polizia municipale, i carabinieri, l’Usca, la guarda medica, i volontari della protezione civile, della croce verde e della croce bianca, oltre che al suo medico di base e i numeri nazionali messi a disposizione per fronteggiare l’emergenza covid ma ad oggi nessuno risponde alla sua richiesta di auto. La donna, infatti, è confinata in casa con tutto il nucleo familiare, marito compreso – unico a lavorare – non essendo automuniti, è impossibilitata a recarsi all’Usca coi bambini per effettuare i tamponi di rito. “Faccio notare l’ingiustizia che è costretto a subire chi – come lei – non essendo in possesso di un mezzo proprio (per motivi economici) è costretto a recarsi in centro d’analisi/laboratori/farmacie a pagamento mentre coloro che sono in possesso di un’auto ricevono gratuitamente”, racconta un’amica di famiglia che ha deciso di raccontare l’accaduto per sensibilizzare le istituzioni e per far sì che l’Usca torni ad essere presente anche tra le persone impossibilitate a raggiungere la struttura perché non in possesso di un’auto. L’unico aiuto concreto per questa famiglia è venuto da un prete locale della parrocchia di Capriglia, che non ha esitato a portare di persona alla famiglia medicinali e beni di prima necessità. Per concludere voglio precisare che la persona in questione non richiede aiuti economici o materiali ma solo l’assistenza che le spetterebbe di diritto: l’assistenza domiciliare o in alternativa qualcuno che possa aiutarla a recarsi all’uUca – avendo – per inciso – l’obbligo del medico curante. La donna e i suoi bimbi hanno necessità di effettuare al più presto il tampone per poter ritornare ad una vita normale: aggiungo che il bimbo affetto da patologie, a causa di questa diffusa inefficienza del sistema, ha perso preziosi giorni di scuola e di terapie riabilitative in centri specializzati – dice ancora la donna che lancia un appello alle istituzioni – Il paradosso è che le persone in possesso di automobile (si presume, dunque, abbienti) possono accedere gratuitamente ad un servizio (tamponi dell’Usca) che ai non-automuniti è interdetto. Le persone non automunite sono costrette – perché abbandonate a loro stessi in questo sistema che sembra conoscere solo il metodo dello “scaricabarile” – a recarsi autonomamente presso varie strutture e pagare per poter ricevere il tampone”.