"Non ho istigato il delitto di mio padre". Disposta perizia per i fidanzati - Le Cronache
Cronaca

“Non ho istigato il delitto di mio padre”. Disposta perizia per i fidanzati

“Non ho istigato il delitto di mio padre”. Disposta perizia per i fidanzati

“Non ho istigato il delitto. Volevo bene a mio padre, non volevo la sua morte. Sono una vittima”. Daniela Tuda De Marco non è riuscita a trattenere le lacrime durante l’interrogatorio di ieri mattina davanti al sostituto procuratore Elena Guarino. Cinque ore sotto torchio. Cinque ore nel corso delle quali ha ripercorso quanto accaduto tra la sera del 18 febbraio ed il pomeriggio del 19 e, soprattutto, quei messaggi whatsapp che avrebbero fatto emergere una sua complicità nell’omicidio di Eugenio Tuda De Marco. La giovane, ancora visibilmente scossa,  ha respinto ogni accusa. “Amavo mio padre – ha riferito al pm – ed ora sono disperata perché l’ho perso”. Eppure quando fu ascoltata nell’immediatezza del delitto manifestò dubbi anche sulla reale paternità. Elemento, quest’ultimo, sul quale il pm non si sarebbe soffermato nel corso dell’interrogatorio di ieri. Del resto c’erano ben altri aspetti da verificare.  Parole d’affetto non sarebbero mancate anche nei confronti del fidanzato ma la giovane, difesa dall’avvocato Antonietta Cennamo, ha riferito di non essere a conoscenza di quanto accaduto all’interno dell’appartamento quel venerdì sera. Altro elemento pregnante della vicenda è quello relativo alle pressanti avance di Eugenio Tuda De Marco nei confronti del fidanzato. Dei numerosi ultimatum. Su quest’aspetto la ragazza avrebbe riferito di aver intuito l’interesse del padre nei confronti del fidanzato ma di sapere poc’altro. Il sostituto procuratore si è soffermato a lungo sul tenore dei messaggi inviati al ventunenne negli istanti successivi all’omicidio. La ragazza ha cercato di chiarire per quale motivo avrebbe risposto in quel modo ed anche il significato delle emoticon inviate al fidanzato. Daniela non avrebbe  chiarito del tutto la vicenda dell’appartamento di Eugenio Tuda De Marco ritrovato, sostanzialmente, pulito nonostante l’uomo sia stata colpito da diverse coltellate. In più di una circostanza ha ribadito di essere distrutta e che mai e poi mai avrebbe voluto ritrovarsi in una situazione simile: il padre deceduto ed il ragazzo che ama detenuto in carcere. Parte dell’interrogatorio è secretato (sarebbe emersi elementi di novità). Al termine del lungo interrogatorio il pubblico ministero Elena Guarino ha disposto una perizia pschiatrica su entrambi i giovani coinvolti nell’inchiesta. Luca Gentile risponde di omicidio volontario mentre la fidanzata, Daniela Tuda De Marco, di concorso morale in omicidio. Un ulteriore verificare per cercare di dare risposte ad un delitto che presenta ancora numerosi interrogativi. Venerdì 18 febbraio il delitto. Luca Gentile si reca dal padre della fidanzata per un chiarimento. "Non passa la nottata", riferisce alla fidanzata. Ma l'intento del ragazzo era solo quello di spaventare Eugenio Tura De Marco. Quest'ultimo, però, ha una reazione che Gentile non si aspettava e per difendersi colpisce ripetutamente l'uomo con un coltello che aveva con se. Decisivo un colpo al torace: Eugenio De Marco cade sul pavimento, Luca lascia velocemente l'appartamento e subito dopo scambia alcuni messaggi su whatsapp con la fidanzata. I carabinieri saranno informati soltanto il giorno dopo da Daniela Tuda De Marco. Il tempo, probabilmente, di parlare con i genitori di Luca Gentile e di rimettere a posto l'appartamento in un disperato tentativo di mascherare l'omicidio.