Non è stato creduto Passariello resta in carcere - Le Cronache
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Non è stato creduto Passariello resta in carcere

Non è stato creduto Passariello resta in carcere

Di Pina Ferro 

Non è stato creduto! Giuseppe Passariello resta in carcere. Il giudice per le indagini prelimi- nari del tribunale di Nocera Inferiore, Luigi Levita, a seguito di diverse ore di interrogatorio e altrettante di camera di consiglio ha deciso di con- validare la custodia cautelare presso la casa circondariale di Salerno, dove si trovava domenica sera. L’interrogatorio di garanzia a carico del 37enne Giuseppe Passariello, di Pagani e residente a Sant’Egidio, ha avuto inizio intorno alle 12,30 ed è terminato poco dopo le 16,30. In oltre quattro ore, il 37enne, assistito dall’av- vocato di fiducia Silvio Cala- brese, ha ribadito al giudice per le indagini preliminari Levita quanto già affermato sabato, quando per l’intera serata è stato sentito dal magistrato titolare dell’inchiesta Roberto Lenza. Dinanzi al Gip l’uomo accusato di aver maltrattato fino ad uccidere la figlioletta di otto mesi,ha respinto tutti gli addebito formulati a suo carico fin dal momento dell’iscrizione nel registro degli indagati. Si è difeso con tenacia. “Non ho ucciso Iolanda”. La sue parole non sono servite però a farlo uscire dal carcere né a far mutare il capo di imputazione a suo ca- rico. Non sono state ritenute credibili. Dunque, prende sempre più valore la versione dei fatti fornita dalla madre della piccolina. Immacolata Monti aveva raccontato agli investigatori che:”La situazione è cominciata o a degenerare quando è tornato dalla comunità. Ha ricominciato a maltrattare mia figlia ogni giorno. Mio marito prendeva mia figlia dalle guance con una sorta di pizzicotto e la sollevava in alto. Lei continuava a piangere e io non potevo protestare altrimenti mi avrebbe picchiato. Anche prima dei pizzicotti prendeva mia figlia in braccio e la stringeva forte al viso e strofinava il suo viso contro il suo, tanto da procu- rarle fuoriuscita d sangue. Nel pomeriggio ha dato acqua e frutta alla bambina e vedevo che mangiava e riusciva ad ingoiare, mi sono tranquillizzata anche se notavo sempre un forte gonfiore di colore viola sotto il collo. Verso le 3.30 mi sono svegliata per andare in bagno ma prima ho control- lato se stesse bene mi sono accorta che non respirava, era tutta gonfia in viso e aveva gli occhi chiusi, non ho sentito il battito del cuore. L’ ho rimessa nella culla e sono andata a chiamare mio marito, ho preso la bambina e l’ho portata in cucina, mio marito era sul divano e mi ha detto di non preoccuparmi, forse era in coma”. Poi la richiesta dell’intervento di un’ambulanza, la corsa all’”Umberto I” e l’atroce referto medico che i camici bian- chi sono stati costretti a stilare.