Nessun permesso premio per l’ex boss Pietro Montella - Le Cronache
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Nessun permesso premio per l’ex boss Pietro Montella

Nessun permesso premio per l’ex boss Pietro Montella
Ricorso respinto: nessun permesso premio in deroga e niente agevolazioni causa covid per Pietro Montella,  63enne che sta scontando una pena di quasi 20 anni di reclusione, per reati commessi nel ’94 come la rapina aggravata, il concorso in omicidio, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e porto e detenzione di armi: il tutto aggravato dal metodo mafioso perché ritenuto negli anni addietro legato alla frangia della Nuova Famiglia. Fu arrestato nel 2009 a Barcellona. La richiesta era stata rigettata dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna, con ordinanza, nonostante poi il periodo covid avesse fatto aprire le porte dei carcere a diversi detenuti. La Corte di Cassazione, quindi, ha confermato la misura del giudice felsineo decidendo che Montella non potrà beneficiare di nessun permesso. “Pietro Montella detenuto in espiazione di una pluralità di titoli di reato rilevanti essendo stato  condannato per gravi delitti il Tribunale di sorveglianza di Bologna escludeva che il 63enn potesse beneficiare dei permessi premio in deroga facendo corretta applicazione delle disposizioni, rispetto alle quali non assumono un rilievo derogatorio i permessi premio precedentemente concessi al detenuto e il riconoscimento della collaborazione”, scrive la Cassazione. “Né appaiono pertinenti i richiami  alla  disposizione che era stata introdotta dal legislatore italiano per fronteggiare l’emergenza pandemica e per consentire ai detenuti di beneficiare di permessi premio straordinari, accelerando il processo di reinserimento sociale del condannato che già beneficia di misure trattamentali extracarcerarie, atteso che tali richiami non tengono conto del bilanciamento, connaturato a tutte le misure alternative alla detenzione, tra le finalità rieducative della pena e le esigenze di difesa sociale, che assumono un rilievo preminente nelle ipotesi di elevata pericolosità sociale”, concludono i giudici ermellini-