Nel boudoir del “Divin Marchese” - Le Cronache
Spettacolo e Cultura lettura

Nel boudoir del “Divin Marchese”

Nel boudoir del “Divin Marchese”

Dal secolo dei lumi una lezione di metodi e filosofia dell’edonismo, restituendo dignità alla bisessualità, all’omosessualità e alla ricerca del piacere sia per l’uomo che per la donna

Di Luigi Palo (cavaliere)

E’ un libro “La filosofia nel boudoir, o I precettori immorali – Dialoghi destinati all’educazione delle giovani fanciulle”, del grande Marchese Donatien-Alphonse-François de Sade, che io da ragazzetto sono andato ad aprire per andare a leggere quelle fantasie sessuali dell’autore che non conoscono limiti e, forte delle esperienze personali, riesce a trasmettere ai protagonisti il desiderio di sperimentare ogni cosa capiti per la loro mente, fino a far pronunciare frasi del tipo: “… che nulla vada sprecato …” facendo ruotare tutto attorno ad un’ apoteosi libidica senza freni in un’esplosiva girandola di eventi, posizioni e scambi. Il libro che ho avuto tra le mani io poneva in due caratteri diversi le riflessioni filosofiche e le descrizioni delle azioni che avvenivano nel Boudoir ed io alla prima lettura, ho saltato a piè pari le lezioni filosofiche e di estetica. Ma il libro non è soltanto metodologia del piacere, è un dialogo drammatico-filosofico pubblicato nel 1795 in una Francia che aveva appena conosciuto la sua prima rivoluzione. Saint-Ange e Dolmancé si dedicano alla liberazione della vergine Eugénie dai moralismi che fino ad allora le sono stati inculcati, restituendo dignità alla bisessualità, all’omosessualità, oggi di grande attualità, e alla ricerca del piacere sia per l’uomo che per la donna, attraverso il libertinismo che veniva allora offerto come strumento di liberazione e difesa dal sistema di sfruttamento appena deposto e dalle sue armi morali. Il soggetto di Sade, nei pezzi in corsivo, ovvero nelle lezioni vere e proprie, non sembra affatto fuori dal tempo oggi, quando al malessere delle vittime di un Ancien Régime di fatto riemerso o mai tramontato vengono proposti i facili palliativi di un ritorno ad un medioevo misogino e omofobo, xenofobo e bigotto. La dedica è “Ai libertini” e s’apre con un «Voluttuosi di ogni età e sesso, dedico quest’opera a voi soli: nutritevi dei suoi principii, favoriranno le vostre passioni! E le passioni verso le quali certi freddi e piatti moralisti v’incutono terrore, sono in realtà gli unici mezzi che la natura mette a disposizione dell’uomo per raggiungere quanto essa si attende da lui. Obbedite soltanto a queste deliziose passioni! Vi condurranno senza dubbio alla felicità”.