«Necessaria riforma del diritto penale dell’ambiente» - Le Cronache
Extra

«Necessaria riforma del diritto penale dell’ambiente»

L’associazione Giuristi per l’Ambientein collaborazione con Greenpeace Onlus Gruppo locale di Salerno, con il patrocinio del Comune di Salerno, ha organizzato il “Corso di aggiornamento in Diritto per l’Ambiente per l’Avvocatura” giunto alla quinta edizione. Se ne parlerà domani a Salerno, in un ciclo di incontri sul territorio con esperti, docenti universitari, personalità istituzionali e politiche per approfondire i temi di e attualità legati al Diritto ambientale. L‘incontro si terrà  presso Villa Carrara dalle ore 16.00 alle ore 19.00. Tra i tanti partecipanti al dibattito: c’è anche l’avvocato Gianpiero Meo, membro del consiglio direttivo Greenpeace Italia onlus.
Siamo giunti alla 5° edizione di questo Convegno dedicato alla tutela dell’ambiente. Ce ne parla?
«E’ una edizione che stiamo propagandando come il lustro dell’ambiente. Una piccola “chicca salernitana”, frutto dell’impegno profuso in questi 5 anni. Per tale iniziativa abbiamo ricevuto grossi riconoscimenti da varie città d’Italia. Questi inviti ci riempiono di orgoglio, perché alla fine con circa 250 mila avvocati in Italia, con tanti corsi di formazione obbligatori, pochissimi si sono occupati di ambiente. C’è da dire che il codice dell’ambiente come dimensione è quasi il doppio di qualsiasi altro codice, e non esiste materia che non vada trattata. E’ quindi, ovvio che questo corso pur non avendo l’ardore di potere estinguere tutta la materia che è vastissima, dà attenzione ad un territorio bistrattato sotto tutti i punti di vista, un beneamato Sud privo di attenzione sugli aspetti del clima, degli assetti idrogeologici e degli investimenti. In questo contesto, si è ritenuto di informare  non solo l’avvocatura, ma i giovani, gli operatori e quanti sono sensibili all’ambiente.  Accolgo con interesse, che da un po’ di tempo l’ambiente sta diventando una chiave d’attenzione importante ed essenziale. Inoltre in qualità di membro del Consiglio direttivo di Greenpeace Italia Onlus mi  occupo di ambiente da oltre 30 anni, e sono contento di qualsiasi iniziativa rivolta al risparmio energetico, come l’utilizzo di lampadine. Sono problematiche che affrontiamo da anni, tanto che se ne parlava in un editoriale della rivista nazionale di Greenpeace risalente a 25 anni. In modo ironico e scherzoso dico: Chi la dura la vince»
L’ambiente come diritto collettivo in un contesto territoriale come quello campano…  
«Il concetto di ambiente non viene rispettato, forse per una scarsa informazione dei mass media che non prestano un’adeguata attenzione o sono attirati da altri argomenti altrettanto importanti. Il problema dei rifiuti in Italia e soprattutto in Campania, ha assunto negli ultimi anni proporzioni tali da diventare drammatiche. Basti pensare al caso dei rifiuti a Napoli che ha investito mezza Europa, portandoci alla triste attenzione di Paesi che adottano politiche energetiche efficaci. Poi, che dire della nostra Costiera Amalfitana, che nonostante sia protetta da ben tre leggi è stata sempre oggetto di scempio, con costruzioni abusive, pesca indiscriminata, intensiva, con installazione di gabbie galleggianti per l’allevamento, che hanno inquinato le acque e i fondali marini, mettendo in discussione anche la vocazione turistica delle località costiere. Ahimè, ci vuole tanta attenzione e tutela dell’ambiente».
Alla luce dei tanti disastri ambientali ed ecologici del nostro Paese, trova necessaria una riforma penale dell’ambiente, che tenga in debito conto le ragioni del progresso scientifico e tecnologico da una parte ed il rispetto dell’ambiente dall’altra?
«Ritengo che sia necessaria una riforma penale dell’ambiente equa, tanto che l’abbiamo inserita  nel programma del 6 dicembre, con l’argomento tra “Obbligatorietà dell’azione penale e ragioni della produzione.
Prevenire Taranto”, concorde con il Michelangelo Russo e Pm protagonista a Salerno di tantissime inchieste di fama ed importanza nazionale. Già un mese e mezzo fa, quando non era ancora scoppiata la «bomba mediatica» era per noi una convinzione specifica che fosse un disastro ambientale, con un terribile impatto su Taranto. Dell’Ilva come di Porto Marghera ne abbiamo parlato tanti anni fa, consapevoli che su questi grandi impianti, ci sono enormi interessi economici, ma anche la creazione di tanti posti di lavoro ed è per questo che sono sempre stati trattati con i “guanti gialli” dagli amministratori locali e nazionali anche con cospicui finanziamenti, come il gruppo Fiat, la più grande azienda italiana, che per 40/50 ha ricevuto tante risorse, per poi decidere di trasferire la produzione all’estero quando non gli andava più bene. Sull’ambiente, gli investimenti sono pochi o inesistenti, dando priorità alle multinazionali, come Ilva in nome del profitto e non di quello dei diritti alla salute. Ricordo la grande mobilitazione fatta tanti anni fa a Porto Marghera, per i 168 decessi per inquinamento industriale: una vera tragedia, di cui mi sono occupato del processo penale insieme a due colleghi. Nonostante le pene rigide ed esemplari del procuratore, vi fu la sentenza di assoluzione totale per strage e disastro ambientale contro imputati eccellenti della chimica italiana, cancellando morti, malattie, inquinamento e disastri. Ci si chiede perché ci siano norme leggere per certi reati. Mi spaventa questa Italia sopita, che si ribella di tanto in tanto, per dirla alla De Andrè…si indigna per poi “gettare la spugna con gran dignità”».