Navigator, il caso potrebbe finire in tribunale - Le Cronache
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Navigator, il caso potrebbe finire in tribunale

Navigator, il caso potrebbe finire in tribunale
Di Erika Noschese
Il caso navigator presto potrebbe finire in tribunale. Dopo il mancato accordo tra Anpal Servizi e Regione Campania, a causa della giunta regionale che di fatto non ha approvato la convenzione che definitiva le modalità di assistenza tecnica ai navigator, i vincitori di concorso hanno dato mandato all’avvocato Giorgio Fontana – professore universitario ordinario di Diritto del Lavoro  – di avviare, senza ulteriore indugio, l’iter legale in tutte le sedi opportune al fine di veder riconosciuto il diritto ad essere contrattualizzati, oltre che per il risarcimento di ogni danno subito (compensi non percepiti e altro ancora).
«L’iniziativa legale era stata sospesa in seguito alla sottoscrizione della nuova intesa siglata lo scorso 17 ottobre, ma oggi si è sempre più convinti che solo un’immediata azione legale sarà in grado, a questo punto, di sbloccare la situazione», hanno spiegato i navigator campani. Dopo aver superato nel giugno scorso una selezione nazionale funzionale all’attuazione della legge sul reddito di cittadinanza – a fronte del perpetrato ostracismo e dei ripetuti inadempimenti sinora riscontrati – i vincitori di concorso che avrebbero dovuto prestare assistenza ai percettori del Reddito di Cittadinanza sono amareggiati e delusi per il nuovo arresto ed è ormai chiaro che non si vuole dar seguito neanche alla seconda intesa sottoscritta, perdendo solo inutile tempo.
Tempo che avrebbe visto i navigator campani – unici in Italia a non essere stati contrattualizzati a causa della mancata sottoscrizione della convenzione con Anpal Servizi da parte della Regione Campania – utilmente impegnati al pari degli altri presso i centri per l’impiego a dar inizio alla fase due del reddito di cittadinanza.
«Da quattro mesi si è attesa la soluzione nella politica; purtroppo non è arrivata. Si prevedeva un contratto con 21 mesi di collaborazione dopo una selezione pubblica. Il tempo della politica è dunque finito – hanno poi aggiunto i navigator – A questo punto l’unica strada percorribile sembra essere quella della giustizia nelle sedi competenti. Sedi in cui sarà valutata anche la responsabilità personale di chi con la propria azione o omissione, in qualità di amministratore o dirigente,  potrà aver causato un danno erariale. Si ricorda, tra l’altro, che esporre un ente o una società pubblica, per un rifiuto illegittimo, a corrispondere somme ingenti, è fonte di responsabilità diretta e personale che coinvolge tutti coloro a cui sia imputabile una colpa grave».